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Cameraman licenziato per molestie: ha violato il codice etico

Un cameraman è stato licenziato da Mediaset perché avrebbe molestato alcune stagiste: un comportamento in violazione del codice etico aziendale, strumento di cui molte aziende si dotano. Cos'è e come funziona

Il caso Mediaset: licenziamento per violazione del codice etico

Un cameraman è stato licenziato da Mediaset perché, secondo l’azienda, avrebbe molestato alcune ragazze che stavano facendo uno stage. La Repubblica riporta che le ragazze hanno parlato di attenzioni sconvenienti: il cameraman avrebbe detto loro frasi come «Mamma mia, hai degli occhi incredibili». Oppure: «È fortunato il tuo ragazzo, hai proprio un curriculum completo, non ti manca niente».

Licenziato per violazione del codice etico

Una delle ragazze – prosegue La Repubblica – ha raccontato che il cameraman le avrebbe anche toccato spalle, braccia e gomiti. E che un’altra volta avrebbe poggiato le mani sulle sue e le avrebbe massaggiato la schiena all’altezza del reggiseno. Mediaset lo ha licenziato per violazione del codice etico. Un caso che, oltretutto, ricorda molto quello di Andrea Giambruno, che invece è stato reintegrato in azienda. 

Cos’è il codice etico 

Il codice etico quindi è uno strumento vincolante, sia per il datore di lavoro che per il lavoratore. Non solo: lo è anche per i fornitori, come spiega Sirra Arnoldi, Legal & Corporate Affairs Director di Randstad. «Il codice etico contiene l’insieme dei valori e dei principi etici che una azienda riconosce, accetta e condivide, e l’insieme delle responsabilità etico-sociali che assume verso i propri stakeholder interni e esterni (inclusi quindi collaboratori, clienti e fornitori). Allo stesso modo gli stakeholder interni ed esterni sono tenuti a rispettare il codice etico della società con cui lavorano, collaborano o intrattengono rapporti commerciali».

Il codice etico non è obbligatorio per legge

Le aziende non sono tenute per legge a dotarsi di questo strumento ma molte ce l’hanno, soprattutto quelle di grandi dimensioni e le multinazionali, molto attente alla reputazione. «Nel codice etico sono contenuti, tra gli altri, principi quali uguaglianza, equità, trasparenza, imparzialità e non discriminazione, tutela della persona e della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Uno dei diritti fondamentali garantiti nel codice etico è quello per cui ogni persona ha diritto a lavorare in un ambiente privo di molestie di ogni genere, che violino la dignità della persona o creino un ambiente di lavoro intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo, ivi incluso qualsiasi atto di violenza sessuale» prosegue l’esperta.   

Se non rispetti i codice etico puoi essere licenziato

Quanto è vincolante il codice etico? «Una recente sentenza della Cassazione (26 settembre 2023, n. 27363) ha dichiarato legittimo il licenziamento in un caso specifico, quello di un responsabile del personale licenziato per aver dato una “pacca sul sedere” a una collega e aver espresso commenti inappropriati su un’altra» spiega l’avvocata Claudia Rabellino Becce.« In questo caso, i giudici hanno sottolineato come il comportamento del lavoratore avesse compromesso l’assetto all’interno dell’ambiente lavorativo, influenzando negativamente anche le dinamiche gerarchiche. In quel caso, erano ben manifeste l’offensività e la gravità della condotta, gravità che obbliga il datore di lavoro a intervenire in base all’art 2087 del Codice civile, che prevede che l’imprenditore sia tenuto ad adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti». Insomma, al di là del codice etico, anche il codice civile disciplina l’equità, la parità e la dignità dei rapporti tra le persone nei luoghi di lavoro.

Si tratta di licenziamento per giusta causa 

La violazione del codice etico rientra nel licenziamento per giusta causa, «quei comportamenti cioè che per la loro gravità rendono impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro» prosegue l’avvocata. «Nel caso del cameraman, non abbiamo elementi per fare valutazioni approfondite. Certo è che, se la condotta illecita c’è stata, come si è verificato nel caso Giambruno, è sufficiente a intaccare la reputazione aziendale, quell’insieme di valori tutelati proprio dal codice etico».

Il caso dei video ancora online 

Oltre alla reputazione aziendale, c’è però anche quella delle vittime delle molestie. Nel caso Giambruno, i video con le famose battute e le volgarità dei fuorionda sono ancora ben visibili sul sito di Striscia la notizia. Le colleghe quindi sono esposte a una vittimizzazione secondaria continua, aspetto su cui si sofferma l’avvocato difensore del cameraman nel suo atto, ripreso da La Repubblica: «I video sono ancora ben pubblicizzati sul sito di “Striscia la notizia”. Una circostanza che deve far supporre come Mediaset ritenga tale vicenda, e i rispettivi filmati, non in contrasto con il proprio codice etico, che nella lettera di licenziamento del ricorrente assumeva viceversa centrale importanza». E ancora: «Si deve presumere come Mediaset ritenga tale vicenda e i rispettivi video non lesivi della reputazione aziendale, nonostante nel caso relativo al licenziamento del ricorrente, il gruppo giunse a opposte e ben diverse valutazioni». Ovvero: perché Mediaset si appella alla violazione del codice etico, licenziando il cameraman, ma non rimuove i video dal suo sito, che palesemente violano il codice stesso? 

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