Con buona pace di chi sperava che la moda fosse sempre meno influente nelle nostre vite e nella società, devo dire che non è così. Sebbene i suoi ritmi sempre più frenetici, nonostante il susseguirsi di trend dalla durata sempre più breve, sta bene. Certo, il sistema è in continuo mutamento ed è difficile prevedere la piega che prenderà, ma quel che è sicuro è che la moda non ha nessuna intenzione di smettere di essere uno dei principali mezzi, se non il più importante, con cui proviamo a portare al mondo la nostra identità, neanche per la Gen Z e i Millennial.
Comunicare chi siamo o chi vorremmo essere. Gli abiti assolvono ancora questo compito, anche per Gen Z (18-29 anni) e Millennial (30-44 anni). A rivelarlo è l’Osservatorio Moda e Generazioni “Fashion and Identity – Vestirsi senza infrastrutture” realizzato da McArthurGlen – leader europeo nella proprietà, nello sviluppo e nella gestione di Designer Outlet – in collaborazione con BVA Doxa. La ricerca è stata svolta attraverso oltre 500 interviste, su un campione rappresentativo della popolazione di età compresa tra i 18 e i 44 anni. E ciò che emerge è che Gen Z e Millennial lungi dall’essere un target passivo, si approcciano alla moda come protagonisti. Si lasciano ispirare, ma sempre più spesso si fanno trend setter, diffusori di tendenze.
Il ruolo dei social media nella diffusione di mode per Gen Z e Millennial
«Nessuno è fuori dalla moda e questa non è effimera se per tale intendiamo superflua». A dirlo è Mauro Ferraresi, sociologo, studioso di consumi e comunicazione e docente. Insieme a Cristina Liverani, Unit Manager BVA Doxa, ha discusso i risultati dell’Osservatorio Moda e Generazioni, lo scorso 14 novembre, a Milano. Si tratta di una premessa necessaria e affatto scontata. Anche il soggetto più disinteressato alla messa in scena di sé, infatti, attraverso i suoi abiti comunica qualcosa, creando un codice: così, sebbene inconsapevolmente, si trova a tutti gli effetti all’interno del meccanismo della moda.
Già il sociologo Georg Simmel nella Filosofia della moda spiegava come quest’ultima rispondesse alla nostra esigenza di differenziarci e al contempo sentirci parte integrante di un gruppo sociale. In particolare, scriveva che «l’imitazione guarisce l’individuo dall’imbarazzo della scelta, facendolo apparire senza mezzi termini come una creatura del gruppo, come un ricettacolo di contenuti sociali». Valeva alla fine dell’800 come vale oggi. A cambiare sono i modelli di riferimento. Senza dubbio i social media giocano un ruolo cruciale nella diffusione di mode e stili tra Gen Z (35%) e Millennial (30%). Secondo i dati dell’Osservatorio Moda e Generazioni “Fashion and Identity – Vestirsi senza infrastrutture”, Instagram è l’app di riferimento della prima, mentre per gli altri è Facebook.
La moda secondo la Gen Z e i Millennial: due approcci differenti
«I Millennial tendono ad avere una certa autonomia nell’espressione del proprio stile e mostrano maggiore distacco dalle influenze del mondo digitale, mentre la GenZ sembra essere più influenzata dai social media e dalle tendenze globali. Tuttavia, questi ultimi non si limitano a seguire passivamente i modelli esterni, come gli influencer, ma diventano a loro volta soggetti attivi, influenzando gli altri, oltre che se stessi».
Spiega Mauro Ferraresi, a conferma del fatto che Gen Z e Millennial hanno un approccio differente alla moda. Infatti, anche se famiglia (26%), amici (24%) e mode del momento (24%) giocano un ruolo importante nella costruzione dell’immagine personale, quelli che più si lasciano influenzare sono i più giovani. Il 23% degli intervistati dichiara di essere condizionato dagli influencer, al contrario dei Millennials che invece si sentono più autonomi di fronte al loro guardaroba e se devono lasciarsi ispirare è al mondo di attori e cantanti che guardano.
Che ruolo hanno i negozi fisici?
Per chi temesse il declino definitivo dei negozi fisici ci sono buone notizie. Le vetrine dei negozi, infatti, sono ancora la principale fonte d’ispirazione per il 46% degli intervistati, a seguire social media (32%) e i siti dei marchi (29%). Anche pubblicità e riviste di moda offrono degli spunti stilistici a Gen Z e Millennials, ma il fatto che i negozi fisici siano per loro così rilevanti è un dato importante: dimostra che l’esperienza d’acquisto per i giovani fruitori della moda ha una sua centralità.
Se qualche anno fa, infatti, la tendenza più diffusa era recarsi in negozio per vedere i prodotti di una collezioni e magari fare una prova per poi acquistare online, oggi accade il contrario. È il web roaming il modus operandi che sta prendendo sempre più piede, soprattutto tra la Gen Z: la navigazione online permette di individuare il capo o l’accessorio preferito, ma è negli store che i ragazzi se lo accaparrano. Ciò significa che i negozi fisici hanno assolutamente chance di sopravvivenza, purché attivi anche nel mondo digitale. Perché se qui Gen Z e Millennial iniziano idealmente a costruire la loro identità attraverso la moda, è nel mondo reale che amano ancora concretizzarla. Forse complice anche l’interesse per una moda più sostenibile, cresce la voglia di toccare con mano ciò che poi indosseranno.