Ripensare il calendario: è ora di ridurre le vacanze!

Tre mesi di pausa estiva sono troppi. Costano alle famiglie, aumentano le diseguaglianze. Ora però c’è una petizione che dovremmo firmare tutti

Scherza ma neanche troppo Francesca Fiore, 39 anni, fondatrice di Mammadimerda, mamma di due figli di 10 e 13 anni, quando dice: «Sapete perché abbiamo questo calendario scolastico, con tre mesi di pausa estiva? Perché seguiamo il ciclo del grano. Proprio così, in Italia i nostri figli smettono di andare a scuola i primi di giugno e riprendono a metà settembre per venire ad aiutarci a raccogliere il grano nei campi». Ci siamo evoluti da allora? Purtroppo no.

Le proposte per ridurre le vacanze

Il nostro calendario scolastico infatti prevede ancora una pausa estiva di 14 settimane, la più lunga in assoluto in Europa, insieme a Malta e Lettonia. Una follia. Come dimostrano anche le tantissime istanze delle famiglie, raccolte sul blog Mammadimerda (www.mammadimerda.it) che stremate dai tre mesi di pausa estiva, chiedono a gran voce la rimodulazione del calendario scolastico. Perché questo stop dai banchi di scuola, oltre a rappresentare un aggravio per le famiglie, soprattutto per le mamme, costrette a districarsi tra cura, lavoro e i costi esorbitanti di campus estivi comporta anche la perdita di competenze, l’aumento di disuguaglianze e l’abbandono scolastico.

Per questo WeWorld, organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne e bambini, e il duo Mammadimerda, in occasione della riapertura delle scuole lanciano la campagna Un’estate piena rasa e la petizione Ristudiamo il calendario che sarà possibile firmare dal 7 settembre sul sito di WeWorld (www.weworld.it) e su change.org e che ha l’obiettivo di costruire un nuovo tempo scuola, un tempo che possa garantire educazione di qualità per tutte e tutti, senza interruzioni.

ridurre vacanze

Le richieste delle attiviste

Due le richieste concrete di questa petizione: l’apertura della scuola anche nei mesi di giugno e luglio con attività extra scolastiche e conseguente rimodulazione delle pause durante l’anno e l’introduzione obbligatoria del tempo pieno dai 3 ai 14 anni. «Oggi c’è poco coraggio nell’immaginare una scuola diversa, migliore. Ma intervenire sull’educazione dei nostri figli non è più rimandabile perché il peso di questo squilibrio va soprattutto a discapito di bambine e bambini, vulnerabili e delle loro famiglie» spiega Francesca Fiore, che da anni fa attivismo su questi temi.

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E che è prontissima a rispondere alle molte obiezioni, prima fra tutte quella sul caldo: «Vorrei ricordare che i bambini dell’asilo vanno già a scuola dal primo settembre fino al 30 giugno. È quindi possibile farlo anche per gli studenti più grandi, magari ammodernando gli edifici scolastici e soprattutto immaginando tempi più distesi durante l’anno e metodologie didattiche diverse rispetto alla classica lezione frontale». Sì, perché il bello è che la modifica del calendario scolastico si porterebbe dietro una serie di cambiamenti più profondi della nostra scuola, tutt’altro che moderna. Ma c’è un’altra cosa bella in questa faccenda: «Sono anni che si parla di una possibile riforma, e quest’anno, per la prima volta sembra che almeno ci sia la possibilità di poter pensare a un cambiamento» conclude Francesca, questa volta con un sorriso. Che tutti noi ci auguriamo al più presto diventi realtà.

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