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Nobel per l’Economia a Claudia Goldin: ecco cosa ci ha insegnato sul gender gap

Claudia Goldin, docente ad Harvard, ha studiato per anni le disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro: è la terza donna a vincere il premio Nobel per l’economia

Claudia Goldin, professoressa dell’Università di Harvard, è stata insignita lunedì del premio Nobel per l’economia dall’Accademia reale svedese delle scienze. La ricercatrice 77enne, per tutta la vita, ha studiato le cause che portano le donne, in tutto il mondo, a trovare meno lavoro degli uomini e ad avere retribuzioni più basse.

Gender gap anche nei premi Nobel

Un gender gap che, ironicamente, traspare anche a livello di premi Nobel: su 93 vincitori del riconoscimento per l’economia, la Goldin è stata soltanto la terza donna a riceverlo (la prima a vincerlo da sola invece di condividerlo): in precedenza era andato a Elinor Ostrom nel 2009 ed Esther Duflo dieci anni dopo. Prima donna ad essere titolare presso il dipartimento di economia di Harvard nel 1990, la studiosa aveva dichiarato in una conferenza stampa ad Harvard che le donne nel corso della storia sono state spesso “nascoste alla vista e non ricompensate svolgendo lo stesso lavoro per cui erano pagati gli uomini”.

Nobel

“Ancora grandi differenze tra donne e uomini”

Claudia Goldin ha commentato la vittoria del Nobel alla Reuters dalla sua casa di Cambridge, Massachusetts: “Ci sono ancora grandi differenze tra donne e uomini in termini di ciò che fanno, come sono remunerate e così via. E la domanda è: perché è così? Ed è di questo che tratta il mio lavoro.”

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Un premio da quasi 1 milione di dollari

Noto come premio “Sveriges Riksbank” per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel, è l’ultimo della serie dei Nobel di quest’anno e vale 11 milioni di corone svedesi, ovvero quasi 1 milione di dollari.

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Meno lavoro per le donne e pagato peggio

In tutto il mondo soltanto la metà delle donne ha un lavoro retribuito, contro l’80% degli uomini. Spesso le donne non vengono nemmeno considerate per occupare determinati posti, il che genera uno spreco di risorse: il risultato è che i posti di lavoro non vanno sempre alle persone più qualificate, che spesso sarebbero donne.

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Stipendi più bassi in media del 13%

Il divario retributivo fra uomini e donne non accenna ad affievolirsi. Nelle economie avanzate le donne guadagnano, in media, circa il 13% in meno rispetto agli uomini. Questo aspetto scoraggia le donne dal cercare lavoro o dal continuare gli studi per qualificarsi con l’obiettivo di trovare successivamente opportunità di impiego di livello più alto.

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Le regioni della disparità uomo-donna

Claudia Goldin ha esplorato le ragioni che stanno dietro le disparità fra donne e uomini nel campo del lavoro. Spesso, ha scoperto la ricercatrice, sono il risultato di decisioni prese dalle donne stesse che hanno sottovalutato le loro prospettive nel mercato del lavoro oppure sono state condizionate dalle responsabilità nei confronti della famiglia.

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Preso in esame un periodo di due secoli

Il libro della Goldin del 1990 “Understanding the Gender Gap: An Economic History of American Women” (“Capire il gender gap: una storia economica delle donne americane”) è stato un testo estremamente influente sulle radici della disuguaglianza salariale nel corso di 200 anni di storia. Un lavoro non facile, poiché spesso nei documenti storici i lavori delle donne – all’interno delle fattorie così come nel settore tessile – non venivano registrati. Grazie all’utilizzo di varie fonti, la studiosa ha scoperto che i documenti ufficiali sottostimavano di molto la quantità di lavoro svolto dalle donne.

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Le differenze di genere si ampliano con i figli

La progressiva riduzione del divario retributivo fra uomini e donne si è fermata tra il 1930 e il 1980, anche se un numero maggiore di donne lavorava e frequentava l’università. Goldin ha identificato il principale colpevole: la genitorialità. Una volta che una donna ha un figlio, la sua retribuzione tende a diminuire e di conseguenza non cresce così velocemente come per gli uomini, anche tra donne e uomini con background educativi e professionali simili. Nei suoi studi Goldin nota come nei primi anni di lavoro il divario negli stipendi di uomini e donne sia tutto sommato contenuto e riconducibile in gran parte ai diversi indirizzi di studio scelti dai due generi. A dieci anni dalla laurea però, e soprattutto dopo la formazione di una famiglia, le disuguaglianze aumentano. 

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Il “lavoro avido” che penalizza le donne

Il lavoro della Goldin ha rivelato che, sebbene siano stati compiuti progressi nel ridurre il divario, ci sono poche prove che esso possa essere completamente colmato in tempi brevi. La studiosa ha attribuito il gender gap a fattori che vanno dalla discriminazione assoluta a fenomeni come il “lavoro avido”, un termine da lei coniato per lavori che pagano sproporzionatamente di più l’ora quando qualcuno lavora per tante ore dando disponibilità anche nei weekend, penalizzando di fatto le donne che hanno bisogno di avere lavori flessibili perché in genere hanno maggiori responsabilità nella cura dei figli rispetto agli uomini.

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I campi di ricerca di Claudia Goldin

Claudia Goldin ha inoltre svolto studi sull’impatto della pillola contraccettiva sulla carriera delle donne e sulle decisioni matrimoniali, sui cognomi delle donne dopo il matrimonio come indicatore sociale e sui motivi per cui le donne sono oggi la maggioranza degli studenti universitari.

Nobel

Il premio Nobel per l’economia

Il premio per l’economia non è uno dei premi originali (per la scienza, la letteratura e la pace) creati per volontà dell’inventore della dinamite e uomo d’affari Alfred Nobel: fu istituito infatti dalla banca centrale svedese nel 1968. Tra i vincitori del passato figurano pensatori come Friedrich August von Hayek, Milton Friedman e, più recentemente, l’economista statunitense Paul Krugman. L’anno scorso, un trio di economisti statunitensi , tra cui l’ex presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, ha vinto per la sua ricerca su come regolamentare le banche e sostenere i creditori in fallimento con denaro pubblico può evitare una crisi economica ancora più profonda, come la Grande Depressione degli anni ’30.

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