Donna con bilancia: se la dieta non funziona, è colpa del cervello. Soluzione: digiuno-terapia

Se la dieta non funziona a causa del cervello

Quando si vivono momenti stressanti può accadere che la dieta non funzioni: colpa del cervello. Hai mai provato la digiuno-terapia?

Hai cercato a metterti a dieta più volte senza risultati, in particolare in questo periodo dell’anno che segue le feste invernali. Nonostante l’impegno, spesso i risultati sono deludenti o inesistenti. E se fosse “colpa” del cervello?

Dieta e cervello

«Da alcuni decenni gli scienziati hanno dimostrato che il problema del sovrappeso dipende dal fatto che sia l’ipotalamo sia altre strutture cerebrali condizionano il soggetto a livello inconscio. Ci si ritrova, insomma, ad accumulare grasso per “difesa” nei confronti di stati d’animo negativi, specialmente paura, ansia, rabbia, depressione, delusione e lutti». A spiegarlo è Salvatore Simeone, medico specializzato nella medicina biologica e integrata, sostenitore del digiuno terapeutico e autore del libro Il digiuno felice – Il segreto per essere più belli e più sani (Edizioni Lswr). Qui ti spiega in cosa consiste.

Quando il cervello non fa funzionare la dieta

«Esistono alcune categorie di persone che, pur con sforzi enormi, spesso non riescono a dimagrire. Si tratta, ad esempio, di chi non si sente amato, di chi ha vissuto traumaticamente la fine di un rapporto affettivo o, comunque, vive una relazione molto conflittuale, oppure di chi è ansioso, ha provato gravi lutti, malattie, incidenti o di chi, da solo, assume farmaci che bloccano l’ipotalamo e il metabolismo – spiega Simeone – Rientrare in uno o più di questi gruppi significa avere un “blocco funzionale” dell’ipotalamo che impedisce di ottenere un facile dimagrimento, perché in tali condizioni la ghiandola si mette sulla difensiva e accumula grasso con facilità».

Quanto conta il cervello nella dieta

L’ipotalamo, dunque, giocherebbe un ruolo fondamentale. «Tra i tanti compiti che svolge ha anche quello di gestire il peso corporeo. Quando si vivono situazioni di lutto o si attraversano periodi negativi si mettono in moto meccanismi atavici. Per esempio, fin dall’antichità uno dei modi migliori per sopravvivere era far sì che si potesse disporre di una certa quantità di grasso di riserva, per poter affrontare eventuali carestie o situazioni pericolose – spiega il medico dietologo – Si tratta di processi inconsci, dei cui non ci si rende conto, ma che sono messi in atto anche oggi da molte persone che magari affrontano situazioni dolorose o problemi in famiglia, nel lavoro o di salute». Ma cosa c’entra la mente e come agisce concretamente l’ipotalamo?

L’azione del pancreas: insulina e glucagone

Uno dei meccanismi alla base del corretto consumo delle calorie ha a che fare con l’azione del pancreas, spiega Simeone: «Esiste un preconcetto negativo nei confronti dell’insulino-resistenza, vissuta come se fosse una malattia, ma che invece ha una sua valenza. Per dimagrire occorrerebbe rispettare l’alternanza dell’azione del pancreas, dettata dall’ipotalamo, nel rilascio di insulina e poi di glucagone, che sono due ormoni dall’effetto contrapposto – prosegue Simeone – Il primo trasforma gli zuccheri ingeriti in calore ed energia, e immagazzina quelli in eccesso. Il secondo, invece, scioglie i grassi di riserva, quelli che sono stati immagazzinati proprio grazie all’insulina. Un errore frequente è interrompere l’azione del glucagone, quindi di fatto impedire di bruciare le energie accumulate. Questo avviene smangiucchiando di frequente e non lasciando trascorrere un tempo sufficiente tra un pasto e l’altro», sottolinea il medico.

Evitare di mangiare di frequente e anche il chewing gum

Il consiglio dell’esperto, dunque, è di evitare continui spuntini tra i pasti principali: «Quando si mangia, per esempio facendo colazione alle 8, occorrono almeno un’ora e mezza o due perché l’insulina prodotta dal pancreas trasformi gli zuccheri in energia. È a quel punto che entra in gioco il glucagone, che serve a “consumare” le energie, sciogliendo i grassi. Ma se noi mangiamo alle 10, o anche solo mastichiamo un chewing gum, di fatto interrompiamo l’azione del glucagone con la conseguenza di non consumare adeguatamente le energie introdotte. Questo per ogni periodo che intercorre tra un pasto e l’altro: di fatto faccio risalire l’insulina e ingrasso», spiega Simeone.

Contare le calorie non serve

«I dati statistici parlano chiaramente: la quasi totalità delle persone che si sottopongono a una dieta riprende successivamente tutti i chili perduti e, spesso, anche di più. A questo punto ci si sente frustrati, demotivati e la salute continua a subire effetti negativi (cuore, vene, colesterolo, fegato, cellulite ecc.)», spiega Simeone. Ma allora come si dimagrisce? «Non occorrono diete drastiche. Basterebbe dare modo al nostro organismo di “purificarsi” periodicamente con un digiuno. Questo significa sia lasciar trascorrere il tempo necessario tra un pasto e l’altro, sia immaginare un periodo di digiuno periodico, anche solo di un giorno al mese».

Il digiuno un giorno al mese

Secondo la cosiddetta “digiuno-terapia”, anche un solo giorno al mese in cui saltare i pasti gioverebbe non solo alla linea, ma anche alla salute. «In riferimento alla gestione del peso, io consiglio spesso un giorno di digiuno al mese; qualcuno potrebbe dire che è poca cosa, ma si sbaglia di grosso», spiega Simeone, sottolineando come si possa ottenere un «dimagrimento medio che va da 1 a 2 kg, cioè 12 kg in un anno». «Nel giorno di digiuno si permette di dare tregua al corpo, di non essere occupato nel metabolizzare il cibo: è un vero detox, che prevede di limitarsi al consumo di liquidi, in particolare di acqua, anche sotto forma di tisane o thè verde, meglio se di alta montagna, a basso contenuto di sali», sottolinea Simeone.

A ciascuno il proprio digiuno

Anche in questo caso, però, occorrerebbe personalizzare il digiuno, tenendo conto delle variabili personali, dello stato emotivo della persona e anche della stagionalità. «Il digiuno, a seconda dei casi e sotto controllo medico, potrebbe essere esteso arrivando anche a un digiuno settimanale. Per esperienza, alla fine del periodo, chi lo segue ne può trovare giovamento anche in termini di ridotto diabete di tipo 2, ipertensione, o remissione di allergie e sfoghi cutanei», dice Simeone, che però sottolinea l’importanza di un controllo medico e di alcuni “consigli”.

Come non riprendere peso dopo il digiuno

Una delle maggiori criticità del digiuno segnalata dagli esperti riguarda proprio la fase successiva quando, riprendendo la normale alimentazione, si corre il rischio di riacquistare il peso perduto con la restrizione. «Occorre seguire alcuni accorgimenti. Il primo è un cambio di abitudini alimentari, naturalmente, accompagnato però dal rispetto dei periodi di pausa tra un pasto e l’altro, e dal consumo di molta acqua: nel nostro organismo ce n’è tra il 70/75% fino a oltre il 90%, a seconda dei testi scientifici ai quali si fa riferimento. È importante, quindi, idratarsi correttamente, meglio se con acque poco ricche di sali, appunto» conclude Simeone.

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