Una studentessa universitaria

Gender gap: più donne laureate, ma la carriera accademica resta difficile

Il "Rapporto Anvur 2023" ha messo in evidenza il divario di genere presente negli atenei italiani, a partire dalle immatricolazioni. Ecco tutti i numeri

Il gender gap, che in Italia riguarda molti settori, tra cui anche le pensioni, è molto sentito anche a livello accademico. È quanto emerge dal “Rapporto Anvur 2023- Analisi di genere” presentato a Roma, alla Conferenza dei Rettori delle Università italiane.

Secondo i dati raccolti, dall’anno accademico 2011/12 a quello 2021/22, il numero di immatricolazioni femminili negli atenei supera quelle maschili di oltre 30mila unità. La percentuale di donne immatricolate è del 55%, un dato quest’ultimo che si è stabilizzato negli ultimi anni. Le donne laureate sono in maggior numero, tuttavia per loro la carriera accademica risulta più difficile.

Aumentano le donne che scelgono le lauree magistrali

Per quanto riguarda gli studenti immatricolati per tipo di corso di studio e per anno accademico, dal rapporto Anvur emerge una diminuzione della presenza maschile nelle lauree magistrali a ciclo unico: si passa dal 37,5% del 2011/12 al 34,4% del 2016/17, per arrivare al 31% del 2021/22. Il dato femminile risulta essere, invece, in costante aumento.

Un incremento graduale delle donne si registra anche nelle lauree biennali e, in particolare, nei percorsi di studio di durata maggiore (lauree magistrali a ciclo unico). La percentuale delle studentesse iscritte a corsi di laurea magistrale a ciclo unico è passata dal 61,4% del 2011/12 al 66,9% del 2021/22.

Nei corsi post laurea non risultano esserci, invece, sensibili differenze tra la componente maschile e quella femminile per dottorandi e assegnisti di ricerca: rispettivamente del 52,2% e del 47,8% nell’anno accademico 2021/22, con un sorpasso degli uomini rispetto alle donne.

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Gender gap, il confronto con l’Europa

Il rapporto Anvur ha anche confrontato la situazione italiana con quello che accade nel resto d’Europa. In particolare, è emersa una percentuale di donne iscritte dal 2013 al 2021 nell’educazione terziaria mediamente superiore al 53-54%.

In Italia il dato è superiore alla media europea (55,9% contro 54,2% nel 2021), tuttavia in decrescita di poco più di un punto percentuale dall’anno 2013 al 2018 (dal 57,1% al 55,5%), per stabilizzarsi negli ultimi tre anni osservati intorno al 55-56% circa.

Inoltre, in Italia la presenza femminile nelle Scienze ingegneristiche è superiore rispetto al resto d’Europa. In particolare, il divario tra le due componenti di genere è pari al 2% circa. Dal rapporto è emersa anche una variazione percentuale minima, dal 2018 al 2021, nelle aree delle Scienze agrarie e veterinarie e di quelle delle Scienze economiche e giuridiche.

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Prevale la scelta di facoltà umanistiche

Dal Rapporto Anvur emerge, quindi, che le scelte accademiche delle donne si orientano prevalentemente verso facoltà umanistiche, artistiche, sociali e sanitarie a fronte di scienze ingegneristiche, tecnologiche e matematiche-informatiche, che sono preferite dagli uomini.

Nell’anno accademico 2021/22 le studentesse immatricolate in corsi di laurea Stem rappresentavano il 39,3% a fronte dei 60,7% immatricolati uomini. Percentuali simili anche per quanto riguarda gli iscritti a queste discipline: 37% contro 63%.

Nella macroarea “Artistica, letteraria ed educativa” le immatricolate donne rappresentano, invece, il 78,2% nell’anno accademico 2021/22, contro il 21,8% composto da uomini.

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Gender gap, la difficoltà di fare carriera

Ma non finisce qui. Il rapporto ha anche evidenziato come nei dieci anni tra il 2012 e il 2022 nelle carriere accademiche, e in particolare tra i professori ordinari, gli uomini sono più delle donne. Queste ultime sono passate dal 20,9% del 2012 al 27% nel 2022. I professori associati sono, invece, passati dal 34,9% al 42,3%. La percentuale di donne tra il personale docente universitario in Italia è tra le più basse d’Europa.

Anche l’aumento di donne nella categoria dei ricercatori a tempo determinato è meno consistente: passano dal 43,1% nel 2012 al 44,2% nel 2022, a fronte di un decremento lieve della percentuale
maschile che va da 56,9% a 55,8%.

Per quanto riguarda i dati del personale tecnico-amministrativo, quelli relativi ai direttori/direttrici generali delle università statali negli anni 2012 e 2022 mostrano che le donne passano dal 19,4% al 27,9%. Nel 2022, su un totale di 99 rettrici e rettori in carica, 12 erano donne. Dieci anni prima, su un totale di 93, la quota femminile era pari a 7.

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