Grazie per la domanda! È il titolo del secondo tour di spettacoli di Pierluca Mariti, conosciuto su Instagram (dove conta oltre 380.000 followers) come @piuttosto_che, ma è anche uno stile di vita: quello di chi non ha paura di parlare di sé senza sensi di colpa. Reduce dal successo di Ho fatto il classico, il comico e content creator è tornato a teatro lo scorso novembre e si fermerà solo a giugno, dopo aver attraversato non solo l’Italia ma anche l’Europa. Ad ascoltarlo non ci sono più solo i followers adoranti, ma un pubblico sempre più ampio, tanto che Bruxelles, Londra ed entrambe le serate di Barcellona sono sold out da mesi. Per l’occasione, abbiamo parlato di emozioni, come imparare a prendersi sul serio e apprezzare la vita quotidiana, nel bene e nel male. Conflitti compresi.
Intervista a Pierluca Mariti
Come stai vivendo il tuo secondo tour?
«Devo dire la verità, sono più in ansia. Ho fatto il classico era nato un po’ per caso, doveva essere un’esperienza unica e invece grazie alle tante richieste è diventata una vera e propria tournée, mentre per Grazie per la domanda ho voluto organizzare ogni dettaglio, lasciando pochissimo spazio all’improvvisazione».
È anche una storia più personale…
«Sì, volevo fare un passo avanti. In Grazie per la domanda racconto del percorso di terapia che ho iniziato, cercando di capire cosa mi sta insegnando e come mi fa sentire».
Ti definisci un people pleaser, cosa significa?
«Sì, sono una persona che evita i conflitti e tende a cercare di compiacere sempre gli altri. Di per sé, non è una brutta caratteristica, ma l’importante è non esagerare perché può diventare un vero disagio».
Gli insegnamenti della terapia
Come racconti nello spettacolo, questa è una caratteristica un po’ generazionale…
«Sì, noi millennial abbiamo questa tendenza a cercare di non deludere nessuno. Siamo stati i primi a sperimentare le conseguenze di una vita costantemente esposta sui social, le aspettative delle generazioni precedenti e i modelli irraggiungibili di bellezza, il tutto in un mondo ormai completamente diverso. Questo ci ha portato a cercare di fare (e di essere) un po’ tutto per non deludere nessuno: e ne stiamo pagando il prezzo».
Cosa hai imparato da questi mesi di terapia?
«Ho imparato a prendermi sul serio, ad ascoltarmi. Dal momento in cui ho cominciato a ritagliarmi quelle ore per parlare delle mie emozioni, mi sono concesso di trovare lo spazio per le mie emozioni anche da solo, con gli amici, in famiglia».
Che rapporto hai con la tua famiglia?
«Meraviglioso! Ovviamente non mancano i conflitti e le tensioni, ma credo che l’inizio della crescita sia il momento in cui cominciamo a diventare “altro” da chi ci ha cresciuti, e ci distacchiamo dalle aspettative per scegliere noi la strada che vogliamo prendere».
Pierluca Mariti: l’importanza di esserci
Di loro parli molto nello spettacolo, qual è il ricordo più bello?
«La storia della marmellata di ciliegie, che racconto in Grazie per la domanda!, mi riporta sempre a casa. È una nostra tradizione quella di fare la marmellata fresca appena i nostri ciliegi sono pieni di frutti, ma da quando vivo a Milano difficilmente riesco a partecipare. Mia madre, però, mi pensa sempre e l’ultima volta mi ha chiamato dicendomi che me ne avrebbe tenuto da parte un barattolo. Era buonissima, ovviamente, ma ho sentito la mancanza della freschezza e della cura che mettiamo insieme facendola. È una storia comune, ovviamente, ma mi ricorda che vale sempre la pena vivere a pieno, stare con le persone a cui vogliamo bene, e non rimandare convinti che poi ci sia tempo per tutto. Vale la pena esserci».
C’è qualcuno con cui sogni di collaborare?
«Tantissimi: Anna Marchesini, Gigi Proietti, Paola Cortellesi, Corrado e Caterina Guzzanti… Ho avuto la fortuna e l’onore di collaborare con Serena Dandini, che è un altro mio grandissimo punto di riferimento!»