Leoni marini

Aviaria in Argentina, è strage di leoni marini. Le autorità: “Non andate in spiaggia”

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L'influenza aviaria colpisce anche l'Argentina, sulle cui spiagge è strage di leoni marini. Il virus è arrivato persino ai mammiferi e preoccupa l'ipotesi di un possibile salto verso l'uomo

Dalla Siberia al Sud America, foche e leoni marini muoiono in massa a causa dell’influenza aviaria. Dopo l’ultimo grande ritrovamento sull’isola di Tyuleniy, conosciuta non a caso come l’isola delle foche, è strage di leoni marini in Argentina e la causa, anche questa volta, è dell’aviaria. Le autorità locali lanciano un allarme: ecco cosa sta succedendo.

Strage di leoni marini in Argentina: l’aviaria fa paura

Sono gli uccelli selvatici le principali vittime dell’influenza aviaria, ma non gli unici. Nel frattempo il virus è mutato e ha raggiunto persino i mammiferi, con conseguente preoccupazione per un possibile salto verso l’essere umano. Particolare allerta in Europa e nel resto del mondo, dove il monitoraggio dei casi è meno preciso.

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I mammiferi marini sono tra gli animali più esposti al rischio di contrarre il virus, in quanto maggiormente in contatto con uccelli migratori malati. Confermata la morte per causa di aviaria dei leoni marini ritrovati in Patagonia. Temendo fortemente la zoonosi, le autorità argentine hanno chiesto ai cittadini e ai turisti di «evitare le spiagge dove sono stati segnalati casi». È evidente quindi che la nuova variante di H5N1 si caratterizzi per un’alta patogenicità e il virus intanto è diventato epidemico.

Non è chiaro però il numero esatto di esemplari morti finora. Migliaia di carcasse di uccelli si accumulano lungo le coste di tutto il Sud America. La situazione peggiore si registra in Cile, dove tra febbraio e luglio si contano 16.310 leoni marini morti, oltre a 2.493 pinguini di Humboldt, 34 lontre, 27 focene, 17 delfini cileni e una lontra australe. Nelle ultime settimane cresce l’allarme anche nella vicina Argentina, con numerosi mammiferi ritrovati senza vita a Buenos Aires, Santa Cruz, Rio Negro e Chubut. Il primo allarme è scattato a inizio agosto a Rio Grande, nella Terra del Fuoco, dove a poca distanza sono stati ritrovati ben 21 leoni marini ormai privi di vita.

Allarme per l’uomo?

Gli esperti fanno sapere che non esiste una cura veterinaria per aiutare gli animali malati e prevenire la diffusione del virus. In particolare, il timore più grande è che la malattia – ormai mutata – possa trasmettersi facilmente all’essere umano.

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In una nota l’Oms spiega: «Alcuni mammiferi potrebbero fungere da vasi di miscelazione per i virus dell’influenza». Conseguentemente, non si esclude la «comparsa di nuove varianti che potrebbero essere più dannose per gli animali e per gli esseri umani». Il consiglio dell’Efsa, inoltre, è di tenere «cani sempre al guinzaglio e gatti chiusi in casa» in tutte le zone in cui è stato segnalato un focolaio.

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