debito scolastico

Un’estate da “mamma rimandata”

Che per i ragazzi siano una scocciatura e una frustrazione si sa. Ma gli esami di riparazione sono, una spada di Damocle anche per i genitori. Che però non devono farne una tragedia ma affrontarli con, l’atteggiamento giusto. Come ci consiglia l’esperta

L’incubo di quando eravamo alle superiori per chi è diventato genitore si ripropone ancora oggi. Arrivare alla fine dell’anno scolastico con un debito scolastico (o, come si diceva un tempo, “rimandati a settembre”) non è una condanna solo per gli studenti, ma anche per le loro famiglie. A inizio giugno ci si ritrova infatti a smontare e rimontare il tetris di ferie e vacanze già programmate.

Se quest’anno la spada di Damocle delle insufficienze si è abbattuta su vostro figlio e, quindi su di voi, potete però consolarvi: il 42 per cento degli studenti italiani viene promosso ogni anno con debiti e trascorre l’estate in recupero. Succede che gli esami di riparazione vengano programmati a luglio, salvando così il Ferragosto. Il più delle volte, però, l’appuntamento è prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, la scelta è a discrezione dei singoli istituti. E allora son dilemmi per tutti.

Debito scolastico: come organizzare le vacanze

«Io sono un’abbonata, questo è il terzo anno consecutivo che mi capita» racconta Donatella tra il rassegnato e il divertito. Eppure, stavolta tutto sembrava andare per il verso giusto, almeno fino ad aprile. «Tra Pasqua, ponti e gite, a scuola non hanno combinato più niente e mio figlio si è beccato due volte un cinque in Scienze allo scientifico. La colpa è sua e io sono sempre dalla parte degli insegnanti, ma ogni tanto servirebbe un po’ più di organizzazione per non finire i programmi di corsa a maggio. A fine anno, i ragazzi ormai sono stanchi, fa caldo e pochi hanno ancora voglia di studiare».

Al suo debutto come “mamma rimandata”, invece, Margherita già lo sapeva che, alla fine del primo liceo classico, quest’anno a sua figlia sarebbe toccato il cartellino giallo. «È stato un anno complicato e alla fine ha avuto anche una mazzata, anzi tre: debito in Greco, Latino e Storia. Che fa pure un po’ ridere, chi è che prende il debito in Storia?» ironizza Margherita. Anche per questo, da madre non se l’è sentita di “punirla” ulteriormente. «Ora mia figlia è al mare con gli amici» racconta. «La sua vacanza non è mai stata in discussione, anche perché era già pagata (ride). Forse sono troppo buona ma credo che avesse bisogno di staccare dopo essersi impegnata per riuscire a recuperare».

Debito scolastico: i consigli dell’esperta

Un atteggiamento che la psicologa Giulia Disegna, specializzata in psicopatologia dell’adolescenza e coautrice del podcast sulla salute mentale No Pasa Nada, consiglia. «Tutto sta a capire come si è arrivati alle insufficienze» spiega la dottoressa. «Se il ragazzo o la ragazza si è dato da fare durante l’anno, ma ha affrontato difficoltà oggettive in una o più materie non è il caso di infierire perché il debito viene già vissuto come un’onta. Se invece non ha voluto saperne di aprire i libri allora la linea dura ci può stare. Il che non vuol dire togliere qualsiasi possibilità di svago, ma imporre regole e un ritmo di studio che durante l’anno non c’è stato».

Per fare questo, però, secondo la psicologa non è necessario stravolgere i programmi estivi di tutta la famiglia. «Avere un debito non è una malattia e tutto sta nel sapersi organizzare, soprattutto in presenza di altri fratelli o figli piccoli». Forte, suo malgrado, dell’esperienza di “veterana”, Donatella elargisce alcuni consigli a chi si trova per la prima volta in questa situazione: «È importante non lasciar passare troppo tempo dalla fine della scuola all’esame. Lo studio deve essere pianificato in modo graduale, tenendo conto anche dei compiti per le vacanze, così da non affannarsi a estate inoltrata per finire tutto». E le vacanze in famiglia? «Non si devono sacrificare: mio figlio ha studiato anche al mare».

Certo, non tutte le vacanze sono possibili. L’estate di Margherita, per esempio, puntava all’Atlantico, ma si fermerà al Tirreno: «Avevamo in programma un viaggio negli Stati Uniti ma rimarremo qui. La fortuna è che i miei almeno hanno una casa a Fregene e potremo evitare l’agosto in città».

Genitori e professori: come ricreare l’alleanza

VEDI ANCHE

Genitori e professori: come ricreare l’alleanza

Come gestire il recupero?

In soccorso di ragazzi e famiglie oggi per fortuna c’è Internet e tanti insegnanti danno ripetizioni online, esistono anche portali dedicati come Go Student. Il problema, tuttavia, è il costo: si va dai 20 ai 50 euro all’ora, a seconda delle materie «e trovare insegnanti di Greco non è facile». Alcune scuole organizzano corsi, gratuiti di recupero durante l’estate, molte altre, invece, «lasciano ragazzi e famiglie al loro destino» lamenta Margherita. «E se uno la versione non l’ha imparata a fare in tre anni, come può farcela da solo d’estate?».

Nonostante lei da ragazza abbia frequentato una scuola privata inglese, dove la possibilità di essere rimandati non è contemplata, per sua figlia ha preferito l’istruzione pubblica: «La scuola italiana mi piace molto» dice «però gli esami di riparazione fatti così non hanno molto senso secondo me. L’ideale sarebbe farli a luglio organizzando prima un corso di recupero valido che dia realmente ai ragazzi la possibilità di essere aiutati e promossi. Invece è un lavarsene le mani che va soprattutto a scapito delle famiglie che non hanno mezzi o degli stranieri che già fanno fatica con la lingua, se poi li rimandi a settembre lasciano la scuola e vanno a lavorare».

A proposito di lavorare, secondo la psicologa Disegna solo in alcuni casi si deve considerare l’ipotesi di mandare i ragazzi a fare lavoretti estivi per pagarsi le ripetizioni. «Tutto dipende dall’educazione economica in famiglia: se l’idea di una piccola contribuzione economica da parte del figlio c’è già, allora compatibilmente con lo studio non ci sono problemi. Se invece i genitori hanno sempre pagato tutto, la richiesta di andare a lavorare risulterebbe troppo punitiva».

Debito scolastico: come aiutare i ragazzi

Quando, oltre al supporto didattico, è necessario quello psicologico? «Quando si manifestano, apatia e atteggiamenti depressivi come il non voler uscire più di casa o non vedere gli amici» risponde la psicologa. «Se alla base c’è “solo” poca motivazione o difficoltà nell’apprendimento sarebbe opportuno fare una riflessione in più sul tipo di percorso scelto». A volte, però, anche chi la dura può vincerla. Il figlio di Donatella, ad esempio, l’anno scorso aveva il debito in matematica, «quest’anno abbiamo preso 7!».

Avere debito scolastico, insomma, mette i ragazzi e le loro famiglie, di fronte a un limite da superare. Però, «con l’atteggiamento giusto» conclude la psicologa «può davvero trasformarsi in una esperienza formativa per tutti».

Riproduzione riservata