Sei mesi fa a Mantova è stato inaugurato il museo dedicato a Virgilio per raccontare non tanto chi era il poeta, uno dei classici della letteratura latina, quanto perché oggi vale la pena leggere l’autore latino e altri classici. Così, per esempio, le Georgiche vengono accostate a Perfect days il film di Wim Wenders del 2023 incentrato sulla felicità di un addetto alle pulizie giapponese che ogni giorno fotografa gli alberi di un giardino pubblico. Secoli prima del film, Virgilio con la sua quarta egloga ha delineato l’ideale di una vita apparentemente “in secondo piano”, ma in realtà in armonia con l’ambiente e il ritmo delle stagioni, come alternativa alla realizzazione personale fondata sulla logica della guerra.

Classici da leggere: Tucidide e la guerra

E se parliamo di conflitti Tucidide. Atene contro Melo, lo spettacolo teatrale che Alessandro Baricco ha tratto dalla Guerra del Peloponneso di Tucidide, nel ripercorrere lo scontro tra la potente Atene e l’isola di Melo, che vuole restare neutrale, solleva gli stessi interrogativi che oggi nascono dal fronte russo-ucraino. «La domanda che c’è dietro è: è possibile sfilarsi dalla logica aberrante della guerra? Una delle soluzioni che abbiamo, davanti a questi problemi complessi, è continuare a far girare le parole e le riflessioni sia dei classici sia dei maestri attuali» ha concluso Baricco.

I classici ci aiutano ad affrontare le sfide di oggi

E allora viene da chiedersi: che sia il momento di ascoltare cosa i classici hanno ancora da dirci? Ne è convinta Cristina Dell’Acqua, docente e curatrice della collana “I classici” di ROI Edizioni, che ha debuttato con quattro testi di Seneca, Cicerone, Ovidio, Plutarco in una nuova traduzione moderna e dal linguaggio chiaro. «Non c’è un tema che le culture greca e romana non abbiano affrontato prima di noi» premette la studiosa. Per questo i testi antichi vanno rivalutati, sfatando l’idea che siano oggetti da soffitta. Al contrario: possono farci riflettere sulle sfide di oggi.

Seneca e i social

Prendiamo il caso dei social e del confronto con gli altri. «Nel De vita beata, il “Come vivere felici” di Seneca, l’autore ci mette in guardia contro il conformismo, che ci spinge a desiderare quello che gli altri hanno, anziché individuare la nostra formula per la felicità. Siamo sicuri di inseguire ciò che davvero conta per noi o che il nostro valore dipenda da quanto accumuliamo? ci chiede il filosofo, distinguendo l’eudaimonia, la vita buona, dall’eutukia, l’avere fortuna» spiega la docente.

Classici da leggere: Euripide e le relazioni di coppia

Un’altra lezione magistrale dei classici riguarda le relazioni di potere nella coppia e si trova nell’Alcesti di Euripide. «Alcesti è una donna che si immola per il marito Admeto» illustra Cristina Dell’Acqua. «Eppure quest’uomo, oggetto di una devozione totale, si rivolge alla moglie dicendole: “Io amo il tuo amore”. Una frase che rispecchia il narcisismo di quanti si preoccupano più di sé che dell’altro. E lì Euripide ci chiede: e tu che ruolo vuoi assumere in una relazione di coppia?».

I classici sono da leggere, ma non devono intimorire

Anche Beppe Severgnini, autore di Socrate, Agata e il futuro – L’arte di invecchiare con filosofia (Rizzoli), concorda nella rivalutazione degli autori del passato. «Purtroppo i classici intimoriscono i potenziali lettori» commenta. «Eppure li citiamo continuamente e lo fanno perfino quelli che non sanno il latino. Mala tempora currunt, che molti oggi ripetono, è una frase di Cicerone. Alea iacta est una frase attribuita a Giulio Cesare. Questo per dire quanto ancora ripetiamo le idee dei grandi autori latini». Se vogliamo accostarci ai testi del passato e leggere i classici, consiglia il giornalista, possiamo quindi iniziare con le antologie, che li rendono più digeribili.

Cicerone e l’arte di invecchiare

E poi, nel riprendere quei testi, va considerato il contesto: «Cicerone, le cui regole retoriche sono tuttora alla base del public speaking, ha composto il suo saggio sulla vecchiaia, il De senectute, a 62 anni. Io ne ho 68 e, contando la durata media della vita odierna, sono molto più giovane di lui. Eppure i suoi consigli sul non ostinarsi a fare i giovani, sul non accumulare denaro, cariche o mogli per mostrare che si è sempre gli stessi, sono ancora validi. Quando dirigevo un giornale ho chiesto a un classicista di ricavare dai testi latini dei consigli per una vacanza in Romagna. E lui, tra le altre cose, ha ripescato dalle Satire di Orazio la disapprovazione verso certe forme di edonismo vacanziero. Perché mangiare dobbiamo farlo tutti, ma che ciò si riduca alla preoccupazione principale della vita o a un’esibizione, è ridicolo oggi come allora».

I classici sanno rispondere alle nostre domande

«I classici vanno interrogati alla luce del presente, perché la loro vivacità risiede nell’inesauribile capacità di rispondere alle nostre domande, in qualunque momento le poniamo» concorda Matteo Saudino, insegnante e autore di Anime fragili. Un viaggio con Platone e Aristotele tra le vulnerabilità del nostro tempo (Einaudi). Non a caso il docente ha rintracciato nel pensiero dei due filosofi greci l’antidoto ad alcune fragilità odierne, come la solitudine o la paura della tecnologia. «In un momento in cui la velocità degli avvenimenti ci travolge è indispensabile ancorarci a un pensiero profondo» argomenta il professor Saudino, che cita il Protagora come antidoto alla disaffezione politica.

Platone e la politica

In questo dialogo Platone racconta il dono che Giove fa agli umani in perenne guerra tra di loro: il rispetto e la giustizia, cioè le basi della politica. «Platone vuole dirci che, invece di delegare le nostre scelte a pochi politici o non curarcene “perché tanto non cambia nulla”, per essere felici occorre prendere posizione. Possiamo fingere di non vedere, ma la verità è che non viviamo bene in uno Stato corrotto o violento. L’ingiustizia travolge le vite di individui e famiglie. Per questo occorre schierarsi e considerare la felicità non come una faccenda privata, ma come una questione pubblica». Così, per quanto oggi i cittadini disertino le urne, da 2000 anni le parole di Platone, come quelle di Virgilio o Tucidide, non cessano di farci riflettere sulle conseguenze delle nostre scelte. E così, più che raccontarci chi erano gli autori di ieri, ci chiedono chi vogliamo essere oggi.