Erin Doom

Erin Doom e la rivincita del romance al Salone del Libro di Torino

Al Salone del Libro di Torino ci sarà, per la prima volta, una sezione interamente dedicata al genere che sta dominando le classifiche. A curarla non poteva essere che lei, l’autrice del bestseller Fabbricante di lacrime. Che qui ci spiega le ragioni di un tale successo (e smonta anche qualche pregiudizio)

Pensi al romance e subito ti viene in mente Erin Doom. Non solo perché è l’autrice di Fabbricante di lacrime (Salani), un bestseller che i sentimenti te li strappa dal cuore, e ora anche un film che strappa gli ascolti su Netflix (il più visto al mondo sulla piattaforma tra i titoli non in lingua inglese), ma anche perché Annalena Benini, la nuova direttrice del Salone del Libro di Torino al via il 9 maggio, le ha affidato la curatela di uno spazio per la prima volta tutto dedicato al genere “giovane” e “femminile” per eccellenza. Giovane, perché chi si nutre di narrativa romance fa parte per lo più della Generazione Zeta, così pare. Femminile, perché si è soliti accostare il romance alla narrativa cosiddetta rosa. Sarà davvero così? Confesso che trovo queste etichette un po’ riduttive e credo che sotto il cappello del romance possano stare tante e diverse sfumature dei sentimenti.

Fabbricante di lacrime- libro Salani

Il romance sarà una sezione nuova al Salone del libro di Torino

«Mi ha sorpreso la chiamata di Annalena Benini, è stato un onore» è la prima cosa che mi dice Erin Doom. «Quando è arrivata la proposta, ero appena uscita allo scoperto e quindi potevo confrontarmi con una realtà editoriale». Urge un piccolo rewind: Erin Doom, scrittrice che ha usato un nom de plume fin da quando nel 2017 ha pubblicato i primi due libri a puntate su Wattpad, ha svelato il suo nome, Matilde, e il suo volto a Che tempo che fa il 14 maggio 2023. Lì, forse, quel cambiamento già iniziato nella sua vita è arrivato al coronamento. «Il fatto che il romance sia ora riconosciuto in via ufficiale mi ha dato consapevolezza di quello che sto facendo e di quello che vorrei fare».

Fabbricante di lacrime-film

Cos’è il romance?

Ma cos’è il romance, in fondo?

«Io l’ho sempre inteso come la capacità di far sognare ed emozionare le persone attraverso le parole. Ma è spesso definito un genere per donne, superficiale e frivolo».

Offendendo donne e lettori…

«Appunto. Io però credo che non sia assolutamente così. Anzi. Purtroppo ha sempre avuto una considerazione intrisa di pregiudizi. Ma la nostra realtà editoriale sta dimostrando che è un genere da tenere d’occhio per l’incremento esponenziale che ha avuto nel nostro mercato. Basta vedere la classifica dei libri più venduti: ogni settimana ci sono sempre almeno tre romance».

Fabbricante di lacrime - film

Da esperta, ci spiega questo genere?

«All’interno del romance ci sono tante micro-categorie, tutte unite dalla capacità di farci vivere una realtà, anche molto lontana dalla nostra, che sa farci ridere, piangere, sentire. Il suo grande potere è proprio questo. C’è il dark, dove la relazione principale è controversa, lontana dalle aspettative della nostra società: sono amori proibiti con tematiche molto forti, e per questo a volte è molto criticato. Poi ci sono le commedie dove il romance viene vissuto in una maniera che fa sorridere, lieve ma non superficiale: è un alleggerimento del cuore che fa compagnia. Ora sta sbocciando il romantasy, il romance fantasy, soprattutto su TikTok con autori come Sarah J. Maas e libri come Fourth Wing o Shatter Me».

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Erin Doom e la sua passione per il romance

Lei come ci è arrivata?

«Nel romance, come nel fantasy che amo anche se non è il mio genere, si riesce a immedesimarsi e a usare l’immaginazione in un modo quasi salvifico. Mi spiego meglio: il romance – fosse anche il dark romance, che tu sai che non farà mai parte della tua vita – ti mette in dubbio, ti fa riflettere su certe cose. È una realtà “potenziale” di cui però ti senti partecipe. Io fin da bambina mi sono persa nella mia immaginazione. Sono sempre stata una persona emotiva e romantica in un certo senso, nonostante i miei libri non trattino di un amore tutto rose e fiori. Anzi! Ci sono molte difficoltà, e tematiche importanti: la ricerca della propria identità, il mostrarsi agli altri come si è, la scoperta dei sentimenti e del sesso… Alla fine si arriva sempre a un “dunque”, ma è il viaggio che conta, le emozioni che provi durante. Ed è questo il motivo per cui mi ci sono dedicata anche professionalmente».

Fabbricante di lacrime - film

Come ha iniziato a scriverne?

«Ho sempre scritto e disegnato, fin da bambina. Ma soltanto dopo la scuola ho realizzato che il mio lato sognante e tutte queste storie che mi portavo dentro potevo davvero metterli in pagina. È stata la scrittura che ha trovato me, non il contrario. Quando ho scoperto Wattpad, una piattaforma dove la gente poteva leggerti, mi è sembrato bellissimo, anche perché nessuno sapeva che scrivevo, nemmeno la mia famiglia. E grazie al nickname tutto rimaneva intimo e privato».

Com’è nato il fenomeno Erin Doom

E così è scoppiato il fenomeno.

«No, c’è voluto un po’. Si è svolto tutto con i giusti tempi. Però ancora adesso faccio fatica a capire cosa sta succedendo, perché per indole sono prudente, cerco di stare coi piedi per terra. Credo che nessun autore sia mai pronto a vedere un film tratto da un suo libro. Io non me lo sarei mai aspettata».

La scelta del nome Erin Doom da dove viene?

«Su Wattpad mi chiamavo Dreams Eater, “Mangia sogni”, perché mi piacciono molto le dicotomie tra un’accezione positiva e una negativa. Anche nei miei romanzi ci sono il lato crudo e quello  sognante. Ma quando ho pubblicato Fabbricante di lacrime non potevo avere un nickname, così ho scelto questo pseudonimo: Erin è un nome irlandese che mi è sempre piaciuto ed evoca la libertà, gli spazi aperti, la natura; Doom significa destino, ma anche condanna».

Fabbricante di lacrime - film

E poi perché ha deciso di rivelarsi?

«Ero terrorizzata quel giorno, anche se so che nel video non si vede. Credo molto nella privacy, per questo volevo rimanere anonima. Non mi sono rivelata perché volevo prendermi il successo: era già iniziato un anno prima, anzi quando è esploso mi sono ancor di più tirata indietro. Però nel contempo mi rendevo conto che c’erano tante cose belle che mi perdevo. Se fossi rimasta in anonimato non avrei potuto incontrare i lettori, andare alla première del film e ora organizzare una parte del Salone del Libro…».

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