Invitava gli studenti increduli a salire in piedi sui banchi per guardare il mondo – e loro stessi – da un’altra prospettiva: John Keating-Robin Williams ne L’attimo fuggente era l’insegnante che tutti avremmo sognato di incrociare. Entusiasta, competente, empatico. Come la “signorina” Katherine Watson-Julia Roberts di Mona Lisa Smile e – giusto per fare un salto dalle nostre parti – come Dante Balestra-Alessandro Gassmann della fiction Rai Un professore. Maestri di letteratura, arte e filosofia, ma anche di vita, in grado di insegnare a procedere controvento, fregandosene delle occhiatacce della gente, puntando dritti a quell’obiettivo che non si finisce mai di inseguire: la piena realizzazione, professionale e umana, delle proprie potenzialità.

La parola alle superstar

A rimarcare il ruolo chiave di chi sta alla cattedra ci pensano le star, specie quando si ritrovano con un premio tra le mani. Dopo aver ringraziato mamma e colleghi, in molti ricordano l’insegnante che ha fatto emergere il loro talento o che, al contrario, ha rischiato di affondarlo, condannandoli a un’esistenza nelle retrovie. «Grazie Ms. Brigham per aver creduto in me», ha detto rivolgendosi alla sua prof di coro Billie Eilish dopo aver vinto l’Oscar 2024 per la miglior canzone. Di tutt’altro sapore il discorso di Kate Winslet che, dal palco dei Bafta 2016, ha raccontato: «A 14 anni, un insegnante disse che mi sarei dovuta accontentare di interpretare ragazze grasse». Ha rivelato un bruttissimo episodio simile Hannah Waddingham della serie Ted Lasso: «Il prof di recitazione ha detto alla classe: “Hannah non funzionerà mai sullo schermo, sembra che un lato del suo viso sia reduce da un ictus”».

Addio autostima e voglia di studiare

Non solo i divi: una studentessa del liceo Ricci Curbastro di Lugo (Ravenna) ha scritto al corpo docenti una lettera diventata virale: “Secondo la cultura giapponese ogni persona dovrebbe possedere un ikigai, cioè uno scopo nella vita, quel qualcosa che ti fa svegliare la mattina. Bene, io l’avevo trovato nello studiare (…). Poi ho iniziato a comprendere, ogni giorno di più, che non imparo nulla di utile, non mi viene spiegato nulla in modo appassionante, non vengo mai ricompensata per il duro lavoro. Quando arrivo a casa e devo aprire il libro per studiare mi viene da piangere, sento la mia mente chiudersi, bloccarsi”. «Insegnanti superficiali e poco competenti possono sgretolare l’autostima e la determinazione», spiega Claudia Denti, dottoressa in Scienze dell’Educazione, fondatrice di Genitore informato (genitoreinformato.com). «Viceversa, l’incontro con un prof preparato ed empatico può essere decisivo consentendo ai ragazzi di individuare e far germogliare i loro punti forti».

La scintilla del buon insegnante

La caratteristica numero uno che un buon insegnante deve possedere? «Per riuscire ad accendere una scintilla negli studenti, dev’esserne dotato lui per primo: è importante, cioè, che la sua passione per l’insegnamento sia tanto spiccata da spingerlo ad approfondire la conoscenza di ogni studente e, al tempo stesso, a mettersi in discussione e ad aggiornarsi con costanza», dice Claudia Denti. «Soltanto così riuscirà a restare in sintonia con i giovani che, da una generazione all’altra, possono cambiare in modo radicale, anche influenzati del periodo storico che stanno attraversando».

buon insegnante chi è davvero
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Un buon insegnante è severo il giusto

In un sistema scolastico complesso, gli insegnanti del nostro Paese devono fare i conti con uno status sociale scarsamente riconosciuto e uno stipendio non adeguato alla responsabilità che ricoprono. «Eppure in molti restano in prima linea, rappresentando per i ragazzi punti di riferimento stabili», prosegue Claudia Denti. «Riesce a essere davvero di ispirazione e sostegno chi è in grado di dosare sensibilità e fermezza. Il buon insegnante è una guida di cui ci si può fidare, severo il giusto, non autoritario ma autorevole. È una questione di carattere, ma non solo: per affinare doti come capacità di ascolto e risolutezza nel far rispettare le regole serve un lavoro su se stessi. Anche perché insegnare mette ogni giorno alla prova, è un mestiere che espone al giudizio, al conflitto e alla fatica emotiva».

Cosa fa un buon insegnante di fronte a uno sbaglio?

Non hanno – apparentemente – preferenze, ma fanno sentire tutti speciali. Di fronte ai ragazzi ostili non reagiscono di pancia e non costruiscono muri, ma cercano di sciogliere nodi e affrontare disagi, anche con la collaborazione degli altri insegnanti e coinvolgendo le famiglie. «Quando uno studente sbaglia -esempio straclassico, viene pizzicato a copiare -, un buon insegnante fa in modo che ci siano delle conseguenze ma, al tempo stesso, cerca di approfondire la questione, parla con il ragazzo, punta a fargli capire che nella vita tutti commettono errori e tutti hanno la forza, oltre che il dovere, di rimediare», suggerisce Denti. Ma c’è un compito ancora più importante che ogni maestro dovrebbe svolgere, e ha a che vedere con i sogni.

Giù le mani dai sogni

Appoggiare e sostenere chi nasconde un talento e, magari, semplicemente, non ha ancora l’equilibrio, la sicurezza e la maturità necessari per riconoscerlo ed esprimerlo al meglio: un buon insegnante fa questo, e ben altro. «Sono convinta che nessuno possa arrogarsi il diritto di distruggere i sogni altrui, nemmeno quando sostiene di farlo a fin di bene», spiega la dottoressa in Scienze dell’Educazione. «Se un ragazzo, ad esempio, ha una grande passione per la musica e si diverte a suonare, l’insegnante dovrebbe incoraggiarlo a proseguire anche quando, in cuor suo, ritiene che non sia un fuoriclasse. Non sarebbe giusto illuderlo e mentirgli dicendogli il contrario, ma nemmeno tarpargli le ali. Tra l’altro, potrebbe migliorare e sorprenderci. A patto di non arrendersi, ovvio». E il curriculum delle tenaci Kate Winslet e Hannah Waddingham sta lì a dimostrarlo.