Negli ultimi anni, si è osservato un significativo rafforzamento dei regimi autocratici in diverse aree del mondo. Un paradosso se si considera che molti di questi governi hanno ottenuto legittimità attraverso elezioni democratiche e il supporto popolare. Questo dato di fatto ha acceso i riflettori della comunità scientifica sul motivo per cui l’autoritarismo eserciti ancora un tale fascino su ampie fasce della popolazione.

Cos’è la predisposizione all’autoritarismo

Le spiegazioni di tipo psicologico si concentrano su una caratteristica ben definita: la predisposizione autoritaria. Concetto introdotto negli anni Cinquanta dal filosofo Theodor Adorno e da un team di psicologi, l’autoritarismo è stato descritto come una tendenza individuale alla sottomissione verso l’autorità, spesso accompagnata da avversione per il cambiamento e da atteggiamenti ostili verso i gruppi percepiti come esterni. È una visione del mondo che predilige l’ordine, la tradizione e la punizione per chi trasgredisce le norme ritenute fondamentali dalla propria comunità di appartenenza. Questo tipo di inclinazione ha implicazioni profonde, non solo per l’individuo ma per l’intera società. Ricerche precedenti hanno associato l’autoritarismo a posizioni ideologiche conservatrici, nazionaliste e religiose, a un maggiore militarismo e a una ridotta propensione a sostenere la democrazia. Per questo motivo, la psicologia si interroga da tempo sulle sue radici: si sviluppa nell’infanzia? È una risposta all’insicurezza? O forse è innescata da situazioni di pericolo reale?

La percezione della minaccia

Una delle ipotesi più consolidate è che le tendenze autoritarie siano collegate alla percezione della minaccia. Tuttavia, il tipo di minaccia che alimenta questo atteggiamento resta oggetto di dibattito: è una paura concreta o simbolica? Inoltre, la maggior parte degli studi sull’autoritarismo è stata condotta in contesti occidentali, lasciando aperta la questione della validità dei risultati in altre culture. E se l’autoritarismo non fosse solo un fenomeno della destra politica? Uno studio pubblicato nel 2025 da Lucian Conway III del Grove City College ha cercato di dare risposte a questi interrogativi. Si tratta del più ampio studio mai condotto su scala internazionale per indagare il rapporto tra minaccia percepita e preferenza per l’autocrazia. L’indagine ha coinvolto oltre 84mila persone in 59 Paesi diversi, raccogliendo dati su vari tipi di minacce percepite e sul livello di approvazione verso forme di governo autoritarie.

Le 5 categorie di minacce

I ricercatori hanno classificato le minacce in cinque categorie. La prima è quella personale o familiare, che prende in considerazione episodi concreti vissuti nel quotidiano, come la difficoltà ad accedere al cibo. La seconda riguarda la sicurezza del quartiere, valutata in base alla frequenza di eventi come furti o aggressioni. La terza si concentra sull’ambito politico, rilevando l’eventuale ostacolo alla partecipazione elettorale per i candidati dell’opposizione. Seguono poi la preoccupazione soggettiva per minacce future, come la perdita del lavoro, e infine una misura cumulativa che unisce tutte le precedenti. Parallelamente, i partecipanti hanno espresso il loro orientamento politico, la preferenza per forme di governo democratiche o autoritarie e alcune informazioni demografiche. L’obiettivo era verificare se l’esposizione o la paura delle minacce potesse spingere le persone, indipendentemente dalla loro ideologia, ad avvicinarsi a forme di potere più rigide e centralizzate.

I risultati della ricerca

I risultati parlano chiaro: ogni categoria di minaccia è correlata a un maggiore sostegno per l’autocrazia. Questo legame si è mantenuto anche quando si teneva conto dell’orientamento politico o del livello di estremismo ideologico. Tuttavia, sono emerse alcune differenze interessanti. Il collegamento tra percezione della minaccia e desiderio di un potere autoritario è più marcato nei Paesi occidentali e tra coloro che si identificano con la destra politica, anche se è presente (seppur in misura minore) anche tra gli elettori di sinistra. Nel campo della psicologia politica, è tradizione distinguere tra due tipi di minacce: quelle realistiche, legate a beni materiali, sicurezza fisica e benessere; e quelle simboliche, che riguardano valori, cultura e identità. Sebbene questo studio non abbia misurato direttamente le minacce simboliche, ha dimostrato che l’ansia per le minacce concrete è un indicatore forte di inclinazione autoritaria. Chi teme per la propria sicurezza, per la stabilità economica o per la giustizia politica è più propenso a preferire un governo forte, che prometta ordine e protezione.

I limiti dello studio sull’autoritarismo

Lo studio presenta però anche dei limiti. L’assenza di un approccio sperimentale e di dati raccolti nel lungo periodo impedisce di stabilire un nesso causale. Non è chiaro, cioè, se sia la percezione della minaccia a generare l’autoritarismo o se, al contrario, chi ha già una predisposizione autoritaria interpreti la realtà in modo più minaccioso. Nonostante questo, il lavoro di Conway consente alcune importanti riflessioni. In primo luogo, mostra che l’autoritarismo non è appannaggio esclusivo di un contesto o di un’ideologia politica. Il bisogno di protezione in situazioni di crisi può indurre persone con background diversi a guardare con favore a leader forti e regimi che restringono le libertà in nome della sicurezza. In secondo luogo, sottolinea come alcune società, in particolare quelle ricche, industrializzate e democratiche, siano particolarmente sensibili a questo meccanismo Infine, lo studio suggerisce che il crescente consenso verso forme di governo autocratico, osservato in varie parti del mondo, potrebbe non essere un’anomalia ma una risposta psicologica prevedibile in un’epoca segnata da instabilità economica, polarizzazione politica e sfide globali.