«Ho scritto un libro da condividere con le persone che amate. Un romanzo che spero farà venire voglia di leggere a tutti, senza distinzione di età». Libro della svolta, libro politico, libro per lettori dai 7 ai 120 anni. Sono alcune delle definizioni attribuite al nuovo romanzo di Joël Dicker, La catastrofica visita allo zoo (La Nave di Teseo). Una cosa è certa. L’autore svizzero da oltre 20 milioni di copie vendute nel mondo ha scritto una favola moderna che mantiene i misteri del crime ma affronta temi attuali e universali: i rapporti tra genitori e figli, la diversità, il bullismo, i social media, l’inclusione.

La trama del nuovo romanzo di Joël Dicker

L’avventura è narrata con la voce di Josephine, 8 anni, capo geniale e unica femmina di una sgangherata banda di bambini che frequentano una scuola “speciale”. Un venerdì prenatalizio una serie di eventi a catena porta a una catastrofe durante la gita scolastica allo zoo. Molti anni dopo è la stessa Joséphine a raccontarne in un libro, e lo fa con la sua voce di bambina. Una storia nella storia, un nuovo successo per Joël Dicker. Da quando ha pubblicato La verità sul caso Harry Quebert, diventato anche una serie tv, ogni suo romanzo è un evento, da L’enigma della camera 622 a Un animale selvaggio. Abbiamo incontrato l’autore ginevrino al Salone del Libro di Torino.

In questa favola moderna ha messo temi forti, ma anche la sua vena ironica.

«Volevo parlare di democrazia, diversità, inclusione, rapporto tra i genitori e i figli. E ho pensato che farlo attraverso una storia di bambini mi avrebbe aperto le porte per farmi ascoltare meglio dagli adulti».

Perché far parlare Joséphine, bambina “speciale” che da grande vuole fare l’inventrice di parolacce?

«Joséphine frequenta una scuola “speciale”, unica femmina insieme a cinque maschi: Artie, Thomas, Otto, Giovanni, Yoshi. Nel libro racconta come, da un evento particolare, si sono scatenati avvenimenti sempre più tragici e paradossali, fino alla catastrofe finale. Dietro c’è un movente che questi bambini “speciali” vogliono scoprire, ma gli adulti attorno non aiutano, per rigidità e ottusità. Una volta diventati grandi, abbiamo la brutta abitudine di dimenticare i piccoli che eravamo. Invece è importantissimo rimanere connessi con quella nostra parte, per capire i veri desideri e quanto eravamo coraggiosi nel volerli realizzare».

Il valore della diversità

Ognuno dei bambini “speciali” è speciale a modo suo. Yoshi, il preferito di Joséphine, non parla quasi mai, ma forse dà la lezione più bella.

«I bambini “speciali” sono considerati strambi, devono sopportare le prese in giro dei cosiddetti “normali” e il desiderio dei loro genitori di vederli relegati nella scuola “speciale”. Yoshi non parla, eppure riesce a farsi capire dai compagni grazie alla sua sensibilità e al desiderio degli altri di comprenderlo. Tutti noi oggi parliamo oltre misura, nella società c’è troppo rumore, dimentichiamo che si può comunicare in modo profondo anche senza parole. Questo ci ricorda Yoshi con il suo silenzio che vale più di mille discorsi vuoti».

Gli unici adulti che non deludono sono la maestra Jennings e il preside. Quanto è importante il ruolo della scuola nell’educazione?

«Nel romanzo spesso i genitori criticano i metodi della signorina Jennings e del preside, che insistono per insegnare ai bambini il valore della diversità, del non essere una “maggioranza silenziosa” complice di gesti ingiusti e poco democratici. Il ruolo della scuola rimane fondamentale, ma penso che quello della famiglia diventi sempre più importante. Oggi si tende a delegare alla scuola, ma devono essere i genitori i primi a insegnare il rispetto e l’educazione».

La copertina del nuovo romanzo di Joël Dicker, "La catastrofica visita allo zoo" (La Nave di Teseo)

Joël Dicker: la lettura è divertimento

Questo romanzo è stato definito politico. Pensa che uno scrittore abbia anche il compito di fare critica sociale?

«No, credo che il ruolo di uno scrittore non sia quello di dire ciò che pensa su qualcosa o di dare risposte. Ho gettato il sasso attraverso una storia per bambini per attirare, senza moralismi, l’attenzione degli adulti. Il compito dello scrittore è osservare la verità e raccontarla; non deve essere un attivista, ma un osservatore che spinge a riflettere su un cambiamento possibile».

Nelle note finali spiega che lo scopo del libro è far riscoprire alle persone il piacere della lettura, vissuta come un’esperienza personale e coinvolgente.

«Oggi i giovani, stando tutto il tempo davanti agli schermi o sui social, si privano di quello che è il primo strumento per costruire se stessi e conoscersi in profondità: la lettura. Leggere storie attiva ogni parte del nostro cervello, l’immaginazione, l’empatia, ci fa capire chi siamo e che cosa vogliamo veramente. Noi adulti dobbiamo dare l’esempio leggendo ai bambini, fin da piccoli, belle storie ad alta voce. Devono capire che la lettura è divertimento, gioia, condivisione».

Il prossimo libro: ritorno al crime?

Ha amato i libri fin da bambino: che cosa le ha insegnato più di tutto la lettura?

«Da sempre per me leggere è un momento di raccoglimento, in cui scendo nelle profondità di me stesso. Quando leggo immagino, e il modo in cui immaginiamo ci dice moltissimo di noi. Quello che cerco di fare, scrivendo libri e parlandone con i lettori, è ricordare che leggere è l’unico modo per rimanere connessi con se stessi. Dico: “La spiegazione di ciò di cui parla un libro è dentro di voi, perché ognuno di noi, leggendo, crea il suo libro personale e scopre le sue verità”».

Il fulcro della storia sono i valori della democrazia. Crede che oggi sia in pericolo?

«La democrazia lo è sempre, perché è fragile e richiede un impegno quotidiano per essere preservata. I suoi valori resistono se tutti svolgiamo con responsabilità il nostro ruolo. Solo così possiamo renderla più solida».

Dopo questo libro tornerà alle atmosfere del crime?

«Non so ancora che libro scriverò, ma so che il crime mi intriga perché mi piace farmi domande e cercare risposte: è il gioco più bello che ci sia».