Oltre uno studente delle superiori su 10 pensa all'anno sabbatico

Oltre uno studente delle superiori su 10 pensa all’anno sabbatico

Una pausa dopo la maturità è uno scenario valutato da un numero crescente di studenti. Un "lusso" che, curiosamente, attrae di più chi proviene da contesti sociali medio-bassi. Ecco i dati dell’osservatorio di Skuola.net, in collaborazione con ELIS

Prendersi un anno sabbatico dopo la Maturità. Oltre uno studente delle superiori su 10, alle soglie del diploma, pensa a questo scenario. Lo rivela l’osservatorio “Dopo il diploma” condotto da Skuola.net – su un campione di 3.200 alunni delle scuole superiori – in collaborazione con ELIS, realtà no profit specializzata nella formazione al lavoro.

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Le motivazioni

La motivazione principale della necessità di una pausa è la voglia di fare esperienze che vadano oltre il binomio studio-lavoro, indicata da quasi un terzo del campione (30%). Il 28% farebbe l’anno sabbatico per schiarirsi le idee su cosa fare in futuro. Mentre il 23% userebbe la pausa per guadagnare in benessere psico-fisico, vero nervo scoperto per migliaia di giovani. Solamente uno studente su 5, invece, lo sceglierebbe per un’assenza di altre prospettive.

Il trend dell’anno sabbatico è in crescita

Il trend del cosiddetto “anno sabbatico” è in costante ascesa. Se nel 2021 solo l’11% del campione interpellato metteva in conto un periodo di pausa, un anno dopo era il 13% e ora rappresenta il 16%.

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La differenza sociale e di genere

I dati del report di Skuola.net rivelano, inoltre, che la possibilità di vivere un anno sabbatico dopo il diploma è un’alternativa che sembra avere più successo tra chi proviene da contesti sociali medio-bassi (sale al 20%) e tra gli studenti maschi piuttosto che tra le studentesse.

“Una situazione paradossale”

“Si tratta di una situazione paradossale”, fa notare Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. “Una volta l’anno sabbatico era un lusso da ‘ricchi’, mentre ora sembra un ulteriore fardello a carico dei meno abbienti. Questo perché la scuola sembra non essere capace di offrire sufficienti possibilità di realizzare esperienze di vita oltre lo studio o di completare nei tempi giusti il percorso di orientamento, in modo da essere pronti al futuro subito dopo il conseguimento del diploma. Così è facile che laddove la famiglia possa sopperire a tali lacune grazie alle proprie risorse culturali e finanziarie, l’esigenza di mettersi in pausa si riduca drasticamente”, fa notare l’esperto.

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Il vero fattore di rischio dietro all’anno sabbattico

“Sembra che i ragazzi abbiano molta più libertà di scelta, quasi infinite possibilità di sviluppo formativo e professionale. In realtà, il rovescio della medaglia è una sorta di “paura paralizzante”, spiega Gianluca Sabatini, Responsabile Marketing e Sviluppo Education ELIS. “Il momento di ‘ogni scelta’, per paura di sbagliare, si traduce in un momento di ‘nessuna scelta’. A peggiorare questo umore incerto c’è anche la FOMO, la “paura di essere tagliati fuori”: “nuove forme di ansia sociale gravano sui nostri studenti. Ne consegue che il benessere psicologico sia il vero tema, il vero fattore di rischio”. Per Sabatini però, “è possibile fronteggiare queste criticità spiegando il concetto di “pausa” non come anno sabbatico ma come percorso da intraprendere a seguito di un buon orientamento. Più e più volte abbiamo sottolineato l’importanza di un affiancamento costruttivo agli studenti. L’attenzione va posta non solo al percorso scolastico, ma alle attitudini mostrate in aula, da trasformare in competenze professionali”.

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