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A lezione di inclusione alla Statale di Milano

L’Università degli Studi di Milano sta mettendo in campo molte iniziative per contrastare ogni tipo di discriminazione, dentro e fuori l’ateneo. Dal centro di ricerca Human Hall allo sportello antiviolenza Ad alta voce

In un mondo dove bisogni e aspirazioni, sfide e discipline sono sempre più intersecati, l’università deve essere, oltre che centro di ricerca e sapere, bacino di stimoli e competenze da condividere con l’intera società. È quello che sta facendo l’Università degli Studi di Milano con iniziative capaci di innovare la tutela dei diritti, in particolare quelli legati alle varie declinazioni dell’inclusione. E l’8 marzo, in un grande evento in collaborazione anche con Donna Moderna, è tempo di bilanci e lanci: bilancio su quanto si è realizzato, e su cui si continua a lavorare, lancio della operatività dello sportello antiviolenza Ad alta voce. Nell’occasione si potrà già “ascoltare” la voce di quanti nell’ateneo, studentesse e studenti ma anche docenti e personale tecnico-amministrativo, hanno risposto al questionario “Indagine su violenze di genere e comportamenti non corretti a sfondo sessuale nell’ambito dell’Università degli Studi di Milano”. 

In Human Hall si mette la ricerca al servizio dell’inclusione

I risultati di questo interrogarsi sul fenomeno sono un passo cruciale per affrontarlo e si innestano su un percorso attivo da tempo. Il cammino si dipana in Human Hall, il grande spazio fisico e virtuale dove si coltivano progetti lungo molteplici filoni. «Human Hall è un innovativo centro di ricerca nell’ambito del progetto MUSA, realizzato da noi con l’Università Milano-Bicocca, l’Università  Bocconi e il Politecnico di Milano e finanziato da fondi del Pnrr» spiega Marilisa D’Amico, Prorettrice delegata a Legalità, Trasparenza e Parità di Diritti. «Ci sono 18 piste di approfondimento per mettere la ricerca al servizio dell’inclusione, dal tema della parità di genere all’empowerment femminile, dall’inclusione scolastica alle discriminazioni verso persone straniere o con disabilità. A caratterizzare queste piste di ricerca è stata la creazione di gruppi multidisciplinari, dove lo scienziato lavora con il giurista, il linguista con lo storico, il medico con il sociologo. La diversificazione riguarda sia le discipline sia l’età degli studiosi coinvolti, perché vi partecipano professori e professoresse accanto a ricercatori, ricercatrici, dottorandi e dottorande». 

In un ciclo di incontri si è parlato della discriminazione intersezionale

Tra le tante iniziative già realizzate ne citiamo due. «Alla Casa delle Donne di Milano abbiamo fatto un ciclo di lezioni dedicate alla “discriminazione intersezionale”: quando un soggetto rischia di essere discriminato per una ragione, per esempio perché è donna, succede spesso che subisca una discriminazione multipla se è anche straniera o ha una disabilità» continua la professoressa D’Amico. «Un altro progetto su cui lavoriamo da anni e che ora stiamo testando è un algoritmo che mappa le discriminazioni nell’ambito del linguaggio e le trasforma in linguaggio inclusivo. Con software di questo tipo l’accademia può dare un contributo importante a istituzioni, aziende e società civile».

L’Osservatorio Violenza sulle Donne è in collaborazione con il Tribunale

Un altro campo di studio, di coinvolgimento degli studenti e di sinergia con il mondo fuori dal perimetro accademico è l’Osservatorio Violenza sulle Donne. «Nasce dalla collaborazione tra Università Statale di Milano, Tribunale di Milano, Cadmi, Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate, e Cairo Editore. Le coordinatrici scientifiche per l’università sono la professoressa Marilisa D’Amico e la professoressa Irene Pellizzone» spiega Sara Di Giovanni, dottoranda in Diritto costituzionale impegnata con altri due dottorandi nella gestione dell’Osservatorio.

In un corso si spiega come nascono discriminazioni e violenza

«L’obiettivo è fornire normativa e giurisprudenza aggiornate sul tema della violenza nei confronti delle donne. In più, creiamo dei laboratori dove gli studenti abbiano l’occasione di confrontarsi su questi temi. Quest’anno abbiamo proposto un ciclo di incontri per fornire gli strumenti con cui comprendere le origini storiche e culturali delle discriminazioni e della violenza. L’obiettivo è creare un ambiente di inclusione e di dialogo libero. Nel secondo semestre, appena iniziato, approfondiremo il dato giuridico, per esempio “leggendo” il tema della vulnerabilità come la violenza contro le donne con disabilità in chiave costituzionale, cioè basandoci su principi come quello di uguaglianza e di non discriminazione. Noi dottorandi cerchiamo di restare il più possibile spettatori e sollecitiamo loro a parlare. A questo corso partecipano soprattutto studenti del primo anno di Giurisprudenza, ma ci sono anche iscritti ad altre facoltà. Non solo. Ci ha piacevolmente colpito vedere che partecipano anche dei ragazzi: mostrano di avere voglia di ascoltare quello che le loro compagne hanno da dire per ragionare sul loro vissuto e capire cosa bisogna cambiare partendo dal loro ruolo di uomini nella società». 

Lo sportello Ad alta voce affronta le situazioni di emergenza

A questa esigenza di sapere e di agire fa eco il commento della professoressa D’Amico: «La partecipazione di ragazze e ragazze a iniziative di questo tipo è molto positiva e conferma che oggi la soglia di attenzione e sensibilità rispetto a questi temi è alta. Lo vedo nelle studentesse e nelle mie figlie. Al tempo stesso, anche se non si può generalizzare, colgo un doppio aspetto, opposto rispetto a quello che caratterizzava la mia generazione: ieri avevamo minore consapevolezza, ma eravamo più forti. Oggi a una maggiore emancipazione si accompagna tanta fragilità». Per questo è particolarmente preziosa la nascita dello sportello Ad alta voce, collegato con il centro antiviolenza pubblico SVSeD, Soccorso violenza sessuale e domestica, fondato da Alessandra Kustermann presso la clinica Mangiagalli. Anche l’Ordine degli avvocati di Milano ha dato la disponibilità ad avviare una collaborazione alle attività dello sportello. «Bisogna fare in modo che gli studenti conoscano il fenomeno e, al tempo stesso, che chi si trova in una situazione di emergenza possa avere un aiuto concreto e immediato».

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