Anche quest’anno, la Provincia Autonoma di Bolzano è una delle Regioni in cui le mamme vivono meglio, seguita da Emilia-Romagna e Toscana, mentre fanalino di coda, come l’anno scorso, risulta la Basilicata, preceduta in fondo alla classifica da Campania, Puglia e Calabria.

A pochi giorni dalla Festa della Mamma dell’11 maggio, Save the Children lancia l’allarme con il suo decimo rapporto Le Equilibriste – La maternità in Italia 2025 (i dati sono del 2024), che contiene anche l’Indice delle Madri, elaborato dall’ISTAT per Save the Children, cioè una classifica delle Regioni italiane dove per le mamme è più facile o difficile vivere.

Il rapporto evidenzia come i carichi di cura continuino a pesare quasi esclusivamente sulle donne e dove le madri, soprattutto se sole o residenti in aree prive di adeguati servizi di supporto all’infanzia, affrontano quotidianamente difficoltà economiche e sociali crescenti. E a fare da sfondo a tutto ciò, c’è un crollo delle nascite sempre più drammatico ma che vede proprio nelle carenze di tutele per la genitorialità – e la maternità in particolare – una delle sue cause più profonde. «In particolare, l’Indice delle madri fotografa ancora una situazione frammentata e fragile del nostro Paese che non riesce a garantire il benessere per le donne che diventano madri. Sono molti gli squilibri strutturali che resistono al cambiamento mentre emergono nuove aree di diseguaglianza» ha spiegato Antonella Inverno, responsabile Ricerca e Analisi dati di Save the Children Italia, all’agenzia Sir. «Non solo le donne in Italia sono penalizzate nel mercato del lavoro (e ancora scontiamo divari occupazionali e retributivi a danno di tutte), ma per le madri la situazione rimane critica in molte aree del Paese».

Le Regioni in cui si fanno più figli

Nel 2024 si è toccato l’ennesimo minimo storico delle nascite: 370mila nati, il 2,6% in meno dell’anno prima. L’età media delle madri al parto sfiora i 33 anni, il tasso di fecondità è precipitato a 1,18 figli per donna, inferiore anche al minimo storico dell’1,19 registrato nel 1995.

Oltre al costante primato della Provincia Autonoma di Bolzano, seguita da quella di Trento e dal Veneto, ci sono Regioni del Sud Italia e delle Isole che hanno un valore superiore alla media: Sicilia, Campania e Calabria. In queste Regioni, quindi, si fanno più figli. Tutte le Regioni del Centro sono al di sotto della media, mentre Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto sono tutte al di sopra. Si registra quindi un dato positivo. Il Sud e le Isole hanno registrato i cali più significativi di nuove nascite, rispettivamente del 4,2% e del 4,9%.

Le Regioni in cui le mamme possono lavorare di più

L’indice delle madri alla voce lavoro considera il tasso di occupazione delle madri con figli minorenni, il tasso di part time involontario per le donne, le donne occupate da almeno 5 anni e e il numero di dimissioni per le madri con figli da 0 a 3 anni. Al primo posto troviamo le Marche, seguite da Liguria, Piemonte, Abruzzo e Toscana. In fondo alla classifica Calabria, Sicilia e Puglia. La regione peggiore è la Campania.

La genitorialità per le donne è ancora un fattore penalizzante. Mentre gli uomini con figli sono più presenti nel mercato del lavoro degli uomini senza figli, per le donne è il contrario: avere figli è associato a una minore occupazione lavorativa. Al Nord il tasso di occupazione maschile è dell’87% per gli uomini senza figli e 96,3% per quelli con almeno un figlio minore, mentre per le donne si attesta all’80,2% per le donne senza figli, e al 74,2% per quelle con almeno un figlio minore.

Anche nelle regioni del Centro emerge uno svantaggio femminile con una differenza di circa 5 punti percentuali nei tassi di occupazione tra le donne senza figli (74,3%) e quelle con figli minori (69,2%). Ne Mezzogiorno, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è molto più bassa e presenta comunque una differenza tra le donne senza figli (49,4%) e quelle con almeno un figlio minore (44,3%), in linea con quelle del Centro e del Nord.

La child penalty in Italia

A livello nazionale, l’Italia è 96esima su 146 Paesi per partecipazione femminile al lavoro mentre rispetto al gender gap retributivo si trova alla 95esima posizione. Ma i dati sul divario salariale a sfavore delle donne preludono a una penalità ancora più netta quando queste decidono di mettere al mondo un figlio: la child penalty. Il 77,8% degli uomini senza figli lavora, ma la percentuale sale al 91,5% tra i padri mentre per le donne la situazione è molto diversa: lavora il 68,9% tra quelle senza figli, ma la quota scende al 62,3% tra le madri. Una donna su cinque lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio. Se il figlio ha una disabilità, la percentuale sale al 35% (più di una donna su tre).

Le Regioni in cui i servizi per le mamme sono migliori

Si sa che, dove ci sono servizi alla prima infanzia offerti dai Comuni e classi a tempo pieno, le donne sono incentivate a lavorare. In cima alla classifica c’è la Provincia Autonoma di Trento seguitata da Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e dalla Provincia Autonoma di Bolzano. L’ultima regione è la Sicilia, preceduta da Puglia, Calabria e Campania.

A dimettersi per un figlio sono le mamme

Nel Nord Italia la differenza occupazionale tra donne con e senza figli è meno drammatica, ma pur sempre presente. Nel Mezzogiorno, invece, la distanza si fa voragine. Ma ovunque, quando una madre si dimette, lo fa quasi sempre da sola: il 96,8% delle dimissioni tra i neogenitori riguarda le donne. La conciliazione tra lavoro e famiglia resta un miraggio.

La fragilità delle mamme single

Nel 2024 il divario occupazionale tra padri e madri con almeno un figlio minore è di quasi 29 punti percentuali. Poco più di una mamma single su due, tra i 25 anni e i 34 anni, lavora. Dunque è tra le categorie più a rischio di povertà. E le madri sole – 2,3 milioni stimate entro il 2043 – sono tra le più fragili: più esposte al rischio di povertà, meno coperte da reti familiari e di welfare. Famiglie monogenitoriali crescono, i servizi restano fermi. «Le madri sole con figli minorenni devono superare gli ostacoli maggiori, con divari di reddito e di condizioni abitative rispetto ai padri molto ampi, divari su cui è necessario intervenire con misure di sostegno dedicate per evitare che queste mamme e i loro bambini sprofondino in una situazione di povertà dalla quale è difficile riemergere» ha commentato Antonella Inverno.

Asili nido: la vera leva per cambiare tutto

Il Rapporto 2025 ospita un’analisi del think tank Tortuga: se si riducessero significativamente i costi dei servizi per l’infanzia, la child penalty potrebbe calare fino al 16,8%. Oggi, invece, la genitorialità è responsabile del 60% del divario occupazionale di genere. Investire in nidi non è solo giusto, è conveniente. Per tutti.

Dove le donne sono più soddisfatte

Circa la soddisfazione delle donne per il lavoro svolto e la soddisfazione per il tempo libero, il primato spetta alla Provincia Autonoma di Bolzano, mentre la Puglia si posiziona all’ultimo posto.

Le Regioni con più Centri antiviolenza

Alla voce violenza, si considerano i centri antiviolenza e le case rifugio: Il Friuli Venezia Giulia per la terza volta è in cima alla graduatoria, seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano, Emilia Romagna, Lombardia e Valle d’Aosta.