La Gen Z risparmia meno soldi rispetto ai propri genitori e questo potrebbe non sorprendere dal momento che anche le retribuzioni – quando ci sono e sono stabili – sono inferiori. Ma non rinunciano comunque a spendere per il proprio benessere, che si tratti di viaggi, prodotti di cura o cibo, in questo caso con una maggior disponibilità a pagare un po’ di più per alimenti “green”, salutari, proteici ed etnici.
Guadagni più bassi, ma attenzione al benessere
È indubbio, la Gen Z deve fare i conti con una condizione lavorativa differente rispetto al passato, spesso segnata da una instabilità maggiore e minori entrate. Ma non rinuncia al proprio benessere e la conferma arriva da un’indagine di YouGov. La ricerca “Gen Z & Health, come cambia il carrello della spesa” ha preso in considerazione 15.000 famiglie rappresentative della totalità di quelle italiane (26 milioni). Le prime caratteristiche che emergono riguardano le tendenze: la Gen Z è attenta al proprio aspetto e al benessere fisico, che si traducono in più spese per spa & ristoranti, sport, ma anche sostenibilità ambientale, anche quando riguarda il cibo.
Edonisti, salutisti e solidali
Secondo i dati di YouGov, i giovani tengono in considerazione il proprio budget (62%), quindi anche loro devono fare i conti con entrate e uscite, ma certamente hanno anche più difficoltà a risparmiare (30%) se paragonati alle generazioni che li hanno preceduti, quindi genitori e nonni. Cionostante, hanno una certa propensione all’edonismo: ad esempio, sono più disposti a pagare per cibi etnici (+28%), salutari (+41% gli alto-proteici), per prodotti con packaging green (+24%), equo-solidali (+22%), oppure con referenze nuove (+20%) o alimenti biologici (+16%).
Gen Z e Gen x a confronto sul carrello della spesa
Tanta sensibilità all’impatto ambientale, però, non sempre si traduce in spese alimentari salutari. Per esempio – e non stupisce – la Gen Z spende più del doppio della media nazionale in energy drink (223%). Un altro dato indicativo riguarda il fatto che sia più propensa a dedicare un budget maggiore alle specialità etniche (147%), alle “cole” (144%), ai cereali per la colazione (143%) e ai sughi pronti (141%). La cura della persona è un’altra voce importante, visto che 4 delle 5 categorie di spesa principali dei giovani sono assorbenti interni (271%), balsami per i capelli (192%), creme solari (146%) e deodoranti per la persona (143%), con le donne ancora protagoniste.
Come spendono i soldi i ragazzi Gen Z
In generale rispetto ai loro genitori, gli shoppers della Gen Z cercano di spendere poco, ma comunque sono più abituati a trascorrere buona parte della loro vita fuori e dunque a dedicarvi buona parte del budget a disposizione. Tutto ciò si traduce anche in spese per divertimento e viaggi: «Quasi due giovani su cinque (38%) viaggiano per svago almeno due-tre volte l’anno sebbene cerchino di far fronte a un budget limitato in più di un caso su due (55)», spiega l’indagine.
Più consumismo, complici i social
«I giovani sono a tutti gli effetti più consumisti rispetto ai loro genitori, magari boomers, ma anche rispetto a Gen X e Millennials. Uno dei motivi della maggiore propensione a spendere è dato dalla tecnologia: pensiamo, ad esempio, alla possibilità di organizzarsi autonomamente i viaggi, tramite numerose piattaforme. Oggi spostarsi è più veloce e spesso più economico rispetto al passato, grazie a compagnie aree, ad esempio, o offerte low cost», sottolinea Roberta Paltrinieri, docente di Sociologia dei consumi all’Università di Bologna.
Meno mattone e più consumi immediati
Ciò che è cambiato, però, è anche l’approccio alle spese: «La generazione dei più giovani non pensa a investire nel mattone, nella casa, come accadeva ai loro nonni: i loro consumi sono orientati al “qui e ora”. Una delle conseguenze è che si sta perdendo la propensione al risparmio, che invece era tipica del nostro Paese, che vantava persino un record a livello europeo – osserva Paltrinieri – La grande ricchezza italiana, infatti, si è fondata e si fonda tutt’ora sui patrimoni sedimentati di generazione in generazione, ma tutto ciò sta cambiando, anche molto rapidamente».
Meno risparmio e più debiti
Come spiega ancora la sociologa, «stiamo perdendo una peculiarità e ci stiamo orientando a un modello più tipicamente americano, che prevede un maggior indebitamento e ricorso alla richiesta di finanziamenti: questo atteggiamento è giustificato dalla necessità di vivere all’interno di certi modelli di consumo. In pratica, non si compra di più o oggetti più costosi perché si è più ricchi, ma per essere inclusi in una certa idea di società, tanto che si parla di esigenza identitaria: un concetto che in passato non esisteva assolutamente», spiega Paltrinieri.
Crescono le spese per migliorare il proprio aspetto
Un’altra differenza è che in una società dell’immagine come quella attuale la Generazione Z ammette di prestare molta attenzione al proprio aspetto fisico (+16% rispetto alla media). Per questo pratica sport, non dice no ai centri benessere, frequenta i locali (+35% rispetto al target di riferimento) e i cinema (+26%). Anche nel fare la spesa sceglie prodotti più mirati ad apparire “in forma”, come gli alimenti alto-proteici e gli articoli per la cura della persona, con una spesa superiore alla media rispettivamente del 41% e del 24%.
Acquisti sempre più digitali e solitari
Cambiano i prodotti, dunque, ma anche le modalità di spesa. Non a caso la Gen Z usa maggiormente il mobile banking, i pagamenti tramite carta di credito o tramite app. Molti, però, comprano direttamente da casa, il che presuppone anche una minor socializzazione rispetto a chi si reca in un negozio fisico, magari con gli amici, come accadeva più spesso in passato. «È una conseguenza della diffusione massiva di piattaforme che consentono di acquistare qualunque cosa. Ma anche un tratto di questa società nella quale, ad esempio, la fruizione di libri, film e altri prodotti è individualizzata. La socializzazione, al contrario, avviene con altre modalità e in altri spazi, come l’aperitivo, la cena e altre forme di ritrovo», conferma la sociologa.
Tendenze europee comuni
Questi trend, comunque, non sono solo italiani. In un mondo globalizzato i giovani “nostrani” sembrano comportarsi in modo analogo ai coetanei europei, anche in fatto di consumi. L’analisi “Young shoppers in FMCG: What’s the deal?”, realizzata sempre da YouGov sulla base dei dati raccolti in 21 Paesi europei, conferma che un maggior ecologismo, attenzione al proprio aspetto e benessere personale sono tipici di tutti i giovani del Vecchio Continente.