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Lo smog aumenta il rischio di tumore al seno

Un nuovo studio conferma che l'esposizione all'inquinamento aumenta il rischio di tumore alla mammella. Gli esperti spiegano perché

L’esposizione allo smog aumenta il rischio di tumore al seno, quasi del 30%. A indicarlo è il risultato di uno studio, condotto in Francia e presentato al recente congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) a Madrid, in Spagna. Secondo i ricercatori esiste un’associazione «statisticamente significativa tra l’esposizione prolungata alle polveri sottili, sia a casa che sul luogo di lavoro, e il rischio di cancro al seno» come ha dichiarato Béatrice Fervers, responsabile del Dipartimento di prevenzione oncologica del Comprehensive Cancer Centre Léon Bérard in Francia.

Il nesso tra smog e tumore al seno

Come hanno spiegato i ricercatori d’Oltralpe, «Queste polveri sottili possono penetrare profondamente nei polmoni e nel flusso sanguigno, da dove vengono assorbite nel seno e in altri tessuti. Esistono già prove che gli inquinanti atmosferici possono alterare la struttura del seno – hanno chiarito ancora gli esperti – Sarà ora importante esaminare se rendono in grado le cellule del tessuto mammario con mutazioni preesistenti di espandersi e favorire l’insorgenza del tumore».

Perché lo smog fa aumentare i rischi per le donne

L’ipotesi è che alla base del maggior rischio di insorgenza della neoplasia ci sia un processo infiammatorio, in modo analogo a quanto già osservato e conosciuto «nei non fumatori con cancro ai polmoni». «Questa precisazione serve a distinguere i rischi rispetto ai fumatori. Nei non fumatori, infatti, le polveri sottili hanno un effetto indiretto, perché aumentano l’infiammazione cronica del tessuto polmonare o, come nel caso dello studio in questione, del tessuto della mammella. Nei fumatori, invece, il rischio è dato dall’effetto cancerogeno diretto della sigaretta e dei derivati della combustione dei suoi composti. Le conseguenze sono maggiori e si sommano a quelle delle polveri sottili», spiega Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia senologica e toraco-polmonare dell’Istituto Nazionale dei Tumori Pascale di Napoli.

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Cosa sappiamo delle conseguenze dell‘inquinamento

«I risultati di questo studio francese supportano quelli di altre analisi in questa direzione, anche se alcuni lavori del passato mostravano una correlazione debole. Il tema è sicuramente rilevante e proprio  a settembre 2023 è stato pubblicato uno studio americano molto ampio su questo tema. La novità dello  studio francese, però, è che per la prima volta ha analizzato il ruolo delle polveri sottili sia sul luogo di lavoro delle donne che al domicilio», spiega Emilia Montagna, oncologa dello IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia. Va fatta, però, una precisazione: si tratta di studi osservazionali che forniscono indicazioni importanti, ma non definitive. Significa che Si osserva una correlazione tra fattori conosciuti, in questo caso il fatto di vivere in città inquinate e una maggiore incidenza di tumori al seno. Ma a causare il tumore, pur vivendo in città inquinamento, potrebbero essere anche altre concause, come per esempio uno stile di vita scorretto. Lo studio in questione ha esaminato solo un aspetto. In ogni caso è una ricerca interessante e fornisce una spiegazione plausibile», aggiunge De Laurentiis.

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Quando l’esposizione allo smog diventa pericolosa

«Il ruolo del livello delle polveri sottili è stato analizzato su esposizioni a lungo termine. La speranza però è che i risultati di studi di questo studio abbiano delle conseguenze importanti in tempi brevi per la popolazione», sottolinea Montagna. «Si tratta, infatti, di processi lunghi, di decine di anni di esposizione. È anche importante ricordare che non parliamo di una relazione diretta di causa-effetto: il tumore al seno è una patologia multifattoriale, a cui concorrono quindi diversi fattori di rischio. Nessuno è determinante da solo, ma è la somma che aumenta il rischio complessivo. L’unico fattore in grado di causare da solo la malattia – prosegue De Laurentiis – è quello genetico, cioè la presenza del genere mutato BRCA 1 e 2, che rappresenta un rischio altissimo. Parliamo comunque di una casistica limitata a circa il 5%, quindi l’eccezione alla regola».

Serve aumentare le politiche anti-inquinamento

Il fatto che il nuovo studio confermi risultati di ricerche analoghe e precedenti porta comunque a una conclusione: «Il fatto che l’inquinamento induca oggettivamente un’infiammazione cronica dei tessuti non deve portarci a fasciarci la testa se abitiamo in una zona a elevata concentrazione di polveri sottili, così come non si deve diventare negazionisti, ignorando gli effetti negativi dello smog sulla salute. Serve, invece, a sottolineare l’importanza di portare avanti politiche di limitazione dell’inquinamento», conclude l’oncologo. Concorda Montagna: «Le conferme sul ruolo del livello delle polveri sottile nell’aumento  del rischio di. cancro dovrebbe  portare ad interventi do salute pubblica per migliorare la qualità dell’aria. Non a caso la società europea di oncologia (ESMO) ha sollecitato un’ulteriore riduzione del limite del PM2,5 nell’aria», conclude l’oncologa.

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