Ricordi le “vecchie” vacanze studio in Inghilterra? Due o tre settimane da trascorrere Oltremanica, ospiti in famiglia o in college, per parlare inglese e rendersi autonomi. Fino ai primi anni Duemila si trattava perlopiù di esperienze esclusive: a partire erano in pochi, in maggioranza studenti delle superiori tra i 14 e i 18 anni provenienti da famiglie benestanti. Oggi è diverso: i programmi si sono fatti man mano più accessibili dal punto di vista economico e offrono proposte varie e personalizzabili per lingua, livello e anche età.

Le vacanze studio si fanno in grande

Il cambiamento si nota già a partire dalle destinazioni. Lo rivela una ricerca condotta da WEP, organizzazione leader nel settore degli scambi culturali e linguistici nel mondo ed ente formatore riconosciuto dal ministero dell’Istruzione e del Merito: se fino agli anni ’90 c’era un monopolio quasi esclusivo del Regno Unito, con pochi eletti che si spingevano negli Stati Uniti, tra le mete oggi più gettonate ci sono anche l’Australia (con il 28% di preferenze rispetto al 7% di 30 anni fa), il Canada (dall’8 al 22%) e Paesi asiatici come Corea del Sud e Giappone, che hanno registrato l’incremento maggiore, soprattutto tra i giovani della fascia 18-34 anni (41% di preferenze).

Segno che l’obiettivo non è più solo imparare l’inglese ma fare un’esperienza interculturale completa, anche se il Regno Unito resta la meta top, preferita dal 72% degli intervistati in un recente sondaggio della scuola online Novakid.

Italiani e vacanze studio: i dati in crescita

Nel corso degli anni, anche le scuole italiane hanno puntato sul potenziamento dell’insegnamento linguistico. Secondo uno studio di Intercultura AFS, organizzazione no-proft che promuove scambi interculturali e programmi educativi nel mondo, attiva in oltre 60 Paesi, circa la metà degli istituti italiani insegna 3 o più lingue straniere e l’86% ospita corsi per l’ottenimento di certificazioni linguistiche. La stessa Intercultura, famosa per soggiorni scolastici annuali e semestrali, organizza anche vacanze-studio brevi e annovera tra le mete Cina, Danimarca, Argentina e Tunisia. Molte di queste sono già sold-out, segno che ai giovani italiani la vacanza-studio piace, e sono più di 100.000 gli studenti che ogni anno trascorrono un soggiorno di questo tipo all’estero.

Un numero in crescita, soprattutto dopo il Covid. Come osserva il Ceo di WEP Italia, Lorenzo Agati, «gli adolescenti sono tra le categorie che hanno più risentito della pandemia dal punto di vista di crescita personale, professionale e della socialità». Ed è evidentemente necessario porvi rimedio. Forse anche per questo motivo, dopo il Covid, si è abbassata molto l’età dei partecipanti, con un’impennata di bambini tra i 6 e gli 11 anni: +20-30% di iscritti, figli soprattutto di famiglie bilingui o di expat. Molti di questi camp per l’infanzia vedono la partecipazione o l’accompagnamento dei genitori e si basano su un insegnamento “ludico”, fatto principalmente di giochi, arte e musica, con classi piccole e insegnanti madrelingua specializzati in didattica per bambini.

Partire da grandi, piccoli e persino con la famiglia

Tra le agenzie che li organizzano: Oxford Viaggi, EF, ELS; mentre Master Studio propone esclusivamente “Family Program”, ossia vacanze-studio per genitori e figli in Inghilterra, Irlanda, Malta e Cipro già a partire dai 5 anni. In questi soggiorni adulti e bambini alloggiano insieme in residence o appartamenti: di mattina frequentano corsi di lingua (negli stessi edifici, ma divisi tra adulti e junior), di pomeriggio hanno tempo libero per visitare la città o partecipare ad attività della scuola.

«L’esperienza di un soggiorno linguistico può essere molto positiva per un bambino, a patto che sia vissuta come un gioco, non come una prova» scrive a questo proposito la psicologa infantile Silvia Spinelli sulla rivista Crescere Insieme. Gli psicologi raccomandano di parlare con il piccolo, spiegargli dove andrà, cosa farà, coinvolgendolo il più possibile nella scelta del programma. E, soprattutto, di non fargli pressione col rischio di generare ansia e chiusura. Meglio iniziare con esperienze “soft”, come campi estivi in Italia con personale madrelingua. E invece per gli “over” che partono da soli? La tipologia di corso è molto soggettiva. Si può scegliere tra corsi base, intensivi, di linguaggio tecnico o specialistico e/o lezioni individuali a casa dell’insegnante. Magari abbinando un’esperienza di lavoro, pratica molto in voga tra i neolaureati.

Vacanze studio: esperienze sempre più complete

Rispetto al passato, comunque, l’approccio dei viaggi-studio è cambiato per tutti: da “rigido e accademico”, con lezioni frontali ed esercizi di grammatica, si è fatto molto più dinamico, arricchendo l’offerta con giochi di ruolo, teatro, laboratori, sport e fotografa. Racconta Irene, 15 anni, una vacanza-studio a Malta nel 2023: «Eravamo un gruppo di 15 ragazzi con un accompagnatore dall’Italia. Dormivamo nel campus e ogni giorno c’erano lezioni super interattive: role play, podcast, teatro. Dopo le lezioni, facevamo sempre escursioni, shopping, sport… Mai un momento di noia. Ho fatto amicizia con tantissimi ragazzi di altri Paesi e oggi mi sento più sicura quando parlo inglese».

Se è vero che i costi, specialmente per le esperienze più “ricche” e complete, non sono sempre alla portata di tutti (si va da circa 1.500 a 5.000 euro, a seconda della durata del soggiorno e del Paese di destinazione), si moltiplicano le opportunità per riuscire a partire senza spendere una fortuna.

Vacanze studio: tu cosa aspetti a partire?

Sempre più Comuni italiani promuovono viaggi-studio sia per scuole medie e superiori sia per adulti e famiglie, con selezioni basate su reddito e Isee. Lo fa, per esempio, il Comune di Milano, con un contributo fino a 1.000 euro per viaggi studio in Europa, ma anche quelli di Trento, Bologna, Firenze e altri più piccoli di Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, usando fondi regionali o del Pnrr.

Io stessa un paio di anni fa ho usufruito di un pacchetto del Comune di Milano per una vacanza-studio in Spagna, dove l’unico aspetto negativo erano gli orari della mensa dello studentato (cena dalle 21.15 in poi!). In più, esistono da sempre le borse di studio Inps per i figli dei dipendenti pubblici, che coprono gran parte dei costi. E per chi proprio non ne vuole sapere di partire oppure non ce la fa? Intercultura offre alle famiglie l’opportunità di ospitare gratuitamente uno studente straniero in casa, anche solo per 2 mesi. Perché andare a scoprire il mondo è certamente bellissimo, ma lo è altrettanto fare entrare il mondo in casa.