«Magro è bello» sembra essere il messaggio lanciato da TikTok nelle ultime settimane. Perché, anche se abbiamo stabilito che non dovremmo più parlare di prova costume, per alleggerirci del carico di performatività che si trascina dietro, non abbiamo smesso di desiderare di essere al meglio della nostra forma fisica in vista delle vacanze. E vale per tutti, anche per gli uomini.
TikTok detta la nuova (anzi, vecchia) perfezione: l’estetica “skinny” degli Hedi Boys
Lo dimostra, per le donne, il boom di #Skinnytok, l’hashtag viralissimo nei mesi scorsi e ora bloccato dallo stesso TikTok a causa dei messaggi malsani e fuorvianti sul dimagrimento. E, per gli uomini, il successo sulla stessa piattaforma degli Hedi Boys: ragazzi che vestono secondo i dettami dell’estetica di Hedi Slimane, ex direttore creativo di Saint Laurent e Celine. Jeans skinny, giacche asciutte e biker boots sono gli ingredienti principali del loro stile, conditi da fisicità sottili e androgine. Insomma, l’opposto dell’Adone muscoloso e scolpito. E il fatto che la routine mattutina del cantante britannico Ed Sheeran, con tanto di Pilates, sia virale sui social è la conferma: l’aspetto del corpo maschile ci interessa sempre di più.
Bikini blues: quando l’ansia da prova costume è maschile
No. L’ansia da prova costume, oggi, non è un’esclusiva femminile, ma è anche maschile. «Gli uomini non sono esenti dal bikini blues, ovvero dai sentimenti negativi che si possono provare quando ci scopriamo per andare in spiaggia. Anche loro scelgono di aderire o conformarsi ai modelli estetici dominanti. Soltanto che se ne parla molto di meno» spiega Cristina Cassese, antropologa culturale, docente, creatrice del podcast Nomadismo Professionale e autrice di Il bello che piace. Antropologia del corpo in 10 oggetti (Enrico Damiani Editore). Uomini e donne si trovano a condividere sempre di più il peso del «capitale simbolico della bellezza» e lo conferma anche il mercato cosmetico. Tradizionalmente rivolto soprattutto al mondo femminile, da qualche anno ha “preso di mira” anche gli uomini. E la tendenza è destinata a crescere:
secondo Euromonitor International, istituto di ricerca britannico, il settore della cura della pelle maschile varrà 5,29 miliardi di dollari a livello globale entro il 2027, con un aumento del 18,4% rispetto al 2022.
Dalla nascita dei social alla pressione costante: l’evoluzione dell’estetica maschile
Ma questo fardello gli uomini l’hanno sempre avuto? Risponde Alice Avallone, antropologa digitale, trend forecaster e insegnante di Data Humanism alla Scuola Holden: «Fino a un decennio fa la rappresentazione dell’estetica maschile era più semplice: l’uomo sportivo indossava la felpa, quello elegante giacca e cravatta. Le riviste maschili proponevano dei modelli che sembravano scolpiti nella pietra, però la cura di sé era di nicchia. Tra il 2008 e il 2012, con l’arrivo di Instagram e altri social come Tumblr e Pinterest, anche l’idea di mascolinità ha iniziato a cambiare. Chiunque poteva pubblicare un selfie o una foto dell’outfit del giorno. Ma gli uomini erano piuttosto timidi: la condivisione della propria immagine poteva essere tacciata di esibizionismo. Poi qualcuno si è fatto avanti: i primi blogger di moda maschile, i personal trainer con corpi scolpiti che postavano i loro allenamenti…».
Lentamente, un menu di immagini impeccabili ha cominciato a infestare le pagine dei social, e così anche per gli uomini è arrivata l’ansia da prestazione
I modelli maschili che confondono e stancano
Il crescente interesse per l’aspetto maschile è dimostrato anche dagli innumerevoli trend che si susseguono su TikTok. «Negli ultimi 2 anni la piattaforma sembra un luna park di estetiche: dalla “dark academia” fatta di palette scure e giacche classiche al “techwear” futuristico, fino al “normcore” che va di moda proprio perché sembra “normale”. Sui social ognuno può creare il proprio moodboard» aggiunge Avallone. Ecco quindi che il copione si ripete e gli uomini si sentono sovraccaricati da un ventaglio di modelli che dicono loro come dovrebbero essere. Al pari delle donne.
«Se fino a qualche decennio fa erano più autonomi nelle loro scelte estetiche, ora i loro corpi sono sotto la lente di ingrandimento. Così anche loro possono soffrire di “dispercezione corporea”: è la tendenza a pensare al proprio corpo in maniera costante, non tanto per ciò che è o per quello che sentiamo noi, ma per come lo percepiscono gli altri. Questo chiaramente provoca una distorsione del loro modo di guardarsi» spiega Cristina Cassese.
L’ansia da prova costume al maschile è una parità silenziosa
Nonostante la varietà di tendenze che si alternano ciclicamente sui social, sembra che lo spettro di rappresentazione maschile sia più scarno di quello femminile. «Sebbene il movimento LGBTQ+ abbia contribuito a rendere i trend molto trasversali tra i generi, sui social senza dubbio la varietà dei corpi maschili che incontriamo nel mondo reale non c’è. I modelli sono ancora polarizzati: da una parte il tipo androgino, come nel caso degli Hedi Boys; dall’altra il palestrato scolpito, il cosiddetto Gym Bro, che trova il suo habitat naturale nella sala pesi» argomenta Cassese.
Quindi, se davanti allo specchio, intenta a passare al vaglio la tonicità delle tue braccia, del tuo addome o dei glutei, almeno una volta hai pensato: “Beati gli uomini che vanno in spiaggia e se ne fregano”, non è davvero così. Semplicemente tendono a dissimulare o nascondere le loro paturnie. «Sono osservatori passivi: salvano i tutorial sui social e comprano i prodotti suggeriti, ma agiscono in modo silenzioso. In parte è dovuto al retaggio che la cura personale sia roba da donne» spiega Alice Avallone. La condivisione del bikini blues e delle aspettative sui nostri corpi non era esattamente la parità che anelavamo, ma proprio per questo in vacanza proviamo a cambiare. Stessa spiaggia, stesso mare. Ma senza ossessioni.