Uno scienziato

Utero artificiale: verso la sperimentazione umana

Un gruppo di scienziati di Filadelfia, negli Usa, ha testato l'utero artificiale sugli agnellini. Ora i ricercatori chiedono di poter sperimentare sull'uomo e annunciano benefici per i bimbi nati prematuri

La scienza si avvia a effettuare i primi test sull’uomo per l’utero artificiale. Lo scopo è dare speranza ai 15 milioni di bambini che ogni anno nascono prematuri negli Stati Uniti.

Un team del Children’s Hospital di Filadelfia ha fatto sapere di avere effettuato test con agnelli nati prematuri. I risultati sono stati positivi e gli scienziati hanno verificato che gli animali “hanno aperto gli occhi, sono diventati più attivi, avevano movimenti respiratori e di deglutizione apparentemente normali” mentre erano ancora nell’utero artificiale.

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A che cosa serve l’utero artificiale

Il motivo principale per cui la metà dei bambini prematuri non sopravvive è che i loro polmoni non sono completamente sviluppati a causa del parto prematuro. Hanno, quindi, difficoltà a passare dalla respirazione del liquido amniotico all’aria.

Il team ha condotto 300 test con successo, scoprendo che gli animali avevano uno sviluppo cerebrale normale e un’alimentazione stabile come se si stessero nutrendo della madre.

La decisione entro la fine dell’anno

La Food and Drug Administration (FDA) ha incontrato gli esperti per discutere i passi da compiere per iniziare la sperimentazione sull’uomo dell’utero artificiale, che è chiamato Extend. La decisione sarà annunciata entro la fine dell’anno.

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Come funziona l’utero artificiale

Un bambino nasce in genere tra le 37 e le 40 settimane di gestazione. I prematuri, invece, vengono alla luce alla 28esima settimana o anche prima. La maggior parte dei problemi di questi neonati derivano dall’immaturità polmonare. L’utero artificiale replica lo stesso ambiente che il bambino aveva prima della sua nascita.

L’utero artificiale funziona in due modi: in primo luogo, viene collegato il cordone ombelicale del feto a un ossigenatore, che fa circolare il sangue. Il feto viene poi collocato in una sacca fluida, che imita l’utero e consente al piccolo di respirare e deglutire il liquido amniotico come fa durante lo sviluppo nel grembo materno.

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La sperimentazione sugli agnellini

Emily Partridge e il suo team dell’ospedale di Filadelfia hanno usato agnelli perché la maggior parte delle conoscenze sullo sviluppo fetale umano derivava dall’agnello, compresa la circolazione fetale e gli eventi di sviluppo.

Gli agnelli sottoposti a sperimentazione erano nati tra i 106 e i 113 giorni, l’equivalente biologico del neonato umano prematuro di 23-24 settimane. Infatti, il periodo di gestazione tipico di un agnello è di 152 giorni.

I ricercatori hanno reso noto che, alla fine della permanenza degli animali nel grembo artificiale, avevano uno stato nutrizionale stabile. I test del fegato erano positivi e la crescita cerebrale era normale.

“Gli animali hanno dimostrato movimenti normali o aumentati, cicli sonno/veglia, respirazione e deglutizione intermittenti e generalmente sono apparsi a proprio agio e non in difficoltà”, hanno fatto sapere i ricercatori. Hanno, quindi, sottolineato che l’utero artificiale ha tenuto in vita gli agnellini ed è stato dimostrato che gli animali hanno sviluppato polmoni, cervelli e altri organi sani. Da qui la decisione di prendere in considerazione i test sull’uomo.

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