«Se lei ama un film, quasi certamente lo amerò anch’io, e viceversa. Io e Alissa abbiamo gli stessi gusti, la stessa visione del mondo. Non c’è persona che conosca profondamente quanto lei, e nella quale abbia tanta fiducia. E non mi ha sorpreso la bellezza di questa esperienza insieme: conosco il valore della donna che ho accanto». È raro sentire qualcuno esprimere in modo tanto sincero e toccante la stima e l’amore per la persona scelta come compagna di vita. Luca Marinelli parla così dell’attrice tedesca Alissa Jung, sposata nel 2018, che adesso debutta alla regia con un film in cui ha coinvolto anche lui. Paternal Leave, che Jung ha scritto e diretto, di cui Luca è protagonista con la giovanissima Juli Grabenhenrich, è stato presentato all’ultimo Festival di Berlino ed è ora al cinema.

Luca Marinelli e Alissa Jung tornano a lavorare insieme

È la storia della 15enne Leo, cresciuta in Germania senza mai conoscere il padre Paolo finché si mette in viaggio per trovarlo e gli si presenta davanti su una spiaggia deserta vicino a Rimini, dove lui vive. Quell’incontro inaspettato, dal quale Paolo è sempre fuggito, lo mette di fronte alla sua stessa fragilità, riaprendo un’antica ferita e scavando anche una crepa nell’equilibrio della sua nuova famiglia che nulla sa di quella ragazzina. Alissa Jung e Luca Marinelli raccontano fianco a fianco la genesi di questo film costruito insieme, lei da regista, lui da attore.

Si sono conosciuti sul set della miniserie Maria di Nazaret (2012). Volto di vari film d’autore (Le otto montagne dal romanzo di Paolo Cognetti, Non essere cattivo di Claudio Caligari), lodato per il ruolo di Mussolini nella serie M. Il figlio del secolo di Joe Wright (recentemente in onda su Sky e Now), Luca, 40 anni, vive a Berlino con Alissa, 43, e i figli che lei ha avuto dalla relazione precedente. Entrambi sono sensibili alle problematiche dell’adolescenza e promotori della onlus Pen Paper Peace, attiva nel settore dell’educazione (penpaperpeace.org), e del Progetto Buddy, che mette in contatto studenti universitari con teenager bisognosi di ascolto e supporto (progettobuddy.org).

Luca Marinelli con Juli Grabenhenrich: sono padre e figlia in Paternal Leave, diretto da Alissa Jung, presentato all’ultimo Festival di Berlino e ora nelle sale italiane.

La nostra intervista a Luca Marinelli e Alissa Jung

Paternal Leave sonda il rapporto tra genitori e figli partendo dalla storia di un uomo che dalla paternità è fuggito. Il protagonista sta ancora cercando il suo posto nel mondo quando conosce la figlia ormai adolescente.

Luca Marinelli: «Sì, e in un certo senso è l’incontro tra due persone che sono in una fase simile dell’esistenza, anche se Paolo è in ritardo rispetto alle tappe della maturità. L’arrivo di Leo è un regalo della vita: uno specchio che la ragazza gli mette davanti, un’occasione che lui potrà cogliere o no».

Come nasce questa storia?

Alissa Jung: «Avevo il desiderio di esplorare paternità e maternità, partendo da due domande: qual è la natura profonda delle relazioni coi figli? E perché ci sono alcune persone, per quanto poche, che non vogliono neppure conoscerli? L’idea mi è venuta 6 anni fa e trovandomi sulla costa vicino a Rimini, in autunno, ho pensato fosse il luogo perfetto per Paolo, solitario e sempre in movimento, che vive in un camper».

La genitorialità è al centro di Paternal Leave

Tra i temi del film c’è l’incomunicabilità tra adulti e ragazzi: in che modo si può aggirare?

L.M. «È importante che i genitori non solo ascoltino i figli ma siano consapevoli di quanto possono imparare da loro. I ragazzi vivono nel presente molto più di noi, gli adulti hanno più esperienza: per questo è importante che ci sia uno scambio. È quello che io stesso ho imparato nella nostra famiglia e da questa storia: Paolo avrà un’occasione di crescita se ascolterà la figlia».

A.J. «E soprattutto è bene ascoltare senza giudicare, cosa che gli adulti fanno più dei giovani».

Nel film Paolo e Leo si capiscono pur parlando un misto di italiano, tedesco e inglese. Le parole non sono l’unico modo di comunicare tra genitori e figli?

A.J. «Nelle prime prove Luca diceva le sue battute in italiano e Juli rispondeva in tedesco. Io credo molto nel linguaggio non verbale fatto di sguardi e gesti».

L.M. «Alissa ci ha dato un copione scritto in inglese, chiedendo di tradurlo sia in italiano sia in tedesco, ma alla fine è emerso un linguaggio a sé, un’inglese destrutturato e naturale in quella situazione».

Immagino che Luca non abbia fatto un provino per il ruolo…

A.J. «Forse inconsapevolmente, quando gli ho chiesto di venire a quello di Juli» (ride, ndr).

L.M. «L’atto di fiducia tra attori e registi, che nasce nel giro di un incontro o due, per noi è stato ovviamente naturale. Siamo stati professionali, lei nel ruolo di regista e io in quello di interprete, ma sapevo che davanti a lei non avrei potuto nascondermi o ricorrere a qualche rimedio tecnico nei momenti di difficoltà. E sapevo anche che mi avrebbe portato a fare qualcosa di nuovo, che insieme avremmo raggiunto delle belle altezze».

È un ruolo agli antipodi rispetto a quello recente di Benito Mussolini, che dice di aver interpretato con una certa dose di sofferenza: esprimere la fragilità è più nelle sue corde?

L.M. «Questa storia mette di fronte alla complessità della vita, alle difficoltà ma anche alle meraviglie che incontriamo. La vulnerabilità appartiene a tutti, ognuno risponde in modo diverso. Confesso che la reazione di Paolo all’arrivo della figlia mi metteva a disagio. Scappare non aiuta né lui né le persone che gli sono vicine, che ne temono bugie e fughe. Lui fugge anche da se stesso».

Esistono modi diversissimi di essere padri, tradizionali e autoritari come una volta o troppo amichevoli come negli ultimi anni. Come dovrebbero essere i genitori di oggi?

L.M. «Forse dovrebbero semplicemente essere se stessi. Liberi da paletti, pronti a cambiare la cultura patriarcale che ha solo creato sofferenze. Credo che essere naturali sia il miglior inizio di questa rivoluzione».