I nanomateriali presenti nei prodotti per la pulizia domestica potrebbero contribuire a una nuova forma di inquinamento dell’aria all’interno delle nostre abitazioni. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment e messo in atto dal Dipartimento di Scienze Ambientali presso la Rutgers School of Environmental and Biological Sciences nel New Jersey.
Quale impatto sulla salute?
Microparticelle, spesso costituite da argento, rame e zinco, sono ampiamente utilizzate in una vasta gamma di prodotti domestici tra cui detergenti, disinfettanti e lacche per capelli. Queste si comportano in modo molto diverso rispetto ai metalli quando sono presenti “alla rinfusa”: possono ad esempio essere più magnetiche, condurre meglio calore ed elettricità o più reattive chimicamente. Ma il problema è che potrebbero anche essere più tossiche, sollevando interrogativi sul loro impatto sulla salute umana.
Nanomateriali, i bambini più a rischio
“C’è una conoscenza molto limitata del potenziale di esposizione alle nanoparticelle provenienti da prodotti di consumo e dei conseguenti effetti sulla salute” spiega Gediminas Mainelis, professore presso il Dipartimento di Scienze Ambientali della Rutgers School of Environmental and Biological Sciences.
Siamo tutti più o meno consapevoli dei potenziali rischi associati all’inalazione dei prodotti per la pulizia mentre li spruzziamo, ma il nuovo studio ha dimostrato che i nanomateriali dei detergenti possono risospendersi nell’aria molto tempo dopo essersi depositati.
“Abbiamo scoperto che se un adulto sta camminando in una stanza e calpesta alcune particelle depositate, queste verranno risospese nell’aria e saliranno fino alla ‘zona di respirazione‘”, spiega Mainelis. “Un bambino che gioca sul pavimento ne inala ancora di più, perché le concentrazioni di particelle sono maggiori più vicino al suolo”.
Lo studio e i risultati della ricerca
Per arrivare ai risultati, i ricercatori hanno costruito una camera chiusa e climatizzata, dotata sia di moquette che di pavimento in PVC. Hanno quindi spruzzato nell’aria sette prodotti contenenti queste nanoparticelle metalliche permettendo loro di depositarsi. Sono quindi entrati nella stanza indossando tute protettive e respiratori per misurare quante nanoparticelle sono state rilasciate nuovamente nell’aria. Hanno anche utilizzato piccoli robot per simulare le azioni di un bambino.
I sette prodotti testati includevano “un deodorante per scarpe, un detergente per superfici e un idrolato di supporto del sistema immunitario tutti a base d’argento; due protettivi per la pelle e un prodotto di difesa del sistema immunitario a base di zinco; un tonico per la pelle a base di rame”.
Non solo i risultati hanno mostrato la risospensione di queste particelle nella “zona di respirazione”, ma hanno evidenziato che la pavimentazione in moquette rilasciava una concentrazione significativamente più elevata di queste particelle rispetto al PVC.
“Nel complesso, questo lavoro potrebbe aiutarci a supportare studi futuri sulla riduzione dell’esposizione umana”, ha affermato Mainelis. “Potremo utilizzare i dati risultanti dalla ricerca per ridurre al minimo le nostre esposizioni, in questo caso ai vari nanomateriali.”