Tra i genitori iperprotettivi e quelli che tendono a lasciare la massima autonomia ai figli, ecco che ultimamente si fa largo una nuova figura: quella dei genitori pavone, cioè la versione “nostrana” dei peacock parents. Se la definizione arriva, come spesso accade, dal mondo anglosassone, il comportamento si riscontra anche in madri e padri italiani, come l’abitudine a mostrarsi perfetti e ad aspettarsi dai figli altrettanto impegno nel risultare impeccabili.

Chi sono i genitori pavone

Come se non fosse già abbastanza nutrita, nella “fauna” genitoriale – già composta da madri tigri, genitori delfino, medusa, ecc. – adesso entrano anche i genitori pavone. Sono quelli molto attenti all’immagine di sé che offrono agli altri, che mirano a sembrare perfetti e che, molto spesso, sono anche molto carismatici: per esempio, mentre gli altri faticano a farsi ascoltare dai figli, a loro bastano poche parole perché le indicazioni vengano seguite. Il risultato è che sono ammirati dagli altri adulti che, invece, sono spesso alle prese con rapporti contrastanti con la propria prole. Esiste, però, un rovescio della medaglia.

Genitori pavone: narcisisti e distaccati

È davvero tutto oro quel che luce? In realtà, secondo gli psicologi, i genitori pavone sono un po’ troppo narcisi – proprio come gli animali a cui si fa riferimento – da non prestare la dovuta attenzione nel costruire un rapporto sereno con i figli, che così spesso finiscono con il ricercare affannosamente l’approvazione di madri e padri, per non deludere le loro aspettative. A risentirne sarebbe dunque il loro benessere emotivo. «Questi genitori sono connessi a sé stessi, non agli altri. Tendono a vedere i figli come un’estensione di loro stessi, piuttosto che come individui con bisogni autonomi», ha spiegato al Daily Mail la psicologa clinica Nihara Krause, docente in salute mentale adolescenziale.

Come riconoscere i genitori pavone

Se il quotidiano inglese ha posto l’attenzione su questo stile genitoriale, una delle prima a parlarne era stata tre anni fa Candice Tamara, che si autodefinisce trauma coach. La coach aveva realizzato un video virale intitolato «4 segnali che sei stato cresciuto da un genitore narcisista», eccoli: l’incapacità di ammettere errori propri o dei figli; il gaslighting, cioè una sorta di manipolazione psicologica per cui chi la subisce dubita di avere una percezione corretta della realtà e quindi ha bisogno del genitore per “decifrarla”; l’invasione costante del raggio di azione dei figli, per cui si decide sempre per loro, lasciando poca o nessuna autonomia; la pretesa di ricevere attenzione a propria volta dai figli, anche quando questi crescono, per rimanere sempre il loro punto di riferimento.

Narcisismo in crescita, complici i social

Alla base di tutti e quattro questi comportamenti dei genitori pavone, ci sarebbe il bisogno di controllare tutto e, soprattutto, di essere al centro dell’attenzione anche in famiglia: da qui il controllo dei figli, delle loro scelte, amicizie, ecc. «Io li definisco più che altro genitori struzzo: ci sono da sempre, ma ultimamente sono aumentati, complice la tecnologia (vedi i social) che mettono al centro l’apparenza, l’immagine di sé e dunque l’egocentrismo», commenta Nan Coosemans, family e youth coach, fondatrice di Younite, che si occupa di relazioni all’interno delle famiglie con adolescenti.

I peacock parents e il bisogno di controllo

«Il mondo online, tra piattaforme e social, ha dato una forte spinta alla crescita dell’ego: adulti e giovani subiscono l’esigenza di farsi vedere, di ritagliarsi un ruolo da mostrare, di dover essere migliori degli altri. La pressione ad essere perfetti è molto elevata – spiega Coosemans – In questo contesto molti genitori sentono il bisogno di modellare il figlio, in modo che sia il risultato del loro “lavoro” e della loro bravura come madri e padri, invece che connotarsi come individui autonomi, con una loro personalità. Per questo sono anche così ipercontrollanti e decidono il tipo di scuola, lo sport e persino le amicizie dei figli».

I genitori perfetti non esistono

Ma se non esiste un manuale per il perfetto genitore, non esistono neppure genitori perfetti, osserva l’esperta: «Una regola fondamentale resta comunque quella di lasciare spazio ai propri figli, per le loro scelte e anche per i loro errori, per non frenare la loro crescita. Il risultato immediato è una bassa autostima: questi bambini e ragazzi non si sentono mai all’altezza delle aspettative. Lo vedo anche nel mio lavoro: da 15 anni a questa parte non ho mai visto così tanti giovani talmente disorientati, da non sanno cosa vogliono nella vita perché qualcuno ha sempre deciso per loro».

Le conseguenze emotive per i figli

Come indicato dagli esperti, uno dei segnali per riconoscere i genitori pavone è il gaslighting: di fronte a potenziali divergenze con i figli, non si lascia loro la possibilità di assumere una visione differente rispetto a quella del genitore, che tenta di imporre la propria come l’unica possibile. Secondo gli psicologi questo atteggiamento con il passare del tempo convince il giovane di non avere una corretta percezione della realtà. «In effetti questo tipo di adulti non ammette il dialogo, perché parte dal presupposto di avere sempre ragione, così i figli crescono senza idee proprie e con una bassissima autostima», conferma la family coach.

Imparare a conoscere i figli

Come uscire da questa situazione? «Per un narcisista è difficile cambiare, forse è più utile agire sul compagno o la compagna, o sui figli, in modo da far capire loro che possono (e devono) agire autonomamente, compiere scelte anche sbagliate, imparando a superare gli ostacoli da soli – suggerisce Coosemans – Ogni genitore, comunque, dovrebbe ricordare che i suoi figli hanno una loro unicità e vivono un presente che non è il loro: non solo vanno ascoltati per quello che pensano, ma vanno conosciuti per ciò che sono. In una società dove tutti sono spinti ad avere successo e a primeggiare, fin da piccoli, se non si vuole che crescano narcisi a loro volta è importante non alimentare questa corsa a far prevalere sempre il proprio ego».