Oltre ai grandi festival e concerti dell’estate, gli appassionati di musica hanno la ghiotta opportunità di ripercorrere le origini del rock visitando tre mostre dedicate a nomi leggendari del filone britannico. Dai Beatles ai Pink Floyd, dagli Yes ai Genesis fino a Peter Gabriel. Il progetto espositivo Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico – curato da Francesco Spampinato – è ospitato presso il Padiglione d’arte della Fondazione Luigi Rovati di Milano.

Aubrey Powell & Storm Thorgerson, Pink Floyd “Wish You Were Here” copertina Front Cover, 1975

Tre appuntamenti con la storia del rock

Si è partiti il 17 aprile con i Fab Four raccontati fino all’8 giugno nel percorso The Beatles. Il mito oltre la celebrità. Segue, dal 14 giugno al 27 luglio, la mosta Pink Floyd, Yes, Genesis. Nuove percezioni della realtà. Si chiude con Peter Gabriel. Frammentazione dell’identità, in programma dal 27 agosto al 5 ottobre.

Un percorso fra arti visive e musica rock

Il ciclo espositivo indaga le origini e gli echi dell’art rock che ha preso forma nella Gran Bretagna degli anni ’60 e ‘70. Si mette in luce la convergenza tra il mondo delle arti visive e quello della musica rock. In mostra dipinti, illustrazioni, fotografie, installazioni, video e memorabilia, testimoni di una stagione “storica” in cui celebri artisti, fotografi e illustratori danno forma all’immaginario visivo di band e musicisti straordinari. E lo fanno attraverso copertine iconiche, servizi fotografici e performance multimediali che forgiano miti del rock ancora oggi insuperati. Tra le fonti di ispirazione dell’art rock, il Surrealismo, la Pop Art inglese, il postmodernismo fino alle più recenti correnti artistiche. Le opere esposte provengono dalla collezione della Fondazione Luigi Rovati e da prestiti di importanti collezioni pubbliche e private.

The Beatles. Il mito oltre la celebrità

Beatles Milano 24 06 1965

La mostra illustra l’effetto dirompente dei quattro ragazzi di Liverpool sulla società, la cultura visuale e l’industria culturale, consolidando le dinamiche dello star system per poi travalicarle, raggiungendo il mito. La mostra approfondisce la creazione della celebre copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967), iconico album dei Beatles, attraverso l’intero portfolio fotografico realizzato da Michael Cooper per documentare il celebre diorama di William Blake e Jann Haworth, quintessenza della Pop Art inglese.

In mostra anche un’opera originale della serie Old Lady (1962-63) di Haworth, la bambola che compare tra i personaggi a grandezza naturale della copertina. Un’attenzione anche alla dimensione psichedelica dei Beatles attraverso i ritratti realizzati da Richard Avedon e le distorte interpretazioni di Charles Manson a cui allude Raymond Pettibon. Mentre il video Smile (1968) di Yoko Ono ci presenta un ritratto intimo di John Lennon, I‘m Not The Girl Who Misses Much (1986) di Pipilotti Rist chiude il percorso con un’eco impertinente, di taglio femminista.
17 aprile – 8 giugno

Pink Floyd, Yes, Genesis. Nuove percezioni della realtà

Colin Elgie, A Trick of the Tail, 2012 (1976), Courtesy of the artist, Collezione privata, Milano

La mostra ripercorre l’immaginario psichedelico e surrealista che accompagna le produzioni di queste mitiche band. Il percorso si apre con un’opera del pittore metafisico Alberto Savinio, proseguendo con i dipinti di Roger Dean per le cover degli Yes e le visionarie fotografie di Hipgnosis e Storm Thorgerson per i Pink Floyd. Tra le quali il prisma di The Dark Side of the Moon, l’uomo che va a fuoco di Wish You Were Here e il maiale gonfiabile di Jeffrey Shaw per la copertina di Animals.

Per i Genesis, in mostra i dipinti di Paul Whitehead per Trespass, Nursery Cryme e Foxtrot con l’immagine della volpe in abito rosso e gli acquarelli originali di Colin Elgie per le cover di A Trick of the Tail e Wind and Wuthering. A risuonare con questo immaginario surreale, una installazione dell’artista svedese Nathalie Djurberg che mostra un mondo fiabesco fatto di pillole multicolore.
14 giugno – 27 luglio

Peter Gabriel. Frammentazione dell’identità

Keith Haring, Senza titolo, 1985

Alla poliedrica identità di Peter Gabriel, anima dei Genesis nei loro primi anni di attività e poi diventato celebre per la sua carriera solista, è dedicata la terza mostra, Peter Gabriel. Frammentazione dell’identità. La mostra comprende

  • copie firmate dall’artista degli artwork di Hipgnosis per le copertine dei suoi primi tre album, Car, Scratch e Melt,
  • le fotografie e i videoclip degli iconici travestimenti dell’artista. Dalla donna-volpe di Foxtrot al celebre trucco creato per Shock the Monkey nell’omonimo videoclip e nelle esibizioni dal vivo.
  • i progetti multimediali e interattivi in CD-ROM degli anni ‘90.

Un percorso che esplora il tema della frammentazione dell’Io nella ricerca dell’artista. E che nella mostra prende avvio dalla celebre rappresentazione di Rrose Sélavy (1921), alter ego di Marcel Duchamp, documentato nelle fotografie di Man Ray, e prosegue con opere originali di Keith Haring e Kiki Smith che trattano della crisi dell’identità in epoca postmoderna.
27 agosto – 5 ottobre