C’è gelosia e gelosia. Dopo che Elisabetta Gregoraci ha rivelato in un’intervista al Corriere della Sera di aver usato il dito dell’allora marito – Flavio Briatore – mentre dormiva per leggere i messaggi sul suo telefono, è lecito chiedersi se sia un sentimento “fisiologico”. Ma, soprattutto, se e quando possa essere sano, visti anche i gesti estremi nei numerosi casi di femminicidi. E poi, da dove nasce e come si può gestire? Sono molti gli interrogativi intorno a questa emozione che, secondo gli esperti, non riguarda solo le relazioni d’amore, ma anche quelle familiari e le amicizie. Soprattutto, non è una “prova d’amore”, ma può danneggiare i rapporti.

Da dove nasce la gelosia

«La gelosia nasce dalla paura di perdere ciò che si possiede». È questo il punto di partenza da cui tutto nasce, come spiega Davide Algeri, psicologo, psicoterapeuta e sessuologo, autore di Liberati dalla gelosia – Manuale pratico per uscire dalla morsa dell’amore possessivo (Dario Flaccovio Editore). Dopo anni di esperienza di lavoro con le coppie Algeri spiega: «Si tratta di un meccanismo evolutivo molto radicato nell’essere umano, è legato al timore dell’abbandono e della solitudine. Può manifestarsi nelle relazioni amorose, ma anche familiari o amicali».

La gelosia esiste da sempre

Come ricorda Algeri, questo sentimento esiste da sempre e la mitologia, la letteratura e le esperienze quotidiane di tutti noi lo testimoniano: «Ad esempio, la dea Era, moglie di Zeus, per ribellarsi al tradimento del marito sceglie di molestare le amanti del marito, per ingelosirlo». Un esempio di gelosia femminile, invece, è rappresentato da Fedra, figlia di Minosse, mentre Otello è uno dei simboli principali del personaggio geloso: «Oggi è possibile affermare quasi con certezza che, se non tutti, la maggior parte di noi ha sperimentato la gelosia almeno una volta nella vita».

Da dove nasce la gelosia

Per molti la gelosia si presenta «sotto forma di quel pizzico di tensione che alimenta il rapporto, mentre molti altri ne conoscono gli effetti negativi, frutto di esperienze che nascondono modelli relazionali poco maturi o che si sono consolidati in modo disfunzionale – spiega Algeri – Contrariamente a quanto si crede, comunque, non è una prova d’amore, e può danneggiare gravemente la relazione stessa. Questo sentimento, infatti, ha a che fare con le proprie insicurezze, con la paura dell’abbandono o del rifiuto, con la bassa autostima, con la tendenza a essere ansiosi, con l’instabilità emotiva, con i vissuti di dipendenza dal partner, con la possessività e con uno stile di attaccamento ansioso».

Tante forme di gelosia

Di gelosia, dunque, non ne esiste una sola: «C’è una forma di gelosia adattiva, per esempio, che può essere utile per proteggere le relazioni. Ma attenzione: spesso genera sofferenza e conflitti», spiega ancora l’esperto, che indica quando la gelosia passa dall’essere “naturale” a “patologica”: «È patologica quando iniziamo a cercare e a controllare telefoni ed email, con l’effetto che spesso si creeranno falsi sospetti che porteranno la nostra mente a trovare prove (non certe) che li confermeranno. Queste produrranno a loro volta nuove preoccupazioni che ci spingeranno a controllare il nostro partner e a monitorare i suoi movimenti sempre di più, rimanendo bloccati nel circolo vizioso della gelosia. Anche incolpare se stessi di non essere all’altezza è spesso una causa della gelosia: “non sono perfetto”, “gli altri sono meglio di me, per questo sono più interessanti”, “Io sbaglio sempre”, sono alcuni dei pensieri che spesso gravitano nella mente del geloso insicuro».

Come riconoscere i campanelli d’allarme

La gelosia, quindi, può diventare pericolosa. «Il controllo eccessivo, per esempio, dovrebbe essere considerato un campanello di allarme che indica che qualcosa non va nel rapporto, in particolare se si verifica frequentemente durante l’inizio delle relazioni. Diventa importante quindi osservare se è un comportamento che si ripete nei diversi rapporti di coppia o se risulta associato solo a una singola relazione. Nel primo caso infatti, potremmo essere di fronte a un problema che nasce dalla storia personale del geloso, nel secondo, invece, potrebbe essere un problema derivante dalla dinamica di coppia», sottolinea lo psicologo.

Cos’è il “flash di gelosia”

Come esistono diversi segnali della gelosia, che è importante saper riconoscere, è bene anche sapere che può capitare di vivere un “flash di gelosia”: «La gelosia spesso nasce da periodi di carenza affettiva e disconnessione emotiva dal partner ed è da questa condizione che può scatenarsi un “flash di gelosia”: è un’improvvisa immagine che fa sì che si creda di essere di fronte a un tradimento, vissuto come catastrofico e che provoca un’ondata di emozioni intense, unite a sintomi fisici dolorosi. Questo stato porta a interpretare in continuazione gesti normali come anomali, a sospetti e rimuginazioni, in cui anche piccoli segnali vengono letti come prove di infedeltà», come la descrive Algeri

Dalla gelosia si può “guarire”

In sostanza la persona gelosa «si trova a vivere così in un alternarsi di emozioni laceranti: vede il partner come minaccia e oggetto di desiderio allo stesso tempo, in un circolo vizioso che mina la relazione». Il pensiero, quindi, è a come uscire da questo tunnel. Secondo l’esperto si può, attraverso cinque strategie: riconoscere e “smascherare” le convinzioni errate che di base alimentano la gelosia; gestire sentimenti negativi come rabbia o ansia; razionalizzare la situazione; mettere in discussione i propri pensieri; vivere come se si fosse soli.

La gelosia non impedisce il tradimento

Per fare esempi concreti, «la gelosia può essere alimentata dall’idea che le relazioni passate del partner possono rappresentare una minaccia per il rapporto attuale. Ma chiedere all’altro di chiudersi in se stesso, potrebbe portare solo all’effetto contrario – osserva Algeri – è troppo semplicistico pensare che se stiamo addosso al partner avremo la certezza che questo non ci tradirà. Al contrario, rischiamo di creare il desiderio nell’altro di farlo, proprio perché gli stiamo creando un divieto e quindi la voglia di trasgredire».

Allontanare i pensieri negativi

Una strategia vincente, invece, potrebbe essere di allontanare i pensieri negativi che fanno da miccia alla gelosia: «Spesso sono involontari, ma un modo per allontanarli potrebbe essere di pensare con attenzione a cosa crea ansia e scriverlo, per esempio, su un foglio: può trattarsi di idee come “sicuramente mi tradirà”, “troverà qualcuno migliore di me” o “sono una nullità”. Una volta identificati, sarà più facile razionalizzarli e allontanarli, pensando che se è vero che può accadere ciò di cui hai paura, è anche vero che può accadere il contrario», ricorda il terapeuta.

Tutto e il suo contrario

Un altro consiglio è di «combattere i pensieri negativi applicando il criterio di falsificabilità di Popper, secondo cui affinché una teoria sia valida, deve essere dimostrato il contrario. In pratica bisognerebbe porsi domande come: qual è la prova oggettiva al 100% che dimostra che questo pensiero è vero? Esistono possibili spiegazioni alternative a ciò che sto pensando? Posso valutare questa situazione in termini più flessibili? Sto pensando in modo troppo rigido o esagerato, usando una logica bianco/nero, del tutto o niente? Questo modo di pensare mi serve? Rende la mia vita migliore?». Se la risposta è no, meglio scacciarli.

Impara a vivere come se fossi solo/a

Infine, l’esperto life coach suggerisce di cambiare visione: «Chi è geloso, idealmente vorrebbe passare il quotidiano costantemente con il proprio partner, anche se poi, a un certo punto, sente il bisogno di staccare. In generale, per vivere in maniera equilibrata una relazione, è fondamentale prima di tutto imparare a vivere da soli. Viceversa si vivrà il rapporto come un bambino che ha sempre bisogno di qualcuno che gli faccia le coccole». Il che non significa disinteressarsi all’altro, ma essere più distaccato/a quando e se l’altro risulterà assente».