Le sigarette non fanno male solo ai polmoni, ma anche a ossa e articolazioni, con un forte nesso con malattie come artrite reumatoide e lupus. Forse non tutti lo sanno, ma i danni del fumo non si limitano ai tumori, anche se sono questi la causa principale delle morti legate alle sigarette. In Italia infatti ogni anno 90mila persone muoiono per gli effetti del fumo, quasi la metà per tumori. In Europa la cifra arriva a 700mila e nel mondo le sigarette sono la causa principale di malattie e decessi. Significa che la riduzione del fumo permetterebbe di salvare molte vite umane, oltre a ridurre i costi legati al tabagismo.

I danni delle sigarette: i tumori

I numeri parlano da soli, ma è la stessa Fondazione Veronesi a ricordarli, tramite Giulia Veronesi, direttore della Chirurgia Toracica dell’Ospedale San Raffaele di Milano e membro del Comitato di Lotta al Fumo di Fondazione Veronesi: «Il tabacco è responsabile di circa l’85% dei decessi per tumore del polmone, dei bronchi e della trachea. A fronte di questi danni, l’Italia è rimasta indietro nella politica di lotta al tabagismo nel panorama internazionale. Alzare le tasse sul tabacco significa prevenire malattie e decessi e liberare risorse utili per il Sistema Sanitario Nazionale».

I costi del fumo

Secondo Tobaccoatlas 2025, i costi diretti e indiretti dovuti al tabagismo in Italia ammontano a 24 miliardi di euro all’anno. Per questo e per limitare le patologie legate al fumo, anche nel nostro Paese si sta parlando da tempo di una supertassa che ne disincentivi il consumo. Un sondaggio condotto dalla Fondazione Veronesi in vista della Giornata senza fumo (31 maggio) indica che 6 italiani su 10 sarebbero favorevoli a portare il prezzo di un pacchetto sopra agli 11 euro, come già avviene in alcuni Paesi all’estero.

La super tassa contro il fumo: all’estero funziona

Si tratterebbe di un raddoppio, dal momento che il costo medio di un pacchetto da 20 sigarette è di poco superiore a 5 euro, contro i quasi 11 euro della Francia (8 anni fa era circa 5 euro) con la previsione di innalzarlo ulteriormente a 13 entro due anni. L’effetto disincentivo sarebbe garantito, come conferma proprio l’esempio d’Oltralpe, dove i fumatori under 18 sono scesi di circa il 10% tra il 2017 e il 2022. Anche in Irlanda fumare costa caro (più di 15 euro a pacchetto), mentre in Nuova Zelanda è vietata la vendita di tabacco a tutti i nati dopo il 2008, con l’obiettivo di diventare un paese smoke-free.

I danni del fumo e l’artrite reumatoide

Ma se i danni al sistema cardio-circolatorio e polmonare sono noti, può stupire che le sigarette facciano male anche a ossa e articolazioni. «Tra il 15% e il 35% delle nuove diagnosi di artrite reumatoide è riconducibile al tabacco ed il rischio di sviluppare il Lupus Eritematoso Sistemico aumenta del 50% nei fumatori rispetto ai non fumatori», spiega Andrea Doria, presidente della Società italiana di Reumatologia-SIR. Da qui monito degli specialistici: «Interrompere il consumo di tabacco significa agire in modo diretto sulla prevenzione e sul decorso di queste malattie», sottolinea Doria.

Il nesso tra fumo e artrite reumatoide

«Il caso dell’artrite reumatoide è il più eclatante. Si ritiene che tra il 15 e il 35% delle nuove diagnosi sia dovuto al tabacco; percentuale che sale fino al 50% tra i soggetti con predisposizione genetica alla malattia», sottolinea Doria. Il motivo è da ricondurre all’azione infiammatoria del fumo, che di fatto acuisce la risposta del sistema immunitario. L’artrite reumatoide, infatti, è una malattia autoimmune e le sigarette di fatto aumentano la reazione autoimmune, nello specifico a livello delle vie aeree superiori.

Lupus eritematoso e altre patologie legate anche al fumo

«Dopo l’artrite reumatoide, anche il lupus eritematoso sistemico (o LES) – prosegue l’esperto – è fortemente correlato con il consumo di tabacco: il rischio di sviluppare la malattia aumenta del 50% nei fumatori, soprattutto in chi è positivo agli anticorpi anti-DNA nativo. Oltre a indurre ossidazione, il fumo agisce alterando il DNA e facilitando la formazione di anticorpi diretti contro lo stesso DNA. Inoltre inibisce la fagocitosi, cioè quel processo che permetterebbe di eliminare proprio questi anticorpi». Ma l’elenco delle patologie correlate al fumo e connesse a ossa e articolazioni è lungo: «Artropatia da psoriasi, vasculiti (soprattutto associate all’anca), sclerodermia, alcune miopatie infiammatorie e osteoporosi».

Il fumo (anche passivo) e i danni alle ossa

«Il fumo, infatti, inibisce l’attività degli osteoblasti, cioè le cellule che servono a formare e rinforzare le ossa. Nello stesso tempo stimola l’attività degli osteoclasti, che invece riassorbono l’osso; l’effetto che si produce è, quindi, la riduzione della massa ossea, con la conseguenza di aumentare il rischio di fratture», chiarisce il presidente della Società italiana di Reumatologia-SIR, che aggiunge: «Il fumo passivo esercita su ossa e articolazioni gli stessi effetti (sopra descritti) di quello attivo».

Artrite reumatoide: poca prevenzione contro il fumo

Il fumo, dunque, stimola una risposta infiammatoria sistemica, dunque generale, e favorisce la produzione di autoanticorpi. In questo modo si altera la normale funzione del sistema immunitario «creando terreno fertile per l’insorgenza di patologie autoimmuni e croniche», sottolinea Doria, che però ammette: «Eppure, secondo un’indagine condotta a livello internazionale, gli effetti collaterali sono spesso sottostimati anche dagli specialisti, dato solo il 65% dei reumatologi fornisce ai propri pazienti consigli per smettere di fumare».

L’importanza della prevenzione fin da giovanissimi

L’obiettivo è agire soprattutto sui più giovani. Un sondaggio del Laboratorio di Epidemiologia dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ifc) indica come quasi la metà degli studenti (48%) ha provato le sigarette tradizionali almeno una volta nella vita, soprattutto tra le ragazze (51%). Il 30% dichiara di aver fumato nell’ultimo mese, specie al Sud e nelle Isole, in particolare in Sardegna e Calabria. Da qui l’appello anche dell’Associazione italiana di oncologia medica: «Al fumo di sigaretta si attribuisce circa il 40% delle diagnosi di cancro, che in Italia si stimano nell’ordine di 390.000 all’anno, oltre 1000 al giorno», fa sapere il presidente Francesco Perrone.