C’è del magico in certi incontri. Così almeno pensa Tecla Insolia del suo con l’attrice e regista Valeria Golino, che l’ha scelta come protagonista della serie L’arte della gioia, dal 30 maggio al cinema e poi su Sky.

È la protagonista della serie L’arte della gioia

Tecla ha 20 anni, è cresciuta a Piombino in una famiglia siciliana e aveva iniziato a leggere il romanzo di Goliarda Sapienza senza sapere nulla dell’adattamento televisivo in cantiere. «Era così avvincente che ho iniziato a fantasticare di portarla, un giorno, sullo schermo» racconta. «E due settimane dopo sono stata contattata proprio per quel casting di cui non sapevo nulla». Tecla ha una storia originale quanto il suo nome. Da bambina, sentendola sempre cantare, i genitori la iscrivono a una scuola di canto. A 15 anni vince Sanremo Young e l’anno dopo è al Festival di Sanremo con il brano 8 marzo. Ha iniziato presto anche a recitare in serie (L’allieva 2) e film per la tv (La bambina che non voleva cantare di Costanza Quatriglio, sulla storia di Nada). E ora interpreta Modesta, la protagonista del romanzo di Goliarda Sapienza ambientato nei primi del ’900.

L'arte della gioia
Tecla Insolia è Modesta in L’arte della gioia / Ph. Paolo Ciriello

L’intervista a Tecla Insolia

Cosa l’ha affascinata della storia?
«Soprattutto il personaggio di Modesta, così spregiudicata. Una che non accetta la vita alla quale sembra destinata, vuole qualcosa di più grande».

Le sue origini siciliane l’hanno aiutata a immedesimarsi in Modesta?
«Sono cresciuta a Piombino, in Toscana, ma la Sicilia è casa, per me. I miei vengono dal siracusano, ho passato spesso l’estate lì, con zii e cugini che stanno a Solarino e Floridia. Quella del romanzo è una Sicilia anomala, Modesta cresce senza aver mai visto il mare».

È una storia di disobbedienza femminile. Per lei, che ha 20 anni, oggi quale sarebbe un atto di ribellione?
«Riuscire a essere se stesse, oggi, è già una conquista. Il mio atto di disobbedienza quotidiana è essere sincera e non pensare ai giudizi che potrebbero farmi cambiare. Mi hanno creato tante insicurezze nel mondo del canto, che conosco fin da piccola».

Tecla Insolia con Valeria Golino sul set della serie L'arte della gioia / ph. Paolo Ciriello
Tecla Insolia con Valeria Golino sul set della serie L’arte della gioia / Ph. Paolo Ciriello

Una carriera fra canto e recitazione

Eppure non le hanno impedito di esibirsi, anche al Festival di Sanremo.
«La paura non serve. Mai lasciarla lì, meglio sfidarla e fare cose che ti arricchiscono. Per me è un’immensa felicità aver lavorato con Valeria Golino: vederla creare, battersi per questo progetto, è fonte di ispirazione. Come stare con Jasmine Trinca e Valeria Bruni Tedeschi, belle persone oltre che grandi attrici».

Pensa di dividersi ancora tra canto e recitazione?
«Forse mi sento più a mio agio nella recitazione, perché ritrovarmi da piccola nel mondo musicale non è stato facile da gestire. Ho altri progetti di cui non posso ancora parlare: sto imparando sul campo, ma prima o poi mi piacerebbe frequentare una scuola per attori».

Il suo nome, Tecla, ha una storia?
«Mia madre ama i nomi originali, tutto qui. Durante il travaglio la aiutò una dottoressa di nome Tecla, per questo mi ha chiamata così. Ho due fratelli, Gioele e Santiago, di 18 e 7 anni. I miei hanno un negozio a Piombino, vendono porte, ma evidentemente in famiglia una vena creativa c’è: ora anche Gioele si sta avvicinando alla musica».