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Turisti sempre più cafoni e ignoranti

I turisti che sfregiano il Colosseo, poi la maxi rissa a La Maddalena, quindi la tenda da 40 metri quadrati vicino a una riserva naturale: i turisti sono sempre più cafoni e ignoranti? È un problema di conoscenze e sensibilità, ma anche di offerta del territorio. E pure di multe

Una volta avevamo i turisti per caso. Ora abbiamo i turisti ignoranti. Sempre più cafoni, sempre più arroganti. Come quelli (forse russi) sbarcati col gommone in una caletta de La Maddalena, o quelli che hanno montato tanto di tenda da 40 metri quadrati in una spiaggia libera di Manduria, nei pressi di una riserva naturale. Sempre in quella zona, altro gazebo con tetto a piramide e barbecue. 

La maxi rissa dei turisti sulla spiaggia in Sardegna

Il bello è che se un tempo accadeva e si veniva a sapere solo in zona, ora lo sappiamo tutti. E così tutti abbiamo vista la maxi rissa tra i cafonauti e i bagnanti a La Maddalena, con intervento calciato in volo alla Bruce Lee.

E tutti abbiamo visto anche le immagini della 17enne svizzera mentre incide il suo nome sul Colosseo, preceduta qualche giorno prima dall’altro giovane personal trainer inglese, che lascia il suo nome – e quello della fidanzata – sul mattoncino di duemila anni fa (forse per essere sicuro che il suo amore durasse quanto l’Anfiteatro Flavio?).

Turisti più cafoni e pieni di rancore

Allora siamo tutti più cafoni? Sempre più ignoranti e inconsapevoli, e pronti a scatenarci con pugni e calci contro chi è più privilegiato di noi? «Di sicuro il contrasto sociale oggi è cresciuto, e si esprime anche con la violenza quando vediamo che qualcuno più privilegiato di noi, non rispetta le regole del vivere» dice il professor Paolo Giuntarelli, docente di Sociologia del turismo all’università di Roma Tor Vergata. «La nostra è una società del rancore, acuito sicuramente dallo sfoggio sui social. Un tempo avevamo un’aspettativa di crescita individuale, di risalita della scala sociale. Oggi possiamo solo sognarlo, invidiando gli altri». 

La vacanza conta solo se con tanto di selfie

Quanto all’ignoranza, è un dato di fatto: «Più che prepararci a una visita, leggendo e informandoci, oggi conta di più condividere la foto sui social. Insomma, non si gode più l’esperienza della vacanza, perché l’importante è portarsi a casa la foto, come un tempo era per la sabbia della spiaggia. Noi esistiamo solo se ci rappresentiamo. Insomma, se vado in vacanza e non pubblico, vale lo stesso?» se lo chiede .- e ce lo chiede – con ironia il professore. 

È giusto che il turismo sia per tutti?

Ma un’altra domanda dobbiamo farci, pensando per esempio a un’altra cafonaggine, quella della tik toker americana Nancy Jordan, che si lamenta degli scalini della Costiera Amalfitana e accusa di non essere stata avvisata. Quindi è giusto che il turismo sia per tutti? In effetti è diventato un bene di massa. «Non è sbagliato che tutti possano godere di capolavori e bellezze. È sbagliato però offrirli a tutti in modo generalizzato, nello stesso periodo, nello stesso modo e senza diversificare l’offerta» ci spiega il professore. «L’offerta di massa, tutta d’estate e preferibilmente a luglio e agosto, tutta dello stesso tipo, non riesce a cogliere le esigenze diverse e quindi mischia tutto: cafoni e non cafoni, turisti per caso e turisti meno per caso. Siamo in una società post materialista che richiede risposte ritagliate su misura. Invece continuiamo a proporre le nostre bellezze come 40 anni fa. Dovremmo invece destagionalizzare il turismo, cioè distribuire l’offerta su tutti i mesi dell’anno, proponendo diversi tipi di turismo: religioso, sportivo, di benessere, culturale. Poi andrebbe riorganizzato il sistema: non esistono solo le guide, ci sono anche gl accompagnatori di comunità, chi si occupa di enologia, chi di gastronomia. Dovremmo smetterla di difendere ciascuno la propria corporazione e pensare che, creando nicchie diverse, si attireranno turisti diversi. Forse meno cafoni e ignoranti».

Occorre comunicare le regole e dare le multe

Bisognerebbe però anche dare davvero le multe a chi non rispetta la regole. Anzi, dovremmo prima di tutto spiegare le regole a chi entra nel nostro Paese. «In Cina, appena metti piede in aeroporto, ti viene detto cosa puoi e cosa non puoi fare» dice il professor Giuntarelli. «In Italia sembra che sia lecito tutto, e che chi sgarra non venga neanche punito. Occorrono multe alte e certe». Ma questo va anche comunicato, va detto: così magari non accade che il papà della ragazzina svizzera si irriti se lei viene ripresa da un cellulare mentre incide il mattonino del Colosseo. «È una ragazza, lasciatela in pace!» avrebbe detto. Ma perché dovremmo? Cerchiamo piuttosto di trasformare questi episodi a nostro vantaggio, raccontando quello che non va fatto, e soprattutto perché. Quanti di questi turisti sanno cos’è il Colosseo? E quanti conoscono la Costiera Amalfitana se non per i selfie su Instagram? Quanti sanno che non puoi montare una tenda tipo seconda casa vicino a un’area naturale? Non è solo buon senso. Nell’era cafona occorre di più. «È il famoso “sistema”» conclude il docente. «Se scuola e formazione turistica fossero alleate, se chi lavora nei Comuni turistici fosse preparato, se i Comuni stessi comunicassero di più, i cafonauti e i vandali almeno non potrebbero dire che non lo sapevano».

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