I numeri del disagio psicologico nei giovani sono preoccupanti: soprattutto con la pandemia e dopo l’emergenza Covid, le richieste di aiuto sono cresciute in modo esponenziale. Per questo la notizia della possibilità di una diagnosi precoce della depressione con un semplice esame del sangue, è stata accolta con speranza.
Le 9 “molecole spia” della depressione
Ad aprire la strada alla possibilità di individuare i primi segnali di depressione negli adolescenti è uno studio clinico della McGill University di Montréal, in Canada. I ricercatori hanno individuato 9 molecole che potrebbero essere marcatori biologici del disturbo. Si tratta di segmenti di micro-RNA, estratti con un prelievo di sangue da un dito, a un campione di 62 adolescenti. I segmenti erano presenti soltanto in 34 giovani ai quali era stata diagnosticata una depressione, proprio come accaduto in soggetti adulti sottoposti ad altri test.
La possibilità di una diagnosi precoce
Questa correlazione ha spinto i ricercatori ad affermare che la presenza nel sangue dei giovani delle 9 molecole in questione, confermerebbe l’esistenza di “processi biologici unici per gli adolescenti”: in concreto significa che si tratterebbe di marcatori veri e propri, in grado di intercettare il disagio in una fase iniziale, quando non sono ancora presenti i sintomi classici o le manifestazioni più note della depressione. Il fatto di poterli individuare tramite un semplice prelievo del sangue, inoltre, consentirebbe di effettuare analisi su larga scala e in modo molto semplice, minimamente invasivo.
Come riconoscere la depressione giovanile
«Durante l’adolescenza, i giovani spesso non hanno ancora gli strumenti interiori e le informazioni per riconoscere e comunicare ciò che stanno vivendo. Lo studio canadese, invece, sembra promettente, proprio perché potrebbe offrire uno strumento diagnostico tempestivo, prima dell’esordio vero e proprio: permetterebbe, infatti, una prevenzione primaria iniziando una psicoterapia psicoanalitica già nell’infanzia, da proseguire fino alla tarda adolescenza (24 anni). È noto, infatti, che questo tipo di intervento previene esordi più gravi e migliora l’andamento clinico», spiega Adelia Lucattini, psicoanalista Ordinario e psichiatra della Società Psicoanalitica Italiana componente dell’International Psychoanalytical Association.
Perché è importante riconoscere la depressione negli adolescenti
«La diagnosi precoce dei disturbi psicologici, compresa la depressione, è assolutamente cruciale, specie in adolescenza. Si tratta, infatti, di un periodo della vita in cui la mente è in pieno sviluppo e crescita, e il cervello si rimodella anche dal punto di vista neuro-psico-biologico. La comparsa di disturbi dell’umore ha sempre effetti profondi sulla crescita dei giovani e sulla qualità della loro vita. Intercettare precocemente le manifestazioni del disagio psichico consente di mettere in capo interventi mirati, psicoterapeutici individuali e familiari, se necessario anche farmacologici, prima che i sintomi si consolidino o che evolvano in forme più gravi o che cronicizzino», sottolinea Lucattini.
La depressione in aumento tra i giovani
La portata della scoperta, se confermata anche su un campione numericamente più significativo, viene ritenuta dai ricercatori molto importante, soprattutto alla luce dei numeri sul disagio mentale giovanile. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che 1 adolescente su 7 soffriva di depressione già nel 2021 e la tendenza è in costante aumento. In Italia si stima che ne soffra 1 ragazzo o ragazza su 4.
Il boom del disagio anche dopo la pandemia
Lucattini ricorda anche altri dati: «Uno studio pubblicato nel 2025 su The Lancet Psychiatry mostra che 1 adolescente su 5 nel mondo mostra sintomi clinici di depressione, con un incremento del 25% rispetto ai dati pre-pandemici. La fascia più colpita è tra i 14 e i 18 anni, con una prevalenza maggiore nelle ragazze – spiega l’esperta – Anche una recente ricerca pubblicata su JAMA Pediatrics (2025) indica che, nei Paesi ad alto reddito, tra il 20% e il 30% degli adolescenti ha manifestato sintomi depressivi persistenti nell’ultimo anno e in Italia i dati ISTAT del 2024 riportano che circa il 17% degli adolescenti ha avuto una qualche forma di disagio psicologico, in aumento rispetto agli anni precedenti». Da qui l’urgenza di nuovi strumenti di intervento precoce.
Perché aumenta la depressione adolescenziale
Isolamento e vulnerabilità individuali sono tra i fattori più importanti nell’insorgenza della depressione tra i giovani, ma non gli unici: «Una review pubblicata quest’anno su Frontiers in Psychiatry identifica vulnerabilità personali, condizioni ambientali e condizioni psicosociali come elementi importanti, ma anche isolamento e mancanza di supporto emotivo sono da sempre una delle cause di malattia mentale, insieme a traumi precoci (conflitti familiari, abusi, lutti o separazioni), pressione scolastica e aspettative di performance con aumento della competizione. Non dimentichiamo poi la drammatica disregolazione del sonno a causa di un uso massiccio e problematico dei social media, che può aumentare il confronto sociale negativo e il senso di inadeguatezza», spiega Lucattini.
Cresce la sensibilità per il benessere mentale
Se la pandemia, con l’isolamento forzato, la rottura delle routine e le paure che ha portato con sé ha sicuramente inciso molto, di contro è però anche aumentata l’attenzione nei confronti dei disagi psicologici, con una diminuzione del senso di stigma sociale per chi ne soffre: «Senz’altro si è assistito a una progressiva sensibilizzazione sulla depressione adolescenziale e un aumento dell’attenzione per il benessere. Un recente studio su The Lancet Child & Adolescent Health ha rilevato una maggiore facilità negli adolescenti a parlare del proprio disagio psicologico, grazie anche alla diminuzione dello stigma e dei pregiudizi sui disturbi psicologici e le malattie mentali», conferma la psichiatra e psicanalista.
Come si diagnostica il disagio psicologico nei giovani
Intercettare i primi sintomi resta fondamentale: «La diagnosi di depressione è sempre clinica, attraverso una serie di colloqui psicologici, psicoanalitici e se necessario anche psichiatrici. Se gli adolescenti sono piccoli (13-15 anni), il colloquio con i genitori è sempre necessario così come in caso di sintomi gravi anche per adolescenti più grandi (16-19 anni). Talvolta, soprattutto se legati a difficoltà scolastiche, i colloqui si associano a test psicodiagnostici sia per rilevare eventuali disturbi degli apprendimenti, sia per valutare una compresenza di disturbi depressivi, soprattutto in vista di una certificazione per la scuola. Anche in caso di depressione, infatti, è possibile attivare il Programma Didattico Personalizzato (legge sui BES)», conferma Lucattini.
I campanelli d’allarme
Occorre, però, prestare anche attenzione a possibili campanelli d’allarme: «Oltre alla sensazione di vuoto, profonda tristezza, demoralizzazione e isolamento, possono comparire insonnia, disturbi alimentari, calo del rendimento scolastico, irritabilità con litigi con gli amici e in famiglia, uso di alcool e altre droghe stupefacenti». Alcuni processi tipici dell’adolescenza, come le tensioni tra desiderio di autonomia e bisogno di dipendenza dai genitori, possono portare a comportamenti «impulsivi, ritiro sociale, apatia o somatizzazioni. Proprio per questo, è indispensabile interpretare i sintomi depressivi come espressione di un potenziale conflitto interiore», spiega l’esperta. Va quindi sempre distinto ciò che è “biologico” da spie di qualcosa di più serio.
Come aiutare i giovani con depressione
Passare poi dalla diagnosi alla cura richiede un’analisi personalizzata: «Si possono prevedere interventi di psicoterapia psicoanalitica individuale e, se necessario, una terapia farmacologica e una psicoterapia di supporto per i genitori. La famiglia, infatti, ha sempre un ruolo cruciale, come sostegno per i figli e “alleato” dei terapeuti. I genitori sono i primi interlocutori dei loro figli, per questo è importantissimo che parlino con loro e li ascoltino, che ritaglino un tempo “dedicato” dove i figli possano esprimersi e comunicare come si sentono, quello che sentono, anche se non sanno ancora come si chiama».
Il ruolo cruciale della famiglia
Non a caso Lucattini cita uno studio recente pubblicato su Lancet Psychiatry che dimostra come «gli interventi familiari riducono le ricadute, migliorano la compliance terapeutica e aiutano i genitori a riconoscere i segnali del disagio senza colpevolizzarsi. Ineludibile anche un intervento a scuola, dove gli adolescenti trascorrono la maggior parte della loro vita, e che ha un ruolo importante nella loro crescita, oltre a una potenzialità terapeutica».
Gli altri aiuti: dal bonus alle “cabine” telefoniche
Intanto, mentre è ancora disponibile il Bonus psicologo, aumentano le iniziative a supporto del benessere psicologico, di giovanissimi e adulti. A Milano, per esempio, sono comparse delle “cabine” dove poter ricevere una sessione gratuita di psicoterapia. I “confessionali” si trovano per ora in piazza Largo Foppa, ma non si tratta dell’unico servizio messo a disposizione in città, dove il Comune ha attivato uno sportello di ascolto (“AccogliMi”), che si aggiunge a quello presente su tutto il territorio nazionale e offerto da Telefono Amico. Anche la Croce Rossa ha attivato un numero di supporto psicologico gratuito (1520), in questo caso accessibile agli over 18, che risponde dal lunedì al sabato dalle 8 alle 20.