Chissà se il nuovo James Bond sarà meno incravattato dei precedenti. Uno che somiglia ad Aaron Taylor-Johnson e ai 30enni di oggi, magari pure con riccioli lunghi e anelli vistosi come i suoi. È lui il più quotato tra gli eredi di Daniel Craig, soprattutto da quando, a fine maggio, ha firmato un contratto come ambassador di Omega, il brand di orologi che da anni accompagna la saga: è il segnale di una fumata bianca sul prossimo 007, come molti hanno interpretato la notizia? Per ora il 35enne attore inglese è al cinema con 28 anni dopo di Danny Boyle, thriller-horror d’autore che riprende 28 giorni dopo, uscito nel 2002 a firma dello stesso regista.
Aaron Taylor-Johnson è Jamie in 28 anni dopo
Siamo in una Gran Bretagna post-apocalittica, devastata per 3 decenni da un virus fuoriuscito dai laboratori di armi biologiche. Alcuni superstiti si sono rifugiati su un’isola del nord, affrontando minacce d’infezione e altre sfide per la sopravvivenza. Tra loro c’è Jamie (Taylor-Johnson), che vorrebbe curare la moglie (Jodie Comer) da un male oscuro, rimasto senza diagnosi per assenza di medici, e insegnare al loro bambino a lottare contro gli infetti. «Mi è piaciuto il legame tra padre e figlio in quello che, per il ragazzino, diventa un rito di passaggio verso l’adolescenza e l’età adulta» racconta. «Jamie cerca di dargli gli strumenti per farcela in un mondo di orrori».
Il film di Boyle si aggiunge ai quasi 50 titoli del suo curriculum, che spazia da storie autoriali come Le belve di Oliver Stone e Animali notturni di Tom Ford a blockbuster come Kick-Ass e Avengers: Age of Ultron. Volto tra i più richiesti e amati dal pubblico, è anche una presenza fissa nelle classifiche degli attori più sexy. Ha il physique-du-rôle degli uomini d’azione (nel recente Kraven – Il cacciatore) e fascino da batticuore (è stato Vronski nell’Anna Karenina di Joe Wright con Keira Knightley). E, nonostante la giovane età, da anni viene descritto come un marito e padre ideale, con l’unico “difetto” – almeno per le fantasie femminili – di essere tutto casa e set.
Aaron Taylor-Johnson: «Ognuno di noi vive a una velocità diversa»
A 22 anni, nel 2012, si è sposato con la regista Samantha Taylor-Wood, che l’aveva diretto 19enne in Nowhere Boy, storia poco nota di John Lennon da adolescente. Aaron e Sam si sono innamorati nonostante 23 anni di differenza (lei ne ha 58), hanno voluto unire i loro due cognomi (quello di lui era solo Johnson), hanno due figlie di 15 e 13 anni. «Lui ama stare in famiglia e nella natura» ha detto la regista del marito. «Per me che sono una persona frenetica e sognatrice, è l’uomo giusto: mi calma, mi riporta coi piedi per terra». Nessuno dei due sente la differenza d’età. «Forse perché ho fatto a 13 anni quello che la maggior parte della gente fa dopo i 20» dice Aaron. «Non vedo il problema: ognuno di noi vive a una velocità diversa».
Il film che li ha fatti incontrare, Nowhere Boy, fu presentato al Torino Film Festival nel 2009, quando i due avevano appena annunciato di stare insieme. Prima di debuttare alla regia, Sam si era affermata come artista con opere e video esposti al Moma di New York e alla Biennale di Venezia. Si era separata dal gallerista londinese Jay Jopling, dal quale aveva avuto 2 figli (oggi di 28 e 19 anni). Aaron era un ragazzino sconosciuto all’estero, che però in Gran Bretagna recitava dall’età di 6 anni.
La carriera: tra incertezza e istinto
«L’inizio di tutto è stato su un palco del West End londinese, nella pièce An inspector calls di Stephen Daldry» racconta. «Mia madre mi portava ai provini perché vedeva che mi piacevano e poi, dato che ero vivace, cercava di tenermi impegnato: facevo ginnastica, arti marziali, nuoto, danza. A casa ballavo e mettevo su spettacoli coi miei compagni. Perfino in scena ero a mio agio, avevo meno paura del pubblico di quanta ne abbia oggi, forse perché ero convinto che la mia strada fosse lo sport».
Invece a 10 anni viene scelto per interpretare due gemelli nel film Tom e Thomas – Un solo destino, che esce nel 2002. «Al provino ero l’unico bambino solo, gli altri erano davvero gemelli. Ho fatto la mia parte, poi ho detto: “Ora chiamo mio fratello”. E sono uscito e rientrato. Quando mi hanno scelto per 5 mesi di riprese, è stata mia madre a convincermi: “È una bellissima esperienza, chissà se poi ti ricapita”. Ho accettato vari progetti pensando ogni volta che fosse l’ultima. Come padre mi sarebbe sembrato così strano vedere le mie figlie fare lo stesso percorso!».
Per anni Aaron ha una doppia vita da attore e studente, prima di lasciare la scuola per dedicarsi interamente alla recitazione: a quel punto ha 15 anni e gli viene affidato il ruolo di Edward Norton da giovane in L’illusionista. «Prendere decisioni simili quando sei un ragazzino ti fa crescere in fretta e ti aiuta nei passi successivi: ho imparato a fidarmi del mio istinto» dice. È con il ruolo di John Lennon adolescente che impara a cogliere lo spirito del personaggio più che impersonarlo. «Non ho frequentato scuole di recitazione, ho imparato tutto sul set, dai registi e dagli attori con i quali ho avuto la fortuna di lavorare».
Aaron Taylor-Johnson: tanti successi fino a 28 anni dopo
È volato negli Usa, dove oggi vive con la famiglia, per interpretare Kick Ass, camaleontico abbastanza da prendere l’accento americano «e calarmi nei panni di quello strano liceale con la fissa dei supereroi». E anche se inizialmente a Hollywood è davvero un “nowhere boy” spuntato dal nulla, Oliver Stone lo vuole per Le belve, storia di amicizia, amore e marijuana con Taylor Kitsch e Blake Lively. Se da un lato inanella una serie di film legati ai fumetti Marvel (Godzilla, Avengers: Age of Ultron), il personaggio più folle e memorabile glielo offre Tom Ford in Animali notturni, facendogli vincere un Golden Globe nel 2017. «Mi sono sempre chiesto perché abbia pensato proprio a me, per giunta sposato con figli, per il ruolo di un violentatore psicopatico.
Ho studiato vari serial killer, ho dormito da solo per settimane, anche nel deserto mangiando robaccia e bevendo alcol, tutto per sentirmi e apparire totalmente privo di empatia». Ha anche affrontato in scioltezza ogni gossip sul matrimonio con una donna molto più grande. «Io e Sam ci siamo rifiutati di nasconderci, anche se alcuni addetti stampa ci suggerivano di non mostrarci insieme». E sul set ha continuato ad affiancare i migliori. Ha lavorato con Brad Pitt (Bullet Train), Ryan Gosling (The Fall Guy), Willem Dafoe (Nosferatu). Ora, Aaron Taylor Johnson dopo 28 anni dopo sarà pronto a tornare nel mondo british di James Bond?