E ora tutti a scandagliare la vita di Sofia Stefani, la vigilessa di 33 anni morta per un colpo di pistola partito dall’arma di Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia locale di Anzola, il comune in provincia di Bologna dove tutto è accaduto.

I dettagli inutili sulla vita di Sofia Stefani

La polizia sta indagando, mentre si rincorrono le voci sul fatto che i due avessero (o avessero avuto) una relazione. Lui sposato, lei fidanzata. Lui voleva lasciare lei, o lei voleva lasciare lui? O non stavano già più insieme? Le domande si avvicenderanno per giorni, mentre i programmi tv del pomeriggio cominceranno a bussare alla porta dei genitori di lei, la famiglia di lui, e poi giù, i parenti, gli amici, anche gli ex – di lei e pure di lui, anche di 30 anni prima.

Prima di Sofia Stefani, Vanessa Ballan

D’altronde, non è stato così per Vanessa Ballan, la 27enne uccisa a coltellate a Treviso? «Per mesi si è fatto intrattenimento su questa vicenda, come sempre accade quando una donna viene uccisa, soprattutto se giovane: si vanno a scandagliare tutti gli aspetti della sua vita personale, anche se non hanno attinenza col crimine» spiega Nadia Somma, Consigliera nazionale della rete D.i.Re. «Si è scritto che era incinta dello stalker che l’ha uccisa, poi si è aggiunto che aveva avuto in precedenza una relazione con un altro, e senza nessun riguardo la Procura ha lasciato trapelare che era stato richiesto l’esame del dna sul feto. Al di là delle esigenze investigative, legittime, era una notizia che andava tenuta riservata». 

La tv del dolore come un radar nella vita delle donne morte

Il colmo si è raggiunto con il caso di Liliana Resinovich, sui cui i programmi tv del pomeriggio hanno campato per mesi. «Su questa donna, che molto probabilmente si è suicidata, si è scritto e detto di tutto. Abbiamo visto le telecamere più volte a casa del marito e del presunto amante, che raccontano di una relazione di 30 anni prima e pure di un aborto. Tutti dettagli, utili solo a far crescere la morbosità del pubblico, non certo a far luce sulla verità. Tutti megafoni che infangano e gettano discredito sulla figura di una povera donna che ormai non c’è più» prosegue Nadia Somma. 

Di Carol Maltesi ci ricordiamo solo che era su Onlyfans

Hai presente la vicenda di Carol Maltesi? Della sua storia, un omicidio brutale, premeditato, per cui il responsabile, Davide Fontana, è stato condannato all’ergastolo, ci ricordiamo tutti che era una pornodiva, sbarcata anche lei su Onlyfans, e che per questo lui l’ha uccisa. Come dice Nadia Somma: «Ancora una volta, il pensiero che fa da sottofondo è che sotto sotto la donna se l’è andata a cercare col suo comportamento disinibito e provocatorio. Anche nel caso della vigilessa uccisa, prima ancora di avere conferma di cosa sia avvenuto realmente, si scrive e si urla in tv che i due avevano una relazione: tutto sempre nella direzione del voyeurismo e del sensazionalismo , per accarezzare la morbosità del pubblico senza neanche rispetto della cronaca. Magari, davvero, il colpo è partito per sbaglio».