Vittoria Schisano, 47 anni, ha alle spalle una carriera d’attrice lunga oltre 20 anni, tra tv e cinema, e il 30 maggio riceverà il Nastro d’Argento per la serie La vita che volevi. Fino al 2014 si chiamava Giuseppe, poi ha fatto ricorso a un intervento di riassegnazione di sesso per diventare a tutti gli effetti la persona che sentiva di essere. Intervistata dal Corriere della Sera parla serenamente del suo percorso di transizione, ma confessa di essersi stancata di essere vista, soprattutto quando le viene assegnato un ruolo, solo come una persona transgender: «Finora si pensa a me solo come transgender (per quanto nella serie sono vincente), e non come suora, poliziotta o coatta tossica. Oggi non abbiamo bisogno di ruoli macchiettistici, basta e avanza il circo in tv. Io sono alta 1 metro e 80, perché ci si deve focalizzare su quel pezzetto lì», spiega.

L’operazione per la riassegnazione di sesso

Nel 2014 Vittoria Schisano si è sottoposta a un’operazione per la riassegnazione di sesso in una clinica di Barcellona. «L’ho fatta in modo incosciente e ingenuo, pensando che mettesse equilibrio nella mia vita. Se potessi tornare indietro inizierei, prima della rettificazione degli organi, le cure ormonali. Mi faceva schifo il pene, non volevo guardarmi allo specchio, era la mia grande bugia» ha raccontato. «Ho immaginato delle cose, come sarà stare con un uomo, come mi sentirò quando faremo l’amore? Uscita, sono stata visitata da una ginecologa incinta di una bambina: fu il benvenuto nel mondo delle donne» ha ricordato inoltre.

L’infanzia di Vittoria Schisano

Vittoria Schisano ha raccontato anche i suoi primi anni a Pomigliano d’Arco. Della madre dice: «Inizialmente non mi ha capito, mi fece una guerra enorme» ma poi con il tempo le due si sono chiarite e sono tornate ad amarsi, e ora l’attrice definisce la mamma «Il mio punto di riferimento». In quel periodo non era facile essere accettata ma soprattutto accettarsi: «La prima vittima dei pregiudizi sono stata io, educata dalla paura dei genitori, non avevano gli strumenti per capire e mi invitavano alla cautela, mamma mi diceva stai attenta». Anche a scuola non era semplice: «Ero discriminata perché mi nascondevo dietro a un dito. La mia verità era così evidente che era difficile non prenderne atto. Quando alle medie mi dicevano una battutaccia, le classiche, f…o, femminuccia, io mi ribellavo e l’insegnante di italiano zittiva me… Mi spiaceva portare questo disagio ai miei, lo tenevo per me. Chiudevo la stanza, mi mettevo allo specchio e imitavo Sophia Loren».

La vita sentimentale

Ora Vittoria Schisano è una donna felice, con accanto a sé un uomo che ama. «Sono circondata dall’amore degli amici e del mio compagno, Donato Scardi, che fa l’imprenditore e ha un figlio di 19 anni con cui non vado d’accordo, perché non gli è stato detto che se i genitori non vanno d’accordo si lasciano e si innamorano di altre persone». Vivono insieme a Lecce e nel loro futuro ci sono le nozze. Si sono conosciuti durante la presentazione del suo libro, La Vittoria che nessuno sa. Lui ha iniziato a corteggiarla ed è scoccata la scintilla: «Abbiamo fatto l’amore dopo due mesi che stavamo insieme, ed erano passati due anni dall’intervento. Essere vergini a 30 anni è diverso che a 15, è una roba molto importante».

La carriera di Vittoria Schisano

«Quando mi chiamavo Giuseppe interpretavo ruoli maschili, poi sempre transgender. Giovanni Veronesi mi ha detto che sono sottovalutata e dovrei competere con le colleghe» racconta Vittoria Schisano nell’intervista. Nella sua carriera anche una cover per Playboy, prima donna transgender ad andare in copertina. Per il futuro ha un sogno nel cassetto: «Di andare a Sanremo. Se hanno fatto scendere le scale a Malgioglio, con tutto il rispetto, non vedo perché non dovrei farlo io… La mia presenza avrebbe un significato diverso, sarebbe anche educativa rispetto alla tolleranza». Ma quello che desidera soprattutto è «una reale emancipazione, la prossima volta mi piacerebbe parlare solo di me come attrice».