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Mamme cancellate: contrordine dalla Corte d’Appello di Brescia

Contrordine sull’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali femminili: la Corte d’Appello di Brescia ha respinto un ricorso contro la registrazione all’anagrafe del figlio di una coppia omogenitoriale. A Milano il giorno prima un atto contrario

In assenza di una legge che tuteli i bambini nati da un’unione omosessuale, i tribunali si muovono in ordine sparso e la madre intenzionale rischia a volte di essere cancellata, a volte no.

A Brescia respinto il ricorso: la madre intenzionale non viene cancellata

E così la Corte d’Appello di Brescia ha respinto un ricorso contro la trascrizione nei registri dell’anagrafe dell’atto di nascita del figlio di una coppia omogenitoriale femminile. Il ricorso era stato presentato dal Ministero dell’Interno perché l’atto porta anche il nome della madre intenzionale (quella cioè senza legami biologici col figlio). I giudici di Brescia hanno applicato un’«interpretazione evolutiva guidata dalla applicazione di principi costituzionali e sovranazionali» resa necessaria, secondo la sentenza, dalla «protratta inerzia del legislatore», cioè dall’assenza di una legge specifica approvata dal parlamento. La sentenza è di novembre ma è stata resa pubblica solo mercoledì scorso, 7 febbraio.

A Milano accade il contrario: ricorso accolto contro la madre intenzionale

Il giorno prima era accaduto il contrario: la Corte d’Appello di Milano aveva emesso una sentenza opposta, accogliendo un ricorso della Procura contro la trascrizione dell’atto di nascita dei figli di tre coppie omogenitoriali nati grazie alla fecondazione eterologa (la tecnica di procreazione assistita che prevede la donazione di gameti, in questo caso di spermatozoi). 

Come spiega Il Post, nel giugno del 2023 il tribunale di Milano aveva stabilito che il loro certificato di nascita non andasse modificato, e quindi che venissero riconosciute automaticamente entrambe le madri, anche quella che non aveva portato avanti la gravidanza. La procura aveva presentato un ricorso contro la sentenza, che martedì è stato accolto

A Milano tolto il nome della madre intenzionale

La Corte d’Appello ha quindi stabilito che dal certificato di nascita debba essere tolto il nome della madre intenzionale, cioè appunto quella che non ha portato avanti la gravidanza (l’altra invece è definita madre biologica). La sentenza si basa sulla legislazione attuale e su sentenze simili emesse in passato, che stabiliscono che una persona non possa risultare all’anagrafe figlia di due genitori dello stesso sesso. La procura però ha anche sottolineato la necessità di un intervento legislativo che bilanci adeguatamente «i diritti dei soggetti coinvolti… ivi inclusi quelli del nascituro».

Perché sentenze così contrarie?

 Tutto questo accade perché l’Italia, con la Grecia, è l’unico Paese dell’Europa occidentale a non avere una legge che tuteli i bimbi nati da un’unione omosessuale.

Fino a oggi, il riconoscimento di questi bambini è avvenuto grazie a sindaci innovativi che, colmando un vuoto legislativo, iscrivevano i neonati nell’anagrafe del proprio comune. Lo scorso autunno però una circolare del Ministero dell’Interno aveva  posto un freno a quei riconoscimenti, e molte coppie si erano viste chiamare dalle Procure che, in linea con il Ministero, avevano impugnato gli atti di nascita. 

Cosa vuol dire per un bambino veder cancellato uno dei due genitori

Per un bambino vuol dire non avere più due genitori (e nonni e zii) ma uno solo, cioè la mamma che l’ha generato nel caso di una coppia lesbica e il papà riconosciuto come tale all’estero in una coppia di uomini omosessuali. L’altro genitore, quello intenzionale, si vede così costretto ad avviare le pratiche per l’adozione (lunghe e costose) o a fare ricorso. Il ricorso è un iter complesso, fatto da una serie di atti come istanza al tribunale, visite degli assistenti sociali per l’idoneità genitoriale, test sui bambini, valutazione dei requisiti emotivi e patrimoniali. Un teatro grottesco in cui a farne le spese sono i bambini, e intanto passano anni. Nel frattempo, si rischia di non poter più andare a prendere i propri figli a scuola o assisterli all’ospedale o prendere i permessi per la legge 104, se si tratta di un bimbo disabile. E se la mamma che ha generato il bambino morisse? Cosa ne sarebbe del piccolo? Potrebbe essere addirittura dichiarato adottabile, da chiunque.

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