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Stupro di Palermo, caccia al video dell’orrore

Mentre proseguono gli interrogatori dei giovani indagati per lo stupro di gruppo della 19enne a Palermo, via web si assiste a un fenomeno tristissimo: la ricerca ossessiva da parte di migliaia di utenti del video della violenza ai danni della ragazza, girato quella notte da uno del branco

Lo stupro di gruppo subito da una ragazza di 19 anni a Palermo lo scorso 7 luglio è stato filmato con il cellulare da uno dei suoi aguzzini e diffuso in rete. Orrore su orrore, a cui si aggiunge la morbosa corsa sul web per farsi mandare il video di quello scempio.

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Canali Telegram per vedere il video dello stupro

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Mentre si stanno svolgendo gli interrogatori dei sette presunti responsabili di quella raccapricciante violenza sessuale, il video dello stupro è diventato merce di scambio sul web. Sono nati alcuni canali Telegram dove gli utenti fanno domande del tipo “Chi ha il video di Palermo? Scambio bene” oppure “Qualcuno ha il video dello stupro di Palermo dei sette ragazzi?”. Uno di questi gruppi, dal titolo “Video ragazza Palermo stupro”, conta 26mila iscritti, un altro chiamato “Video Palermo ragazza” ha 60mila iscritti e fornisce il link con il video e una procedura per iscriversi. Altri canali usano parole chiave come “Palermo”, “stupro” e “video” raccogliendo migliai di iscritti con la promessa di mostrare il video dell’orrore. L’esistenza dei gruppi di questo tipo, che andrebbero naturalmente segnalati alle autorità, è stata denunciata sui social soprattutto da alcuni utenti di Twitter.

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Voyeurismo perverso senza alcuna pietà

Nessuna pietà per la vittima, solo il perverso voyeurismo di assistere alla brutalizzazione di una persona indifesa da parte di un gruppo di bestie, di “cani” assatanati: come peraltro si è autodefinito uno dei sette, che il giorno dopo la violenza ha raccontato l’accaduto via chat a un amico con queste parole: “Lo schifo mi viene, perché eravamo ti giuro 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l’avevo vista solo nei video porno. Eravamo troppi. Sinceramente mi sono schifato un poco ma però che dovevo fare? La carne è carne“.

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Lo stupro di gruppo in un vicolo di Palermo

Lo stupro di gruppo ai danni della 19enne di è avvenuto la notte fra il 6 e il 7 luglio. I sette ragazzi palermitani fra i 18 e i 22 anni, tutti indagati per violenza sessuale, avrebbero fatto ubriacare la giovane e poi, in un vicolo di Palermo, al Foro Italico, l’avrebbero violentata a turno. Uno di loro, conoscente della ragazza, ha ripreso tutto con il cellulare. Dopo la violenza la ragazza è stata lasciata dolorante sul ciglio della strada e in seguito soccorsa dai passanti che l’hanno accompagnata in ospedale. La ragazza ha subito denunciato l’accaduto, facendo i nomi dei tre giovani che conosceva. Gli altri sono stati individuati successivamente attraverso il video di uno degli indagati. Il branco aveva anche pensato di punire la vittima e farle rimangiare la denuncia di stupro, cosa che non è avvenuta.

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La madre giustifica il figlio: “Lei una poco di buono”

Come spesso avviene nei casi di violenza, anche in questo caso il rischio è quello di voler addossare le colpe sulla vittima per alleggerire le responsabilità del branco. È quello che ha cercato di fare la madre di uno degli indagati che, secondo quanto si è appreso, avrebbe consigliato ai ragazzi di descrivere agli inquirenti la ragazza come “una poco di buono”. In alcune intercettazioni, la donna invita il figlio ad adottare quindi la strategia di accusare la giovane di aver mentito, e di essere stata lei, con i suoi comportamenti, a “invitarli” a fare sesso. Nulla di nuovo purtroppo sotto il sole: l’insana tendenza a giustificare a oltranza i propri figli maschi, anche di fronte ad un’accusa orribile come la violenza sessuale, addossando la colpa alla ragazza di “facili costumi”. Sembra ancora lontana anni luce una società matura e libera, dove gli uomini finalmente smettano di vantarsi delle loro conquiste sessuali, i padri siano in grado di fornire modelli diversi da quello del machismo e le madri finiscano di giustificare qualsiasi nefandezza dei figli facendoli crescere responsabili e rispettosi dell’altra persona.

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I sette accusati dello stupro

Gli indagati per questa violenza sessuale di gruppo sono Angelo Flores, 22 anni, Gabriele Di Trapani, 19 anni, Cristian Barone, 18 anni, Christian Maronia, 19 anni, Samuele La Grassa, 20 anni, Elio Arnao, 20 anni. Questi ultimi tre erano stati arrestati sedici giorni fa per ordine del Gip Clelia Maltese. A questi si aggiunge un minorenne alla data della violenza (ha compiuto la maggiore età poco meno di un mese fa), che è stato scarcerato e affidato a una comunità avendo parzialmente ammesso i fatti. Una decisione contestata dalla procura per i minorenni che ha già presentato ricorso al Riesame.

La difesa degli indagati: “Lei era d’accordo”

Gli indagati, al momento, tentano di difendersi spalleggiandosi a vicenda e giustificandosi con il troppe volte sentito “lei era d’accordo”: il solito tentativo di scaricare sulla vittima tutte le responsabilità della brutale violenza. Una tesi che sembra tuttavia contrastare con le immagini delle telecamere di videosorveglianza in cui si vede la giovane, visibilmente ubriaca, sorretta e trascinata a forza verso la zona dove si sarebbe consumato lo stupro.

Confermato il carcere per due ragazzi

Il tribunale del Riesame di Palermo ha confermato la misura cautelare del carcere per Angelo Flores e Gabriele Di Trapani. Flores, Di Trapani e Cristian Barone erano stati arrestati a inizio agosto: il loro arresto era stato convalidato dal gip nell’udienza del 4 agosto. Il tribunale deve ancora pronunciarsi sulla richiesta di scarcerazione per Barone, il terzo arrestato di inizio agosto. Sono intanto slittati alle prossime ore gli interrogatori di garanzia degli altri tre indagati: Samuele La Grassa, Elio Arnao e Christian Maronia.

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