L’ospedale Sant’Orsola di Bologna ha avanzato una richiesta di sconto sul risarcimento alla famiglia della bimba morta il 21 ottobre 2020 a seguito di una diagnosi sbagliata. La motivazione sta nel fatto che la madre, Barbara Speranza, ha avuto un altro figlio a distanza di un anno dalla tragedia.

Bimba morta per diagnosi sbagliata, la madre: “Vogliono demolirmi psicologicamente”

“Mi hanno strappato via mia figlia e ora dovrei anche giustificarmi per la nascita di mio figlio. Ho trovato la forza di mettere al mondo questo bambino, ma con questo vogliono demolirmi psicologicamente”, è il commento di Barbara Speranza al Corriere della Sera.

La storia della piccola di 4 anni e mezzo aveva fatto il giro dei media italiani. La bambina era stata curata per una gastroenterite, rivelatasi poi un’occlusione intestinale. Tre medici – un pediatra, un radiologo e un chirurgo – sono stati condannati nel dicembre 2022 in primo grado per omicidio colposo.

Lo sconcerto dopo la richiesta dell’ospedale

Barbara Speranza esprime tutto il suo sconcerto per la richiesta dei legali del policlinico bolognese: “Vivo camminando su una lastra di cristallo da quel 21 ottobre 2020. Voglio che il mio bambino cresca sereno e felice, ma io ora vivo esclusivamente per lui. Non ho più nessun desiderio per me, e rispetto alla vita mi sento una mera spettatrice. Quanto all’avere avuto un altro figlio, si tratta di una reazione che definirei automatica”, spiega la donna nell’intervista al Corriere.

“Nessuno deve permettersi di giudicare né misurare il dolore di una madre che ha perso un figlio. Io e mia figlia eravamo una cosa sola, eravamo molto unite. A volte mi sembrava la mia migliore amica e io ora sono una persona completamente amputata”, aggiunge.

Come sottolinea il Corriere della Sera, il policlinico preferisce non rilasciare dichiarazioni. “Secondo loro io starei bene perché dopo ho avuto un altro bambino. Quindi il mio dolore e il mio risarcimento deve essere contenuto”, spiega ancora la mamma.

Ospedale Sant'Orsola, Bologna

Il ricordo di quella sera

“Ricordo tutto nei minimi dettagli – spiega ancora Barbara Speranza al Corriere della Sera -. Mia figlia stava male già dal 19 mattina, e avevamo già trascorso diverse ore in pronto soccorso il giorno precedente. La diagnosi era stata subito quella di gastroenterite e lo è rimasta fino alla fine, nonostante i sintomi non fossero affatto quelli della gastroenterite. E nonostante il fatto che la mia bambina fosse stata operata all’addome a pochi mesi, dato che la classificava come soggetto ad alto rischio per la formazione di volvoli e occlusioni intestinali”.

La donna racconta: “La loro diagnosi non è mai cambiata e del resto, nella diagnosi annotata dopo il decesso di mia figlia, si legge ‘arresto cardiorespiratorio in paziente con vomito, dolore addominale e gastroenterite acuta’. Ricordo un senso di totale solitudine e abbandono, tra personale sanitario ostile e totalmente sordo davanti alle mie domande, che nel corso delle ore si sono trasformate in suppliche”.

Bimba morta per diagnosi sbagliata: l’indagine

“L’unico contatto che ho avuto con il Sant’Orsola poche ore dopo la tragedia è stato con il primario del pronto soccorso pediatrico. Mi ha chiamato esprimendo il suo dispiacere, promettendomi che avrebbe contribuito a fare giustizia affinché i responsabili venissero individuati e sanzionati”. Ma “tutto ciò in realtà non è mai accaduto. Dopo il mio rifiuto di lasciar fare all’ospedale – accusa infine Barbara Speranza – l’unica cosa che hanno saputo fare è stata accordarsi per ricostruire i fatti in maniera distorta, tanto che a settembre inizierà il procedimento bis per i favoreggiamenti”.