Chiusa e timida in Un Professore, spericolata in Adorazione e inarrestabile in Maschi Veri. Sono solo i primi ruoli importanti per Alice Lupparelli, ma sono già entrati nel cuore degli amanti delle serie tv. E promettono una carriera caleidoscopica, e un talento che non passerà inosservato. Quando ci incontriamo manca ancora qualche giorno all’uscita di Maschi Veri, ma lei è già sul set della serie Rai con cui ha debuttato (per la terza stagione) e nel pieno del round di audizioni e provini che tutti gli attori conoscono bene. Di ansia ce n’è, a mille, ma di entusiasmo di più, come dimostra durante la nostra chiacchierata.
Intervista ad Alice Lupparelli, da Un Professore a Maschi Veri

Non fai in tempo a presentare una serie che sei già booked and busy su un altro set: come ci si sente?
«Bene, benissimo! Sono impegnatissima, con imprevisti vari e stanchezza, ma non mi lamento».
Partiamo con dei complimenti: in Adorazione sei stata tanto intensa che ho dovuto interrompere alcune scene. Com’è stato approcciarsi al ruolo di Elena e darle vita?
«Sì, è stato un ruolo decisamente pesante, ma davvero importante. Sono stata aiutata molto dalla produzione, che ci ha permesso di prepararci con l’aiuto di un coach. A me questa figura ha aiutato tantissimo, perché la cosa più difficile nel dare vita a Elena era rendere chiaro che avesse delle ferite relative a un passato misterioso, ma senza svelarle fino alla fine. Ricreare il suo dolore e il suo vissuto, interiorizzarlo, è stato il grosso del lavoro».
Elena appare quasi sempre in flashback in Adorazione, il suo personaggio è quasi simbolico. Anche in Maschi Veri hai un ruolo che fa riflettere, ma sei bella attiva. È una scelta fare ruoli così importanti a livello sociale?
«Ovviamente i lavori arrivano, anche un po’ per caso, ma accettarli e lavorare sui personaggi è una scelta consapevole! Mi sento molto fortunata a lavorare, anche in Un Professore (dove interpreta Viola, una ragazza disabile in carrozzina a rotelle, ndr), con temi importanti, che fanno riflettere prima di tutto me».
Elena ed Emma, maestre di tecnica (e un po’ di vita)

Ormai sei un volto dei teen drama, ma tu che adolescente sei stata?
«All’inizio molto timida, poi diciamo che all’inizio del liceo ho iniziato ad essere più ribelle. Ora mi sono calmata e mi sento a una via di mezzo. Faccio fatica a sentirmi all’altezza, però, e tendo ad ascoltare mille opinioni prima di esprimere la mia… Ecco perché a volte i personaggi mi aiutano tanto!»
E infatti i tuoi sono stati tutti ruoli con qualcosa da insegnare: tu da loro cos’hai imparato?
«Sicuramente da Emma di Maschi Veri ad essere più spigliata. Lei crede di avere le idee chiare su tutto, ha una personalità leader e si fa portavoce della voce di una generazione. Non ha paura di dire le cose come stanno, per quanto a 17 anni abbia ancora tanto da imparare, però essere liberi di esprimersi è importante per conoscersi meglio. E io da lei mi sento molto distante, quindi ho cercato di imparare il più possibile».
Questa sua sicurezza però la tradisce anche, è un monito?
«Ovviamente è anche un personaggio a suo modo comico, che deve far sorridere, però il suo finale fa riflettere. Per quanto si possa credere di sapere tutto, soprattutto a un’età come la sua, c’è sempre qualcosa da imparare. Ma il bello del suo personaggio è anche come accetti di cadere e rialzarsi, non è la macchietta di sé stessa ma una donna in evoluzione, mi è piaciuta tanto per questo».
E invece Elena cosa ti ha lasciato?
«Da Elena invece… Difficile rispondere! Forse mi ha aperto gli occhi su tutte le dinamiche tossiche che ignoriamo, anche nelle piccole cose. Mi ha insegnato l’importanza di non sminuire come mi sento e dar voce anche alle problematiche».

Ti è mai capitato di fare fatica a lasciarle sul set e portartele a casa?
«Tantissime volte! Questa sarà sicuramente una cosa con cui faticherò come attrice, pensa che da quando lavoro a Un Professore ho il sogno ricorrente di stare in carrozzina a rotelle».
E, in un qualche modo, tutti questi prodotti ruotano intorno a un concetto comune: il problema che abbiamo come società coi ruoli di genere, in particolare quelli legati al maschile. Tu cosa ne pensi?
«Sono felice di stare contribuendo all’agitazione delle coscienze di tutti, nella speranza che poi si arrivi ad un’educazione affettiva che inizi dall’infanzia, quello di cui abbiamo bisogno».
Alice Lupparelli, essere donna oggi

Abbiamo un ruolo anche noi in queste battaglie?
«Certo, vivendo le situazioni sulla nostra pelle siamo in grado di raccontarle meglio e spiegarle anche agli uomini che non sempre si rendono conto. Tutti quanti potremmo fare di più, ma mi sembra che stiamo andando nella direzione giusta».
L’industria del cinema è ancora un mondo che può essere difficile per le donne: tu come ti stai trovando?
«Tra le cose che noto maggiormente, posso dire che tradizionalmente la donna è stata molto sessualizzata, e oggi stiamo cercando di andare contro quell’immagine e rischiando a volte di esagerare. A livello di opportunità, però, non ho mai sentito molte differenze: c’è posto per tutti, ovviamente con una combinazione di talento, lavoro duro e fortuna. Per gli uomini solo una cosa mi sembra più facile: ottenere, a parimerito, maggiore successo. Ma credo si tratti soprattutto di un’abitudine del pubblico, non di vere e proprie scelte».
Un altro argomento centrale in tutte queste serie è l’amore, che porta con sé svariate complicazioni. Quali sono quelle che ti mettono in difficoltà?
«Una cosa con cui ho sempre avuto problemi è, una volta in una relazione, mantenere la mia identità, non perdermi nella coppia».