All’improvviso armonia e bellezza. Ondulate, sinuose, fitte di vigneti e oliveti, boschi di querce e castagni, borghi medievali e castelli, le colline del Chianti disegnano un paesaggio che toglie il fiato.
Si lasciano le poetiche strade del Sangiovese e la meraviglia diventa stupore: una manciata di chilometri a nord-est ed ecco il Valdarno, terra di mezzo tra Firenze e Arezzo, attraversata dal fiume Arno. Questo pezzo di Toscana, suddiviso in Valdarno Superiore e Inferiore, e delimitato dai Monti del Pratomagno e del Chianti, è uno scrigno di storia, arte, natura ed eccellenze enogastronomiche. Una sorpresa per chi vuole fare esperienza di una vita slow.
Dai capolavori dell’arte, custoditi a San Giovanni Valdarno, paese natale del pittore Masaccio, a quelli della natura, come le imponenti Balze, formazioni geologiche di limo, sabbia e ciottoli, o i campi di giaggiolo in fiore, uno splendore che si può ammirare solo a primavera, passando per solitarie pievi, borghi medioevali e una cucina semplice, ma gustosa, a base dei prodotti del territorio, ecco alcuni (di tanti) motivi per cui vale la pena di scoprire il Valdarno. Lentamente, un giorno alla volta…
Capolavori di San Giovanni Valdarno
Massaccio è nato e cresciuto in una casa al secondo incrocio con la via Maestra a Castel San Giovanni, l’odierna San Giovanni Valdarno. Per vent’anni visse in quella che oggi è diventata Casa Masaccio – Centro per l’Arte Contemporanea, uno spazio espositivo di ricerca e sperimentazione di nuovi linguaggi.

Pochi passi verso la centrale Piazza Cavour e si arriva al duecentesco Palazzo Pretorio, o d’Arnolfo, dal nome del celebre scultore, architetto e urbanista Arnolfo di Cambio. Dal 2013 l’edificio ospita il Museo delle Terre Nuove, che indaga la nascita e lo sviluppo delle città satelliti fiorentine, al tempo stesso “città ideali”, progettate tra il XIII e il XIV secolo con un impianto urbanistico ben preciso, secondo schemi geometrici razionali (prevalentemente quadrati o rettangolari), con una piazza centrale, e specifiche proporzioni, codici di eleganza e raffinatezza. Castel San Giovanni ne è proprio un esempio.
Alle spalle del Palazzo d’Arnolfo, un altro gioiello di San Giovanni Valdarno è custodito nel Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie. Si devono percorrere alcune sale – con opere protorinascimentali interessanti, tra cui vari dipinti del Quattrocento e del Seicento, oggetti liturgici e altri manufatti artistici – prima di arrivare al pezzo forte della collezione: una delle versioni dell’Annunciazione del Beato Angelico (si presume sia la terza, databile 1432). Fu donata al museo dal Convento francescano di Montecarlo, dopo essere sopravvissuta al saccheggio e alla distruzione della Seconda guerra mondiale.

In quest’opera si ritrovano tutti i “codici” distintivi dell’artista: il divino in relazione con le architetture terrene, l’umanità della figura di Maria, prostrata in avanti verso l’Arcangelo in segno di accettazione del suo destino. E poi, il racconto di altri episodi delle sacre scritture, tra cui la cacciata dal Paradiso terrestre. I colori, netti, precisi, dal verde del giardino al rosa e l’oro della veste dell’angelo, al blu e al rosso di quella della Vergine, fino al cielo stellato del soffitto del portico e alle delicate incrostazioni marmoree, insieme al pavimento marezzato, sono l’altra cifra stilistica del Beato Angelico.
Verso pievi solitarie
Si lascia San Giovanni per andare alla scoperta di una Toscana solo apparentemente minore. Solitaria, immersa nella quiete di un piccolo borgo di poche case, la Pieve romanica di Gropina (in frazione di Loro Ciuffenna, in provincia di Arezzo) si mostra austera con la sua facciata spoglia, del colore della pietra arenaria con cui è stata costruita.

Anche all’interno non c’è traccia di decorazioni, non una tela o una scultura d’autore, nemmeno l’immagine di un santo locale a rasserenare un po’ gli animi. Ma nasce proprio da questa essenzialità il suo fascino. Risale al 1100 ed è stata eretta sui resti di altri due templi e di un terzo edificio del III secolo avanti Cristo. La maggiore attrazione sono i capitelli delle dieci colonne che la dividono in tre navate: le colonne di sinistra raccontano episodi tratti dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, mentre nelle colonne di destra le figure richiamano l’arte precristiana, addirittura etrusca o orientale.
Camminare lungo le Balze
«Si può pensare al Valdarno come a un grande contenitore che si è formato circa tre milioni di anni fa quando i monti di Pratomagno e del Chianti si sono sollevati e al centro s’è creata una conca», spiega la Guida Ambientale Escursionistica Antonio Magnelli per introdurre il fenomeno geologico che ha portato alla genesi delle Balze. Formazioni multistrato composte da detriti – limo e argilla alla base, sabbia nel mezzo e ciottoli a modellare le guglie -, che si sono accumulati quando la conca del Valdarno fu invasa d’acqua. Oggi l’area naturale compresa tra i comuni di Reggello e Terranova Bracciolini è protetta, e nel 2024 l’International Union of Geological Sciences (Partner UNESCO) ha riconosciuto le balze per l’importanza geologica.

«Da Botriolo, località nei pressi di Castelfranco di Sopra, si possono apprezzare in tutta la loro imponenza», dice ancora Magnelli, che organizza “trekking nella storia” in Valdarno e nella Valtiberina Toscana (Sentieri di Ieri), «ma per un’immersione nel territorio consiglio di percorrere il Sentiero dell’Acqua Zolfina, un anello di circa 6 km, facile, sicuro e ben segnalato che si snoda tra strade bianche ed ampi prati verdi con qualche lieve pendenza», conclude la guida.
È uno spettacolo in costante divenire quello offerto dalle Balze, sia nei colori, che cambiano a ogni ora del giorno, sia nelle forme, che mutano nel tempo per effetto dell’erosione e degli agenti atmosferici, facendone delle balze un capolavoro della natura che stupisce sempre e non annoia mai.
La Provenza toscana
«In Valdarno crescono i migliori iris – dice Alessandro Galliano, che vent’anni fa ha iniziato a coltivare il giaggiolo – è merito del clima e del terreno calcareo che è drenante e quindi non fa ristagnare l’acqua».
Da metà maggio fino alla fine del mese sinuose fila di fiori disegnano macchie di colore lilla sulle dolci colline toscane. E improvvisamente sembra di essere in Provenza tra campi di lavanda (ma senza il profumo, l’iris, infatti, paradossalmente non ha un profumo fresco, floreale come ci si potrebbe aspettare vista la sua specifica funzione).

«La coltura del giaggiolo era molto in voga in Valdarno fino a una settantina di anni fa, finché non fu abolita la mezzadria. Per qualche decennio poi si è persa, ma sta tornando», continua Alessandro.
E per una ragione molto semplice: il giaggiolo del Valdarno è richiestissimo da molte case cosmetiche (anche di lusso) che lo utilizzano come ingrediente fondamentale per aumentare la persistenza delle fragranze profumate.
Nella terra del giaggiolo la lavorazione del rizoma (essiccazione e trasformazione in burro) è garantita dalla Cooperativa Toscana Giaggiolo che riunisce 140 produttori. Oltre a tutelare l’origine e a garantire la qualità del prodotto, la cooperativa sta finalmente realizzando un grande sogno: quello di “chiudere la filiera” e distillare il suo primo profumo made in Valdarno (che all’inizio sarà distribuito in esclusiva solo ai soci della cooperativa, ma in futuro chissà!).
Il buono del Valdarno
Si mangia e si chiacchiera degustando vini naturali, pane e olio buono e poi una serie di piatti preparati con quello che offre il territorio e la stagione, al grande tavolo apparecchiato nella cucina di casa di Barbara e Daniele. «Sàgona è un’osteria semplice», dice lei, 53 anni, emiliana, «nella stanza qui accanto c’è il nostro piccolo salotto e oltre quella porta c’è la camera da letto dove dormiamo io e mio marito».
Immersa nel verde a Loro Ciuffenna, la casa-osteria non è ben visibile dalla strada, ma vale la pena di essere cercata. «Accogliamo i nostri ospiti come si fa con gli amici e serviamo loro solo quello che abbiamo raccolto nell’orto e che compriamo dai produttori della zona», spiega Daniele.

Il menù del giorno, scritto col gesso bianco sulla lavagnetta nera appesa al muro, ne è la prova: pane con farine Il Poderino, misticanza di Paolino, fagioli zolfini e patate bianche del Pratomagno Il Mulino della Rocca. E poi il vino, prevalentemente Sangiovese e Trebbiano Toscana, e l’olio prodotti dall’Azienda Agricola certificata BIO di Barbara e Daniele, che conta cinque ettari di vigneti sparsi su diversi appezzamenti e mille ulivi.
Oltre a offrire cibo buono e sano, Sàgona è il luogo in cui va in scena il racconto della storia di un territorio, il Pratomagno, «dove da sempre si vive di agricoltura, nonostante la grande fatica che comporta lavorare la terra in montagna», dice ancora Daniele. E ancora, il luogo in cui (ri)scoprire in maniera diretta il piacere delle cose semplici di una volta.
Vivere il Valdarno in libertà
Per scoprire il Valdarno al ritmo lento della natura hu Norcenni Girasole Village è immerso nella tranquilla campagna toscana, ma distante solo una manciata di minuti da Figline Valdarno e pochi chilometri dalle città di Firenze, Arezzo, Siena (perfettamente collegate da un’efficiente rete ferroviaria).
Si può alloggiare in una mobile home all’ombra di piante e di fiori profumati, che sono comode casette indipendenti, ciascuna dotata di cucina, una o due camere con bagno, una grande veranda esterna. Le nuove hu stay Excellence Greeny, per esempio, possono ospitare fino a sei persone e sono realizzate in stile moderno, con materiali eco-sostenibili e decorazioni naturali.

Alla vacanza “come a casa” si aggiungono i tanti servizi offerti nel villaggio: due parchi acquatici, intrattenimento per grandi e piccoli, tre ristoranti, due pool bar, una gelateria, diverse botteghe del gusto in cui poter scegliere tra pizza, hamburger, pasta e sushi. Ma il servizio più esclusivo è la libertà assoluta di poter godere appieno del proprio tempo in vacanza, facendo tutto (e solo) ciò che si ama e si desidera di più.
Leggere sul patio della propria casetta? Rilassarsi nella vasca idromassaggio fuori dal proprio alloggio? O ancora, prendere una bici ed esplorare il territorio in autonomia o con dei tour guidati? (il villaggio offre servizio di noleggio). La scelta è ampia e soddisfa tutte le esigenze. Chi vuole camminare ha disposizione tanti sentieri trekking per tutti i livelli; chi preferisce la musica, lo svago e il divertimento li trova al bar, a bordo piscina, nella palestra del village… Per chi ama l’adrenalina, il parco avventura offre due percorsi e una zip line, e per i più piccoli c’è la net experience con reti molleggiate sospese tra gli alberi su cui saltare e giocare con palloni giganti. Non manca poi un’area dedicata al benessere fisico e mentale in cui fare yoga e pilates, ma anche partecipare a tornei di beach volley.

A pochi passi dal village, la vicina tenuta Palagina propone attività didattiche per la famiglia, degustazioni di prodotti, romantiche cene tra i filari dei vigneti. E a chi sogna di dormire in una dimora storica, con vista sulla bella campagna toscana, offre camere da sogno, essenza di una semplicità di lusso.