

Ho davanti a me una foto di un neonato in braccio alla sua mamma. La vedete qui, sopra il titolo.
Il bimbo ha poche ore di vita eppure è in una tenda da campeggio sotto il sole in un campo profughi di Atene.
Me l’ha mandata Livio Senigalliesi, che è un grande fotografo. Negli anni ha documentato guerre e crisi umanitarie in alcuni tra i Paesi più difficili, a partire dalla ex Jugoslavia fino all’Iraq, il Congo, il Ruanda, il Kurdistan e tanti altri.
Un mese fa Livio è partito per un viaggio lungo la rotta balcanica percorsa dai migranti che fuggono dalla Siria, dall’Afghanistan e dai luoghi teatro di guerre e fame. Insieme al videoreporter Denis Vorobyov è andato a cercare le situazioni più estreme, quelle di cui quasi nessuno sa.
Come, per esempio, i campi di concentramento militarizzati di cui si ha paura a testimoniare ciò che accade dentro, dove migliaia di povere persone subiscono di tutto nella speranza di un futuro di libertà che forse non avranno mai.

O i bambini come quello ritratto nella foto che ho qui davanti a me sulla scrivania, che nascono in accampamenti di migliaia di disperati, in condizioni tremende, e che i genitori devono difendere dal freddo, dal caldo, dalla fame e anche dalle vipere, che Senigalliesi ha visto con i suoi occhi.

Parlare di migranti in questi tempi può essere difficile e impopolare. «Ma io sono partito proprio per documentare» mi racconta Livio al telefono «perché nessuno possa più dire: non lo sapevamo».

Ho seguito il viaggio di Senigalliesi su Facebook: “Inside the Balkan Route” si intitola il tragitto da Lesbos ad Atene, a Idomeni, alla Macedonia, alla Serbia fino a Belgrado.

Sulla pagina Facebook di Senigalliesi ci sono foto che, una volta viste, non si dimenticheranno più e che presto diventeranno un libro. E anche un documentario che verrà portato nelle scuole. Un racconto per immagini «che ho fatto con il cuore, perché è quello che bisogna usare per capire il fenomeno dell’immigrazione. Io sono un giornalista che documenta i conflitti e va tra i ragazzi a parlare di pace».
Che è qualcosa di meraviglioso, almeno secondo me.

Vedi anche









