Morte in culla: i consigli per la nanna sicura      

Nel primo anno di vita la morte in culla colpisce 250 bambini in Italia. Quali sono le cause? E cosa fare per poter prevenire? Ecco i falsi miti, dal cuscino antisoffoco al dormire sul fianco, con i consigli dell’esperto pediatra, in occasione della Giornata mondiale del lutto perinatale del 15 ottobre

Ogni anno in Italia 250 bambini muoiono in culla, a causa della SIDS, la Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante. In genere colpisce i neonati nel loro primo anno di vita. È un fenomeno ancora non del tutto noto, nonostante sia studiato da anni. Purtroppo non esiste un «colpevole per la SIDS, anche se ci piacerebbe trovarlo, ma non ci sono marcatori in grado di predirla. È però possibile prevenire la morte in culla», spiega Raffaele Piumelli, pediatra e co-presidente della Conferenza internazionale ISPID, International Society for the study and prevention of Perinatal and Infant Death. Un appuntamento importante, dedicato alla morte in culla, appena conclusasi a Firenze e promosso da Semi per la SIDS e Fondazione Meyer.

L’appello per una nanna sicura

Proprio nel capoluogo toscano, infatti, è stato illuminato un luogo simbolo della tutela dell’infanzia come l’Ospedale degli Innocenti, per sensibilizzare su un rischio che può essere ridotto con la prevenzione. «Nel 90% dei casi, infatti, le cause della morte in culla sono legate a pratiche di sonno non sicure, come il bedsharing, che non vanno incoraggiate». «Siamo impegnati nel diffondere la conoscenza delle pratiche per la nanna sicura e l’accesso agli strumenti di prevenzione più adeguati a tutte le famiglie, indipendentemente dal reddito, dalla scolarizzazione e dal Paese di provenienza» ha spiegato Allegra Bonomi, presidente di SEMI PER LA SIDS, che riunisce i genitori italiani che hanno perso i loro bambini in culla, insieme a sostenitori e operatori sanitari.

Le tre cause della morte in culla e le ultime scoperte

Gli esperti parlano di «triplice rischio», cioè la concomitanza di tre fattori: «l’età critica (il primo anno di vita, con una finestra di maggior rischio tra i 2 e i 4 mesi), fattori di rischio epidemiologico e ambientale (posizione prona, bed sharing) e una vulnerabilità biologica», come spiega Piumelli. In quest’ultimo caso si tratta di alterazioni nel controllo del cuore e del respiro. «Sono emerse negli anni nuove evidenze scientifiche che identificano in alcune variazioni nel metabolismo di neurotrasmettitori quali la serotonina, la dopamina o l’orexina dei tratti che aumentano il rischio SIDS», chiarisce il pediatra, pur ammettendo che al momento mancano indicazioni esatte su quali siano i parametri in grado di indicare un maggior rischio. Fare prevenzione, però, è possibile.

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I cinque consigli del pediatra per prevenire la morte in culla: la posizione corretta

Il primo consiglio è di ricorrere alla posizione supina per la nanna perché è «più idonea per dormire: non fate dormire il vostro bambino a pancia in giù e nemmeno sul fianco, ma sulla schiena», esorta il pediatra. «Fatelo dormire su un materasso rigido, coperto da un lenzuolo con angoli e senza cuscino – prosegue l’esperto – Non utilizzate altre lenzuola, coperte, trapunte, paracolpi, peluche o altri oggetti morbidi. Fatelo dormire nella vostra stanza, ma non nel letto con voi.  Attenzione, infine, a far dormire il bimbo sempre in un lettino: «I dispositivi di seduta, come seggiolini per auto, passeggini, dondolini, sdraiette, marsupi e imbracature per neonati, sono sconsigliati per il sonno, così come divani e poltrone», anche per via della posizione che assumono i bambini, che non è quella corretta, distesa.

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Morte in culla: niente fumo

«Non fumate (anche svapo e fumo passivo) durante la gravidanza, né quando il bambino è nato e non tenete il piccolo in ambienti dove si fuma. Il fumo, compreso lo svapo, aumenta il rischio che i bambini nascano prematuri e sottopeso alla nascita, entrambi fattori di rischio per la SIDS. Per lo stesso motivo sono da evitare l’uso di marijuana, oppioidi, droghe e soprattutto di alcol, durante la gravidanza e dopo il parto». «Purtroppo vediamo ancora tante donne fumare perché il fumo attrae e sicuramente è molto più difficile smettere che non cambiare la posizione al proprio bambino. Questo nonostante gli inviti a non fumare si moltiplichino e valgano anche come prevenzione per numerose altre patologie. Credo che occorra lavorare molto nel sensibilizzare le ragazze e i ragazzi» spiega il pediatra.

Il riposo in un ambiente fresco

«Non coprite troppo il neonato e non avvolgetelo stretto nelle coperte – spiega ancora Piumelli – Tenetelo lontano da fonti di calore: la temperatura ambientale ideale per il sonno è di 18-20° C. Se il bambino ha la febbre può aver bisogno di essere coperto di meno, mai di più. Se è necessario coprirlo, lo strumento più sicuro è il sacco-nanna». «D’altro canto arieggiare gli ambienti è altrettanto importante, altrimenti si rischia che il neonato, già magari troppo coperto, respiri l’aria stessa che emette. Di fatto è come se respirasse un’aria non buona, che può aumentare i rischi», dice l’esperto.

L’importanza dell’allattamento al seno

Un altro consiglio riguarda l’allattamento al seno, che è sempre da preferire, quando possibile: «Fornisce al neonato un sistema immunitario integrato e i bambini allattati al seno si svegliano più facilmente dal sonno. È importante rimanere sveglie durante l’allattamento e dopo la poppata il bambino deve tornare nel suo lettino», sottolinea ancora l’esperto.

Il ciuccio: quando e come

Attenzione anche al ricorso al succhiotto: «Il ciuccio non deve essere mai attaccato ai vestiti del bambino, a peluche o al collo per evitare il rischio di strangolamento. È possibile introdurlo dopo il primo mese di vita ad allattamento avviato, senza forzare se il bambino lo rifiuta. Se il bambino lo perde, però, questo non andrebbe reintrodotto (e neppure immerso in sostanze edulcoranti), per evitare futuri problemi alla dentizione – spiega Piumelli – In ogni caso è utile sospenderne l’uso entro l’anno di vita».

Non fare bed-sharing

Una delle pratiche più diffuse è il bed-sharing, cioè condividere il letto con il neonato, sia perché è piacevole dormire con il proprio bambino per prolungare la vicinanza anche fisica con il piccolo, sia per questioni pratiche, per esempio evitare di alzarsi se si sveglia di notte. Ma questo può comportare dei seri rischi: «Tra condividere la camera e condividere il lettone c’è una grande differenza in fatto di sicurezza. Il lettone ha cuscini morbidi, lenzuola e coperte che si possono spostare mentre si dorme e in cui il bambino può rimanere impigliato o schiacciato, rischiando il soffocamento – chiarisce Piumelli – Anche se piccolissimi, inoltre, i bebè si muovono e possono scivolare negli spazi tra il materasso e la struttura del letto, o ritrovarsi a pancia in giù».

Attenzione alla stanchezza dei genitori

Proprio la stanchezza dei genitori può contribuire ad “abbassare la guardia”: «Finché non si stabilisce un ritmo di sonno e poppate, i neogenitori risentono di una forte stanchezza: quando si appisolano spesso entrano in un sonno profondo, da cui è difficile svegliarsi. Una situazione che, di nuovo, può essere pericolosa se nel letto o sul divano con loro c’è un bambino di pochi mesi. Il bed-sharing non è l’unico mezzo efficace per creare un rapporto di vicinanza fra madre e bambino o fra genitori e bambino», esorta l’esperto.

L’età di rischio della morte in culla

Un altro falso mito è la credenza che la morte in culla sia un rischio solo nelle prime settimane di vita del neonato, «tanto che c’è chi consiglia di lasciare la posizione supina e di far dormire il bebè sul fianco già dai 3 mesi di vita – osserva il pediatra – Altre volte, invece, l’errore è pensare che il potenziale letale si riduca dal sesto mese in poi. Entrambe queste informazioni sono errate e pericolose: abbassare la guardia al terzo mese significa esporre il bambino al periodo di maggiore incidenza della SIDS che è proprio tra i 2 ai 4 mesi di vita. Questo “picco”, tuttavia, non deve neppure far pensare che passata la boa del sesto mese il pericolo scompaia: la SIDS può verificarsi per tutto il primo anno di vita». 

Non esiste un cuscino anti-soffoco

Infine, il pediatra chiarisce: «Il cuscino anti-soffoco è un nonsenso: anche se traspirante, anche se in memory foam, il cuscino non va utilizzato nel primo anno di vita. Nemmeno i cuscini “anti-reflusso” né quelli per i bimbi che hanno la “testa piatta”. Il problema della testa piatta non può diventare più importante della prevenzione della SIDS, tanto da sacrificare la posizione a pancia in su. È un problema temporaneo a cui si può tranquillamente ovviare mettendo il bebè a pancia in giù durante il giorno, nel cosiddetto tummy time, l’ora del pancino, in cui il piccolo da sveglio può esercitare i muscoli di testa, collo e braccia – consiglia Piumini – Quanto al reflusso può essere evitato con semplici accorgimenti: pasti piccoli e frequenti, soste durante la poppata per il ruttino, posizione verticale sia durante che dopo il pasto. Ricordo, infine, che l’esofago è sopra la trachea e quindi risulta più facile che eventuali rigurgiti possano entrare ed essere aspirati. Un altro motivo per coricare i piccoli sulla schiena».

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