Domani, martedì 20 maggio, Andrea Sempio varcherà l’ingresso della Procura di Pavia accompagnato dai suoi avvocati, Angela Taccia e Massimo Lovati. Sarà interrogato dai magistrati che, dopo due inchieste e altrettante archiviazioni, lo hanno indagato per il delitto di Chiara Poggi, avvenuto nell’agosto 2007 a Garlasco (Pavia).
Delitto di Garlasco, si ripartirà dalle «anomalie» emerse in passato
Si ripartirà dagli elementi già acquisiti sull’omicidio in 18 anni di indagini: dalle tracce di Dna di Sempio sotto le unghie della vittima, alle tre telefonate, tutte brevissime, alla sua abitazione nei giorni in cui era sola a casa. Senza dimenticare il biglietto del parcheggio trovato una settimana dopo l’omicidio della 26enne ma consegnato agli inquirenti soltanto l’anno successivo. «Anomalie» già emerse in passato a cui potrebbero ora aggiungersi nuovi elementi.
Convocati in contemporanea Marco Poggi e Alberto Stasi
«Stiamo affilando le armi che ci offre il codice di procedura penale – si limita a dire l’avvocato Lovati -. Questo interrogatorio, prodromico a una richiesta di rinvio a giudizio, si scontra con l’incidente probatorio dove si vuole acquisire una prova per il dibattimento». Le schermaglie difensive sono appena iniziate, ma un interrogatorio a poche ore di distanza dall’udienza che ha esteso le analisi genetiche potrebbe lasciare intendere che gli inquirenti hanno un asso nella manica. Una intercettazione, forse, oppure un dettaglio da analizzare sotto una nuova luce.
Potrebbe spiegarsi così la convocazione in contemporanea come testimone di Marco Poggi, il fratello della vittima, che verrà ascoltato dai carabinieri a Venezia, dove vive attualmente, e di Alberto Stasi. Il fidanzato di Chiara, a cui è stata concessa da poco la semilibertà, è teste assistito in quanto giudicato in un procedimento connesso: condannato in via definitiva a 16 anni, è fin qui l’unico colpevole per l’omicidio del 13 agosto 2007.

La famiglia Poggi contesta i Pm
Una «verità che lo Stato ha consegnato ai Poggi, ma che quello stesso Stato non difende», per il legale dei genitori di Chiara, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, che definisce «un po’ confuse» le tesi della Procura di Pavia su Sempio. «Si fatica a comprendere la direzione», dice in un’intervista a Il Fatto Quotidiano.
Per quanto riguarda gli oggetti trovati dragando un canale a Tromello, Tizzoni spiega di non sapersi esprimere «sull’attendibilità di questo ritrovamento, peraltro pilotato». Ma di certo dopo anni in acqua non si potrà trovare dna «ed è abbastanza certo che non si potrà individuarlo come arma del delitto». Arma di cui «non è mai stato neanche individuato il tipo» anche se non era un attizzatoio perché l’oggetto usato per uccidere Chiara era «abbastanza corto».
C’è poi la questione del Dna, prelevato a Sempio, ma «Alberto Stasi non è stato condannato per il dna sotto le unghie di Chiara». E non possono essere collocate sulla scena altre persone perché «lo dicono le fotografie delle macchie di sangue. L’autore dell’omicidio – ribadisce – è una persona sola». E su questo «non c’è mai stato il minimo dubbio» come è certo che «l’aggressore indossa una scarpa numero 42. C’è un margine di mezzo centimetro». Sempio «non può aver concorso, né essere l’autore perché porta una taglia 44 di scarpe, non ha bici nere. A casa sua non è stato trovato un pedale col dna della vittima sulla bici dopo averlo scambiato».
Il ruolo delle gemelle Cappa
«Non ci sono elementi negli atti che lasciano intendere un collegamento tra Stasi e Sempio – conclude Tizzoni -. Ancor meno o altrettanto non ce ne sono tra Sempio e le sorelle Cappa», Paola e Stefania, le gemelle tornate alla ribalta ad anni di distanza dal fotomontaggio con la cugina uccisa che le rese tristemente famose.
Agli atti delle indagini ci sarebbero centinaia di messaggi delle due donne, compreso uno in cui si alluderebbe al fatto che Stasi è stato incastrato. A questi presto si potrebbero aggiungere anche i vocali che l’ex manager dello spettacolo Francesco Chiesa Soprani ha detto a la Repubblica di avere ricevuto da Paola dal giorno della notizia del prelievo del Dna a Sempio. «Ce n’è uno in cui Paola smentisce alcuni racconti della gemella Stefania, ma non ne voglio parlare – sostiene -. Io credo che Stasi sia innocente. Poi chi siano i colpevoli, non so. I vocali? Non me ne faccio nulla, se la Procura me li chiede li fornisco».