Palmina Martinelli non si è suicidata, ma è stata uccisa per essersi sottratta a un giro di prostituzione minorile. Dopo 44 anni arriva la svolta sulla morte della 14enne di Fasano, trovata avvolta dalle fiamme nella doccia di casa e deceduta dopo 22 giorni di agonia a causa delle ustioni. All’epoca furono sospettati del delitto e processati Enrico Bernardini e Giovanni Costantini, ma entrambi vennero assolti dalla Cassazione perché «il fatto non sussiste». Secondo il gip Giuseppe Battista invece l’ipotesi del suicidio è da escludere. Sebbene firmando il decreto di archiviazione non abbia disposto nuove indagini, la giustizia ha riconosciuto che la morte della ragazza è stata un omicidio.
La morte di Palmina Martinelli
Palmina Martinelli è morta il 2 dicembre 1981 al Policlinico di Bari, dopo 22 giorni di agonia a seguito di ustioni di primo, secondo e terzo grado. La ragazza era cresciuta in una famiglia numerosissima e in un ambiente omertoso, dove regnava l’illegalità. Una lettera scritta di suo pungo, ma contestata dalle perizie, in cui spiegava i motivi per cui voleva togliersi la vita, ha avvalorato la tesi del suicidio. Prima di morire però Palmina aveva affidato il proprio racconto al pm Magrone (deceduto nel 2023). La ragazza accusò Giovanni Costantini ed Enrico Bernardini di averle dato fuoco.
Il racconto di Palmina Martinelli sul letto di morte
«Entrano Giovanni (Costantini) ed Enrico (Bernardi) e mi fanno scrivere che mi ero litigata con mia cognata. Poi mi chiudono nel bagno, mi mettono lo spirito e mi infiammano» raccontò Palmina Martinelli al pm Magrone sul letto di morte. Questi erano i figli, di padri diversi, avuti da una donna che gestiva una casa di appuntamenti. Per aver rifiutato di prostituirsi, la ragazza sarebbe stata uccisa. Secondo quanto stabilito dalla Cassazione però la 14enne si sarebbe suicidata perché non si trovava bene nel contesto famigliare.
Gli errori della Cassazione
«Fu senz’altro omicidio» scrive ora il giudice per le indagini preliminari di Bari, Giuseppe Battista. Definisce «erronea» la tesi della Cassazione e aggiunge: «vien da chiedersi perché considerazioni logiche e ragionevoli quali quelle dei consulenti di Giacomina Martinelli (sorella della vittima) non fossero emerse illo tempore. Ciò, tuttavia, non costituisce elemento probatorio spendibile nei confronti del cognato di Palmina, ovvero suscettibile di approfondimenti in sede dibattimentale». I consulenti tecnici Vittorio Delfino Pesce e Tommaso Fiore hanno infatti dimostrato che la ragazza prima della fiammata si sarebbe coperta il volto con le mani.
Il gip parla di una morte «avvenuta con modalità atroci» e nata «all’interno della cerchia familiare, una parte della quale ancor oggi reticente ed ostile alle indagini». Battista, accogliendo la richiesta di archiviazione a carico di Cesare Ciaccia (cognato di Palmina Martinelli), per l’omicidio aggravato in concorso con ignoti, sottolinea che «non è azzardato affermare l’incompletezza degli accertamenti svolti subito dopo i fatti, che scontarono un’insanabile contraddizione». Il fatto che la vittima abbia indicato in Enrico Bernardi e di Giovanni Costantini quali responsabili dell’aggressione avrebbe fatto sì che non venissero fatte ulteriori indagini su altre persone. La loro assoluzione però ha messo una «pietra tombale sulla vicenda», archiviata come suicidio.
La battaglia per la verità
Giacomina, la sorella di Palmina Martinelli, ha più volte cercato di far riaprire il caso. Nel 2012, a seguito della sua denuncia, la Procura di Brindisi riaprì un’inchiesta. In questa sede venne accertato che la 14enne si coprì gli occhi con entrambe le mani mentre veniva appiccato il fuoco. Dopo 3 anni la Procura arrivò alla conclusione che l’ipotesi dell’omicidio fosse ragionevole. Nel 2016 la Cassazione affidò le nuove indagini alla Procura di Bari, annullando l’ordinanza del gip di Brindisi che aveva archiviato l’inchiesta. Nel 2017 la Procura di Bari aprì un fascicolo per omicidio volontario aggravato a carico di ignoti.