Sono pronti i decreti attuativi per il bonus donne, a sostegno delle lavoratrici con figli. Interessa chi è impiegata nel settore privato e ha come scopo l’assunzione del personale femminile a tempo indeterminato. Il sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha comunicato anche l’arrivo del decreto che sostiene anche i giovani lavoratori, che non abbiano ancora compiuto 35 anni. Qui trovi anche le altre misure che possono aiutare le famiglie, come il Bonus Nido.
Il Bonus donne 2025
Il contributo è rivolto ai datori di lavoro privati e prevede l’esonero dal versamento del 100% dei contributi previdenziali, fatta eccezione per premi e contributi Inail. L’obiettivo è incentivare l’assunzione di donne che non lavorano, con tre diverse tipologie di misure. Una riguarda chi è senza impiego da almeno 2 anni, a prescindere dal luogo di residenza. Una seconda è stata pensata per chi vive nelle Regioni cosiddette ZES, cioè Zone economiche speciali, che sono Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna. In questo caso è sufficiente una disoccupazione di 6 mesi. La terza categoria è composta da donne occupate nelle professioni o settori ad alta disparità occupazionale di genere, che sono indicate di anno in anno con decreto del Ministro del Lavoro, insieme a quello dell’Economia e delle Finanze.
I requisiti per l’incentivo
Come spiega l’Inps sul proprio portale, per accedere al Bonus il datore di lavoro deve presentare la domanda tramite il modulo online, disponibile dal 16 maggio 2025, tramite la pagina “Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo)”, seguendo le indicazioni riportate. Come chiarito a suo tempo da una circolare dell’Inps, devono essere le interessate a comunicare al proprio datore di lavoro la volontà di avvalersi dell’esonero contributivo. Come spiegato dall’Istituto di previdenza, nell’autodichiarazione deve essere indicato il numero dei figli a carico, con i rispettivi codici fiscali. Sarà poi compito del datore di lavoro inserire la dichiarazione nella denuncia retributiva, mentre l’Istituto di previdenza, una volta verificata l’esistenza del requisito, provvederà a rendere effettiva la pratica. La misura è valida per donne di qualunque età.
Bonus mamme lavoratrici
In questo caso, invece, il requisito è di essere madri lavoratrici. Come previsto dalla manovra finanziaria, la misura è stata rifinanziata rispetto allo scorso anno, con l’obiettivo di renderla strutturale. È stata, infatti, destinata a tutte le lavoratrici purché con un reddito massimo fino a 40.000 euro; avranno diritto al bonus coloro che hanno almeno 3 figli. Il bonus, poi, sarà erogato anche nel 2027 ma solo a chi ha almeno 3 figli (il più piccolo con meno di 18 anni), per dipendenti con contratto a tempo indeterminato ed escludendo il lavoro domestico.
Esoneri differenti in base al numero di figli
La misura, quindi, prevede un esonero totale dei contributi previdenziali per le madri di tre o più figli, fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, valido dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026. Questo esonero, che può arrivare fino a 3.000 euro annui, è applicabile solo alle lavoratrici con contratto dipendente a tempo indeterminato, escludendo i rapporti di lavoro domestico. Attenzione, però, perché anche per le madri con almeno due figli è previsto un contributo. In questo caso, la legge di bilancio 2025 ha previsto un parziale esonero contributivo per le lavoratrici. La condizione è che il reddito non superi i 40.000 euro annui. “Questo esonero – ha chiarito l’Inps in una circolare – sarà valido fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo” e non sarà cumulabile con altri esoneri.
Come funziona l’esonero
In concreto, la richiesta va inoltrata dal datore di lavoro all’Inps. Una volta inoltrata la richiesta, la lavoratrice e madre di almeno due figli, potrà vedersi esonerata dalla contribuzione di “Ivs” o “Fap”, a seconda che presti servizio rispettivamente nel settore privato o pubblico. Nel primo caso, infatti, non dovrà versare il contributo “Infortuni e Vecchiaia”, mentre nel secondo caso la voce è quella del “Fondo adeguamento pensioni”. Tradotti in numeri, significa avere una decontribuzione del 9,19%. Per le madri lavoratrici con tre o più figli la misura sarà valida fino al 31 dicembre 2026. Attenzione, però, ai requisiti: il figlio più giovane deve essere under 10 (18 anni per chi tre figli almeno). Non è prevista decontribuzione in caso di un solo figlio, neppure se disabile.
I requisiti e il bonus per le donne vittime di violenza
I requisiti, oltre al numero di figli, riguardano il tipo di lavoro: «L’esonero è riconosciuto alle lavoratrici con rapporto di lavoro a tempo indeterminato (escluso quello domestico) e nel limite massimo di 3.000 euro all’anno, suddiviso su base mensile», spiega la consulente. Il Governo ha introdotto un esonero del 100% dalla contribuzione previdenziale anche per le aziende del settore privato che assumano donne disoccupate che ricevano il reddito di libertà, nella misura massima di 8.000 euro all’anno», chiarisce ancora Casolo. Si applica, dunque, alle donne disoccupate, vittime di violenza e beneficiarie del reddito di libertà. «La finalità è favorire il percorso di uscita dalla violenza promuovendo l’inserimento nel mercato del lavoro delle donne senza lavoro, vittime di violenza», aggiunge Casolo, che commenta: «Purtroppo questo prodotto rischia di non essere efficace perché non si pubblicizza a dovere il reddito di libertà».
Il Bonus giovani
Insieme al decreto attuativo del Bonus mamme è stato messo a punto anche quello a sostegno dell’occupazione giovanile. Anche in questo caso i datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato giovani under 35 disoccupati o ai quali sia cambiato il contratto da determinato e indeterminato, possono contare sull’esonero dal versamento del 100% dei contributi previdenziali, fino a un massimo di 24 mesi. Un requisito è che si tratti di posizioni non dirigenziali e che l’esonero non superi i 500 euro al mese per ciascun dipendente. La cifra sale però a 650 euro se la sede di lavoro si trova in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria, Sardegna. In tutti i casi le domande vanno inoltrate dal datore di lavoro in via telematica all’Inps. Esistono, però, anche altri bonus per famiglie e donne.
Il bonus nido 2025
Il bonus asili nido, per esempio, è stato esteso anche al 2025 e alle famiglie con un solo figlio. La misura consiste nel rimborso delle rette per i bambini fino a 36 mesi, ma prevede due novità rispetto agli anni precedenti. L’importo massimo arriva fino a 3.600 euro e l’incentivo è usufruibile anche per i nuclei con un solo figlio e se non c’è già un altro figlio under 10. Con una circolare operativa, a marzo l’Inps ha precisato i requisiti e le istruzioni per ottenere il contributo, di cui fare richiesta online sull’apposita pagina internet. Con la legge di Bilancio 2025 il contributo – che serve a coprire parte delle spese per gli asili nido e per supportare le famiglie con figli affetti da gravi patologie croniche – è stato innalzato nel suo tetto massimo e diversificato in base alla situazione economica.
Gli importi del bonus nido 2025
Quest’anno, infatti, l’importo massimo rimborsabile arriva a 3.600 euro annui per le famiglie con figli nati dal 1° gennaio 2024 e ISEE fino a 40.000 euro. Diversamente dal passato, la misura viene erogata a prescindere dalla presenza di almeno un figlio di età inferiore ai dieci anni. Per le altre fasce l’assegno varia a seconda dell’ISSE: è pari a 3.000 euro annui fino a 25.000 euro di redditi; a 2.500 euro per Isee da 25.001 a 40.000 euro; 1.500 euro annui, per Isee oltre 40.000 euro. Attenzione: dal momento che l’importo si somma agli altri benefici fiscali, viene meno l’assegno unico universale.
Bonus utilizzabile per nido e baby sitter
Anche se il bonus è stato pensato principalmente per calmierare il costo degli asilo nido – pubblici e privati autorizzati – può essere utilizzato anche per un supporto a domicilio, come nel caso di baby sitter, per bambini con gravi patologie croniche che non possono frequentare l’asilo. Come spiega l’Inps, le domande possono essere presentate esclusivamente online attraverso il portale dell’Istituto, autenticandosi con la propria identità digitale, Spid o Carta d’identità elettronica, o attraverso un patronato. Occorre allegare la documentazione necessaria, quindi le ricevute/fatture delle rette pagate. Per chi presenta domanda per il supporto a domicilio, è richiesta anche l’attestazione del pediatra all’impossibilità a frequentare il nido.