Squali

Squali, un rapporto sugli attacchi più frequenti nel mondo

Poco meno del 15% dei morsi totali degli squali si è rivelato fatale nel 2023. In Australia gli attacchi più frequenti

Nel 2023 gli attacchi mortali di squali sono raddoppiati rispetto all’anno precedente. In leggero aumento anche i morsi a livello globale con la maggior parte dei casi verificatisi in Australia. Questo, in estrema sintesi, il quadro delineato dal rapporto dell’International Shark Attack File (ISAF), database scientifico redatto dagli scienziati dell’Università della Florida.

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Gli attacchi nel mondo

Dei 69 morsi totali nel mondo nel 2023, 10 sono risultati fatali. E il 40% dei decessi si è verificato in Australia. Australia che ha rappresentato il 22% di tutti gli attacchi. Due i morti confermati negli Stati Uniti e uno ciascuno alle Bahamas, in Egitto, in Messico e in Nuova Caledonia, territorio francese nel Pacifico meridionale. Altri morsi confermati e non mortali si sono verificati in Costa Rica, Colombia, Brasile, Nuova Zelanda, Seychelles, Turks e Caicos, Isole Galápagos e Sud Africa.

“Il numero di attacchi è abbastanza in linea con quanto osservato negli scorsi anni – sottolinea Il dottor Gavin Naylor, direttore del programma di ricerca sugli squali del Museo di storia naturale della Florida – mentre le vittime sono state più numerose”. È proprio la Florida ad aver registrato più attacchi di squali di qualsiasi altro stato americano, con 16 attacchi su 36 totali negli Usa.

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Le vittime preferite degli squali

Il documento stilato dall’ISAF, spiegano gli esperti, indaga principalmente gli attacchi non provocati, cioè quelli che si verificano quando lo squalo si trova nel suo habitat naturale e attacca senza provocazione. A questi si aggiungono altri 22 episodi, non inclusi nel rapporto, considerati conseguenza di una provocazione da parte dell’uomo, intenzionale o meno. In questo caso l’attività più comune delle vittime al momento degli attacchi provocati era la pesca subacquea.

Quanto ai morsi non provocati sono stati i surfisti le vittime preferite dagli squali con il 42% degli attacchi in tutto il mondo, seguiti da nuotatori e pescatori in acqua con il 39%. Questo perché i surfisti si spingono in zone remote dove la sicurezza balneare non è assicurata, come invece avviene nelle spiagge, spiegano gli esperti.

Squalo bianco

I “morsi di prova”

“Nella stragrande maggioranza dei casi, – afferma Joe Miguez, studente di dottorato nel Programma della Florida per la ricerca sugli squali – i morsi non provocati si verificano perché lo squalo identifica l’essere umano come una potenziale preda. Quando ciò accade generalmente i predatori nuotano via subito dopo essersi accorti dell’errore. Alcune specie, però, come lo squalo bianco e lo squalo tigre, sono così grandi che anche un singolo morso può risultare fatale“.

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Perché sono in aumento i morsi di squalo?

Stando a quanto emerge dal rapporto, l’aumento del numero dei morsi di squalo risulta correlato alla temperatura dell’acqua, alla densità di popolazione, ma anche alla crescente attenzione nel monitoraggio di questi episodi. “La maggior parte degli attacchi di squali si verificano durante le estati degli emisferi settentrionale e meridionale, quando molte specie sono più attive e quando più persone trascorrono il tempo in acqua”, spiega Miguez. E sebbene le probabilità di essere morsi da uno squalo siano molto basse, l’ISAF suggerisce alcune precauzioni per evitare di incorrere in un incidente: mantenersi vicino alla riva, non nuotare all’alba o al tramonto ed evitare di produrre troppi schizzi.

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