Il fenomeno degli haters è relativamente recente, è nato e cresciuto assieme alla diffusione del social dove i cosiddetti “leoni da tastiera” si dilettano ad attaccare, offendere e insultare quasi sempre per futili motivi. Ma la presenza di una rabbia circolante non si percepisce soltanto sul web. La si osserva nella quotidianità, nei piccoli diverbi in coda alla Posta come negli scambi di “cortesie” fra automobilisti; così come nei dibattiti politici sempre più orientati a far passare l’avversario come nemico, a prescindere da qualsiasi ragionamento.

La ricerca: la rabbia cresce a livello globale

Secondo una ricerca della Gallup la rabbia in tutto il mondo è in aumento dal 2016. Il 23% degli intervistati, secondo il “Gallup Global Emotions Report”, ha dichiarato di sentirsi arrabbiato ogni giorno, con cifre comprensibilmente molto più alte nelle zone di guerra.

Rabbia in crescita: i dati del Regno Unito

Il “Guardian” rivela che negli ultimi anni, nel Regno Unito, i commessi hanno segnalato un forte aumento delle aggressioni da parte dei clienti, e uno studio ha dimostrato che la violenza negli ambulatori di medicina generale è raddoppiata in cinque anni. Anche gli episodi di rabbia stradale segnalati sono aumentati del 40% dal 2021 al 2022.

Meno vergogna ad esprimere la rabbia: Donald Trump docet

Aaron Balick, psicoterapeuta e autore di “The Psychodynamics of Social Networking” ritiene che le nuove tecnologie abbiano inaugurato un’era in cui “ci sono più modi per esprimere la rabbia” e c’è meno vergogna legata alla sua espressione. L’autore attribuisce questo cambiamento culturale anche a politici come Donald Trump che hanno “normalizzato” la rabbia.

La differenza fra rabbia e aggressività

Gli psicologi distinguono tra rabbia (un’emozione) e aggressività (un comportamento). Di base la rabbia è un mezzo per avvisare un altro che un confine è stato oltrepassato. “Dire come ti senti è rabbia – afferma Michael Fisher, direttore e fondatore della British Association of Anger Management -. Si diventa aggressivi quando si inizia ad urlare e ad insultare.”

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Quando l’aggressività scatta al volante

Il rischio di aggressività viene enfatizzato durante la guida. È un’attività spesso tesa con una minaccia di pericolo sempre presente, e l’auto è un ambiente sigillato, protetto dal mondo esterno e tuttavia vulnerabile alle sue improvvise intrusioni. “Non c’è complessità interpersonale – ha affermato Balick – quindi è più facile arrabbiarsi con qualcuno, perché non lo vedi veramente come una persona, ma come un oggetto o un nemico”. Gli studi dimostrano, tuttavia, che sono le persone tipicamente aggressive e impulsive in altri ambiti della loro vita ad essere più inclini alla rabbia al volante.

Il senso di anonimato può incentivare l’aggressività

Gli automobilisti così come gli haters si sentono tutelati dal senso di anonimato in cui pensano di essere. Nel 1969 lo psicologo di Stanford Philip Zimbardo condusse un esperimento in cui gli studenti che somministravano scosse elettriche si rivelarono più sadici quando la loro identità era nascosta da un cappuccio. Zimbardo voleva mostrare “la facilità con cui le persone comuni potevano essere indotte a compiere atti antisociali mettendole in situazioni in cui si sentivano anonime”. Lo stesso processo avviene all’interno di una folla, dove l’aggressività può essere contagiosa: esempio sconvolgente fu la notte di Capodanno 2022 quando diverse ragazze furono abusate da un branco di una ventina di ragazzi mentre si trovavano davanti al Duomo di Milano per festeggiare l’inizio del nuovo anno.