Esserci sempre e a qualunque costo. Non perdersi nemmeno un evento, e magari postarlo sui social come garanzia del fatto che sì, era successo davvero. Fino a poco tempo fa era questo il massimo della coolness, e l’aver presenziato a ogni serata importante era qualcosa di cui andare particolarmente fieri. Oggi il vento sembra essere cambiato, e paradossalmente l’assenza è la nuova frontiera dell’apparire. Anche senza raggiungere gli estremi degli hikikomori, l’asocialità è diventata di tendenza. Sembra di moda snobbare le serate, gli appuntamenti e anche le persone per sottolineare il fatto che si sta bene anche senza, forse anche meglio. Un modo di fare che però, se da un lato rivaluta la bellezza del bastare a sé stessi, nasconde anche molti rischi per la salute psicologica.
La Generazione Stay-at-Home
Fino a qualche tempo fa era la FOMO, la paura di perdersi qualcosa di fondamentale, ad essere dominante soprattutto tra i giovani. Ora sembra che la scelta di non esserci sia la nuova forma del farsi notare. Secondo i dati del 2023 raccolti dal dipartimento della Salute statunitense, i giovani tra i 15 e i 24 anni trascorrono circa il 70% di tempo in meno con gli amici rispetto a quanto succedeva 20 anni prima. A paragone con gli over 65, preferiscono la solitudine nel triplo delle volte. Non a caso si parla di Generazione Stay-at-Home, con riferimento al fatto che spesso i ragazzi puntino di più su una solitudine organizzata che su una socialità a tutti i costi.
Perché si sta sempre di più a casa
Spesso preferire stare a casa piuttosto che partecipare a una serata con gli amici è una scelta obbligata. Il costo di un’uscita, che sia una cena al ristorante o un semplice cinema, è aumentata e tanto da essere a volte un piccolo lusso. Altre volte invece, l’asocialità corrisponde alla sana voglia di prendersi del tempo per sé stessi e coccolarsi un po’, guardando una serie in pigiama sul divano o dedicandosi a un trattamento beauty fai da te. Non c’è niente di male a voler tenere sotto controllo le spese, o farsi prendere dalla pigrizia qualche volta. Il problema non è nello scegliere di stare da soli, ma nell’isolarsi dagli altri proponendolo come una scelta glamour. In questo hanno un ruolo importante i social, che se prima venivano utilizzati per raccontare l’eccesso vita mondana, oggi sono spesso strumento per enfatizzare la bellezza della solitudine.
L’importanza di saper stare da sola
Saper stare da sola è importante. Innanzitutto favorisce la conoscenza di sé e la crescita personale. Inoltre aumenta il benessere mentale e la capacità di affrontare le sfide della vita con maggiore consapevolezza. Non dover dipendere sempre dagli altri per stare bene non è solo giusto ma anche sano. Ogni tanto poi è necessario prendersi una pausa, raccogliere le energie e i pensieri, riflettere su quali sono le proprie emozioni e i propri obiettivi. In questo senso, una giusta dose di asocialità non solo non è negativa, ma è benefica.
Quali sono i rischi dell’asocialità
Isolarsi troppo ed evitare le interazioni con gli altri, anche se sfoggiato sui social come qualcosa di cool, alla lunga perde i suoi effetti benefici e porta alla luce quelli negativi. Il rischio è che insorgano ansia e depressione, e che si abbassi l’autostima. Il confronto e la condivisione con gli altri non è solo svago, o un modo per riempire il tempo. Significa anche mettersi alla prova, costruire legami affettivi, conoscere nuovi punti di vista e modi di fare. Insomma, la cosa giusta da fare è uscire dalla logica di cosa è cool e cosa non lo è, e iniziare a fare ciò che ci fa stare davvero bene. Un po’ di asocialità va bene, se in quel momento hai necessità di chiuderti in te stessa e dedicarti del tempo, ma senza dimenticare che fuori c’è un mondo pieno di persone da conoscere e scoprire.