Mai sentito parlare dei musei d’impresa?

La Vespa di Vacanze romane, la macchina Olivetti che ha rivoluzionato il modo di scrivere, gli outfit della golden age del tennis… Le aziende italiane si mettono in mostra. E ci raccontano vita, costume e cultura del belpaese

La Settimana della cultura d’impresa

All’ingresso dell’ADI Design Museum di Milano c’è un grande orologio digitale che, mentre le lancette girano, racconta per immagini, sul suo schermo, oltre 130 musei e archivi d’impresa italiani. Racconti straordinari, che parlano di lavoro ma anche di bellezza, creatività e benessere. Si va dalla chimica alla plastica, fino all’industria tessile e alla produzione della pasta. L’installazione è permanente e ha il nome simbolico di #unmuseoalminuto. La metafora del tempo che scorre non è stata scelta a caso: questi spazi custodiscono davvero la memoria di aziende storiche, alcune fondate anche oltre un secolo fa. L’occasione per scoprirli può essere la Settimana della cultura d’impresa, dal 6 al 20 novembre, promossa da Confindustria (museimpresa.com). Intanto parti con noi per un grand tour in tutta l’Italia. Abbiamo scelto cinque destinazioni che ci hanno lasciato senza fiato, ognuna per un motivo diverso.

Il museo in cui abita la storia del design

Immagina di farti piccola piccola e di visitare un paese dei giganti molto particolare. E immagina di entrare in uno dei mobili iconici del design italiano. Sì perché lo Spazio QallaM disegnato da Patricia Urquiola “a casa Molteni”, nel parco del Compound di Giussano (Mb), si rifà proprio alle forme della gamba del tavolo Diamond, un famoso pezzo prodotto dal brand. Puoi passeggiare al suo interno, mentre sulle pareti scorrono i video sugli architetti del gruppo accompagnate da musiche composte ad hoc. Un’esperienza suggestiva ma è solo la prima.

Sempre nel parco ti aspetta Glass Cube. La luce naturale che inonda questo spazio espositivo è come un faro che illumina la storia del brand e mette in risalto oggetti famosi, ideati dal 1934 a oggi. I nomi non ti suoneranno nuovi perché sono grandi icone: a incantarti, tra gli altri, la sedia pieghevole Tripolina, progettata da Fenby nel 1855, il cassettone Carteggio di Aldo Rossi (1987) e il sofà Primafila di Luca Meda, ideato nel 1991 (moltenimuseum.com).

Dove lo sport diventa fashion

Il suo attuale presidente Gene Yoon è coreano, classe 1945 e grande visionario: è merito suo se la Fondazione Fila Museum è nata nel 2010 a Biella. «Ricordo ancora l’emozione di quando incontrai questa realtà per la prima volta. Per me rappresentava lo stile italiano». Così nelle dieci sale del museo la visita scorre tra tradizione e innovazione: in esposizione i capi di abbigliamento Fila che grandi campioni, come Bjørn Borg, hanno indossato nei momenti più emozionanti della loro carriera e quelli che sono saliti in passerella dagli anni Ottanta in poi. Il bello però è soffermarsi sull’evoluzione degli outfit delle campionesse Fila. Come la serba Monica Seles, con i suoi completi sbarazzini e variopinti, o la fuoriclasse americana Jennifer Capriati, che amava le grafiche iconiche, come le stelle bianche su fondo blu che fanno capolino tra le sale del museo (fondazionefila.com).

Museo in Toscana, in sella a una leggenda

È la star indiscussa e gran parte dei visitatori, oltre 700 mila fino a oggi, arrivano fino a Pontedera (Pi), nel cuore della Toscana, esclusivamente per lei. La collezione Vespa in effetti è unica: solo in questo museo puoi ammirare prototipi introvabili degli anni Quaranta. Ma in mostra ci sono anche la storia del cinema e della moda, con la Vespa 125 del 1951 che ha accompagnato Audrey Hepburn e Gregory Peck in giro per la Capitale sul set di Vacanze romane. E, poi, il modello total black realizzato nel 2015 per il quarantesimo anniversario del gruppo Giorgio Armani.

La Vespa è anche un’ottima compagna di viaggio: lo può raccontare il giornalista Giorgio Bettinelli che tra il 1992 e il 1993 ha guidato la sua (la stessa che puoi vedere in esposizione) da Roma a Saigon, per poi scriverci un libro. Le contaminazioni non finiscono qui. Il museo di Pontedera ha uno spazio dedicato alle esposizioni temporanee e nelle sue sale sono passate grandi mostre d’arte, dedicate a Dalì, Picasso, Carrà e Burri. Tieni d’occhio il sito (museopiaggio.it)

Nel palazzo-museo che custodisce i segreti della liquirizia

Lo hanno inserito perfino nella Treccani come icona del Made in Italy. Ma il Museo della liquirizia Giorgio Amarelli ha ricevuto anche il premio Guggenheim Impresa e Cultura: siamo nell’antico palazzo di famiglia, a Rossano (Cs), e qui si racconta la storia di un’azienda dove le donne, come Pina e Margherita Amarelli, hanno sempre avuto un ruolo fondamentale. E, poi, si incantano i visitatori con i segreti di lavorazione della liquirizia, a partire dai rami sotterranei che crescono in modo spontaneo sulla costa ionica. Durante la visita, da provare anche in notturna, si passeggia tra i covoni di radice pronta per essere lavorata e si ammirano gli antichi cuocitori, le trafile in bronzo e i moderni impianti di estrazione (museodellaliquirizia.it).

Tra macchine da scrivere e cervelli elettronici

In questa carrellata, non poteva mancare una delle più affascinanti storie industriali italiane del Novecento: l’azienda di famiglia che è un riferimento nel settore dell’hitech e dove, già nel 1920, quasi il 40% dei dipendenti erano donne. A Ivrea (To) si trovano sia il Laboratorio-Museo Tecnologicamente (museotecnologicamente.it) sia l’Archivio Storico Olivetti (archiviostoricolivetti.it). Due luoghi affascinanti che mirano a tramandare i valori olivettiani alle generazioni future. Il pezzo clou da immortalare? Di sicuro il cosiddetto Programma 101, il primo computer da tavolo al mondo, esposto anche al MoMa di New York e realizzato nel ’64 da Pier Giorgio Perotto e il suo team. I suoi punti di forza erano le piccole dimensioni e la facilità di utilizzo.

Nei LAB della lana

Prato è il più grande distretto tessile d’Europa, con 2.500 imprese in attività e, fino a dicembre, organizza visite guidate. Il 28 ottobre, si va alla scoperta dello storico lanificio Lucchesi per ammirare i bozzetti di kimono giapponesi. Nova Fides, lanificio che porta avanti progetti sociali e di economia circolare, apre le porte del suo reparto di tessitura il 25 novembre. Il 16 dicembre, invece, la visita è in notturna al Beste Hub. Qui, tra gli anni Cinquanta e Ottanta, c’era il lanificio Affortunati, poi acquistato dal gruppo Beste per ospitare il suo laboratorio sartoriale. Ogni visita è abbinata a una esperienza, come un lab di filatura, un aperitivo o un dj-set in fabbrica (tipo.prato.it).

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