C’è chi la ama e chi la odia: stiamo parlando della siesta, il sonnellino pomeridiano di breve durata che in molti Paesi è considerato una tradizione, se non un diritto. Ma dormire dopo pranzo, prima di ricominciare a lavorare, fa bene o fa male? La Società Italiana di Neurologia ha diffuso i risultati di alcune ricerche scientifiche che ne mostrano i benefici.

Cosa dice lo studio

Lo studio ha analizzato circa 500mila persone di entrambi i sessi con età tra 40 e 69 anni che sono state prima sottoposte a studi Gwas, cioè di associazione tra le variazioni genetiche tra gli individui e alcune caratteristiche particolari. “Le persone del campione sono state poi valutate con l’imaging cerebrale – ha commentato Giuseppe Plazzi, responsabile dei Laboratori per lo Studio e la Cura dei Disturbi del Sonno dell’Irccs Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna – ed è emerso che la tendenza genetica al sonnellino diurno era associata a un volume cerebrale totale maggiore di 15,80cm3, che secondo gli autori potrebbe indicare che fare regolarmente la siesta protegge dal deterioramento cerebrale, compensando la mancanza di sonno notturno“. Non si è osservato, però, un aumento del volume dell’ippocampo nè miglioravano il tempo di reazione e la memoria visiva.

Fare la siesta fa bene

La Società Italiana di Neurologia ha sottolineato che “considerando che altri studi segnalano un calo generale del volume cerebrale totale tra lo 0,2% e lo 0,5% all’anno, questa scoperta potrebbe suggerire che chi fa abitualmente la siesta guadagna tra i 2,6 e i 6,5 anni di invecchiamento cerebrale. Sono, però, necessari altri studi. “La mancanza di evidenza di un’associazione tra la siesta, il volume dell’ippocampo e i miglioramenti cognitivi – ha aggiunto la Sin – potrebbe però suggerire che altre aree del cervello come ad esempio quelle che controllano la vigilanza possono essere influenzate dal pisolino diurno abituale e saranno necessari altri studi per individuare questa relazione”.

Quanto deve durare la siesta

I benefici per il cervello si ottengono con una siesta tra 5 e 15 minuti e possono durare fino a 1 o 3 ore dopo il pisolino pomeridiano. Se la siesta dura più di mezz’ora invece si verifica un peggioramento temporaneo delle capacità cognitive.

La siesta e il suo effetto sull’Alzheimer

I benefici del riposino pomeridiano potrebbero essere legati anche all’Alzheimer, ma ovviamente sono ancora moltissime le ricerche da fare in questo campo. Alfredo Berardelli, presidente della Sin, ha spiegato che “secondo uno studio recente delle Università di Montevideo e Londra e del Center for Genomic Medicine di Boston e del Broad Institute di Cambridge, c’è una tendenza genetica alla siesta che sembra anche essere collegata a un maggiore sviluppo del cervello e a un minor rischio di Alzheimer”.