Croccanti fritture, verdure in tempura, ciambelle dorate: alcune preparazioni devono la loro bontà inconfondibile alla cottura nell’olio. È possibile ricorrere a metodi più leggeri, come il forno o la friggitrice ad aria, ma il risultato non sempre regge il confronto. Dopo aver cucinato, però, ci si ritrova spesso con una padella piena d’olio usato. Cosa bisogna farne? Molti scelgono di conservarlo per un secondo utilizzo, magari per risparmiare o per non sprecare un prodotto costoso. E in effetti, in alcune preparazioni, un olio già usato può anche aggiungere un tocco di sapore. Ma è davvero sicuro riutilizzarlo?
Quando riutilizzare l’olio è sicuro (e quando no)
Gli esperti spiegano che l’olio da cucina può essere riutilizzato, a patto che si seguano alcune accortezze. Ogni volta che l’olio viene riscaldato, subisce cambiamenti chimici che possono ridurre la sua qualità e renderlo meno salutare. Con l’uso ripetuto, si formano sostanze nocive, tra cui composti potenzialmente cancerogeni. Si perdono inoltre i grassi benefici, come gli omega-3, e si sviluppano grassi trans, considerati dannosi per il cuore. È per questo che, anche se riutilizzare l’olio è possibile, è importante sapere quando è il momento di smettere.
Come riutilizzare l’olio in modo corretto
Ci sono alcune linee guida semplici da seguire per ridurre i rischi. Prima di tutto, è essenziale non superare mai il punto di fumo. Friggere a temperature comprese tra 175°C e 190°C è l’ideale: temperature più elevate aumentano la formazione di sostanze tossiche e possono generare fumi irritanti. Per controllare il calore in modo preciso, è utile dotarsi di un termometro da cucina. Inoltre, non tutti gli oli reagiscono allo stesso modo al calore: quelli più ricchi di grassi polinsaturi, come l’olio di soia o di girasole, si degradano più rapidamente rispetto ad altri più stabili, come l’olio di arachidi, di avocado o di palma. Gli oli con alta resistenza al calore, se ben filtrati e conservati, possono essere usati anche tre o quattro volte.
Un trucco utile
Un trucco utile è quello di rabboccare l’olio dopo l’uso, anziché sostituirlo completamente. In questo modo si diluiscono i residui dannosi e si preserva meglio la qualità. È consigliabile usare olio fresco ogni volta che possibile, soprattutto se si cucinano alimenti delicati. Attenzione anche al trasferimento di sapori: utilizzare lo stesso olio per fritti diversi può comprometterne il gusto.
Filtrare e conservare l’olio usato
Una volta terminata la cottura, è importante filtrare l’olio per eliminare le impurità. Bisogna aspettare che si intiepidisca, per poi versarlo attraverso un colino fine rivestito con una garza o un foglio di carta assorbente. Se ci sono ancora residui, va filtrato nuovamente. Per conservarlo, è bene scegliere un contenitore ermetico, meglio se opaco e resistente alla luce. Va etichettato con la data e l’alimento cucinato, e riposto in un luogo fresco e buio, come una dispensa o il frigorifero. Alcuni oli possono diventare torbidi con il freddo, ma torneranno limpidi a temperatura ambiente.
Quando va buttato
L’olio non può essere usato all’infinito. Alcuni segnali indicano chiaramente che è arrivato il momento di smaltirlo: odore rancido, colore troppo scuro, consistenza appiccicosa o presenza eccessiva di residui. Se inizia a fumare prima del solito o produce schiuma, meglio non rischiare. Per smaltirlo correttamente, non va versato mai nel lavandino o nel wc: può danneggiare le tubature e causare gravi problemi ambientali. È preferibile solidificarlo con materiali assorbenti (come fondi di caffè, carta o lettiera per gatti), chiuderlo in un contenitore ben sigillato e gettarlo nei rifiuti indifferenziati. In alcune città esistono anche punti di raccolta dedicati al riciclo degli oli esausti, destinati alla produzione di biodiesel o saponi.